Alda Merini: Folle d’Amore | Intervista all’attrice Sofia D’Elia: “Una donna libera e diversa”

Sofia D'Elia, Ph. Paolo Stucchi. Stylist Allegra Palloni
Sofia D’Elia, Ph. Paolo Stucchi, Stylist Allegra Palloni (Foto: Ufficio Stampa) – Newscinema.it

La nostra intervista a Sofia D’Elia, giovane attrice pugliese che interpreta Alda Merini durante i delicati anni dell’adolescenza. Il biopic diretto da Roberto Faenza andrà in onda il 14 marzo in prima serata su Rai Uno

Alla giovane attrice pugliese Sofia D’Elia, classe 2006, spetta il compito e l’onore di portare sul piccolo schermo la versione adolescenziale di Alda Merini, scomparsa nel 2009. Ad assumere le parti della grande poetessa, in altre fasi della vita, troviamo anche la vincitrice di un David di Donatello Laura Morante e Rosa Diletta Rossi.

Alda Merini: Folle D’amore, una coproduzione Rai Fiction – Jean Vigo Italia con anche Federico Cesari, Giorgio Marchesi e Mariano Rigillo, andrà in onda il 14 marzo in prima serata su Rai Uno.

Sofia D’Elia, 17 anni, divisa tra la Puglia e Roma, ci ha raccontato qualcosa sul senso di responsabilità intrinsecamente legato al ruolo da lei interpretato. Le sue parole sono caratterizzate da una consapevolezza sensibile ed una maturità attenta: “Chi pensa che avere un disagio possa significare solo buio sbaglia“, ci dice ad esempio dell’immagine inedita che il biopic promette di restituire sulla poetessa dei Navigli.

D’altro canto, il regista Roberto Faenza, con cui è tornata a collaborare dopo Hill of Vision (2022), dice di lei: “A mio avviso è straordinaria, per la sua sensibilità e l’attenzione che ha quando entra in scena. È un volto interessante, fragile e sapiente. Ideale per il cinema”.

Com’è stato dare vita alla fase adolescenziale della grande Alda Merini?

Interpretare il ruolo di Alda Merini è stato immenso, per me. La sua voglia di essere una donna libera e diversa ne ha fatto un emblema della figura femminile. Tutto questo mi ha sempre affascinato e incuriosito. Essere donna oggi, purtroppo, non è sempre così facile. Spesso si è attaccate in diversi ambienti e non si è sempre tutelate.

È stato affascinante rileggere le poesie dopo aver interpretato un personaggio così importante e averne scoperto la vita da ogni angolatura. Per me, in particolar modo, è stato meraviglioso studiare l’adolescenza di Alda Merini, per capire come darle vita.

Com’è stato collaborare con gli altri “volti” di Alda Merini, nonché Rosa Diletta Rossi e Laura Morante?

Per me è stato un onore condividere il set con attrici come loro. E dato che interpretavamo lo stesso personaggio, abbiamo dovuto trovare un punto di accordo nell’interpretazione. Sin dalla prima lettura del copione, ho ammirato il modo in cui tecnicamente sapevano già dare voce a una figura di fronte a cui ogni attore avvertirebbe un senso di responsabilità.

Si parla di una donna che tutti conoscono e c’era molta paura e timore, almeno da parte mia. Di loro ho ammirato la scioltezza e la liberà con cui hanno affrontato il ruolo. Ho da imparare molto da attrici così. Ma anche dagli altri attori come Alessandro Fella che interpreta Giorgio Manganelli, con cui ho avuto un bel confronto sul set.

Sofia D'Elia nei panni di Alda Merini da giovane in Folle d’amore, Ph. Maria Vernetti
Sofia D’Elia nei panni di Alda Merini da giovane in Folle d’amore, Ph. Maria Vernetti (Foto: Ufficio Stampa) – Newscinema.it

Alcune nozioni biografiche tradizionali dipingono Alda Merini come una persona non pienamente consapevole di sé. Questo film ne restituirà un’immagine inedita?

Certo. Per quanto riguarda la mia parte, Alda è una ragazzina malinconica e sensibile, è vero, ma è piena di vita. È una sognatrice in un contesto storico difficile.

Era controcorrente, fin da ragazzina. Era affascinata dalla poesia e dalla musica. Sapeva trasformare ogni emozione in un’armonia con il pianoforte. Al posto di raccontare agli altri una cosa che le era successa, si affidava alla carta o alla musica. E questa è una cosa bellissima.

Alda Merini soffriva di bipolarismo, considerato erroneamente come uno stigma sociale. È stato anche questo, invece, a definire la grandezza delle sue opere. Cosa ne pensi?

È vero. Ed è proprio durante l’età adolescenziale che Alda Merini ha incontrato le prime ombre della sua mente. E fin dall’adolescenza si è nutrita di poesia per evadere dal disagio, che in realtà è diventata la sua fonte di ispirazione. Questa è una cosa magnifica. La luce nasce dall’ombra, come diceva Caravaggio. Chi pensa che avere un disagio possa significare solo buio sbaglia.

Cos’è che ti porti nel cuore da questa esperienza?

Interpretare il ruolo di Alda Merini mi ha fatto riflettere. Mi ha fatto anche apprezzare la maggiore libertà che abbiamo oggi, grazie proprio a figure come lei. Aver interpretato questo personaggio mi ha fatto pensare a quante volte l’arte abbia fatto da cura.

Vedi anche Van Gogh o Beethoven. L’arte è un rifugio. È una casa. Mi porterò nel cuore che, per l’arte, qualsiasi cosa tu faccia è sempre giusta. E Alda voleva questo.

C’è un’altra donna a cui ti piacerebbe dare vita sul grande o piccolo schermo?

Ce ne sono tantissime. Mi piacerebbe interpretare la figura di Giovanna d’Arco. Mi piace pensare che la donna, anche in contesti difficili, si è sempre battuta. O Marie Curie, insomma, tutti ruoli femminili abbastanza potenti.

Alda Merini ci ha insegnato che anche il dolore può fare grandi cose. Sei d’accordo?

Noi al dolore diamo sempre un’accezione negativa. Però a volte è proprio il dolore il nostro punto di partenza. È quella condizione che ci consente di tirare fuori tutto quello che abbiamo nella mente.

Il dolore ci consente di esternalizzare: c’è chi l’ha fatto con la poesia, chi con i quadri. Quante Alda Merini esistono oggi e noi non lo sappiamo? La debolezza diventa forza. Per me sarà sempre così.

Sofia Delia, ph Paolo Stucchi, Styling Allegra Palloni
Sofia Delia, Ph. Paolo Stucchi, Stylist Allegra Palloni (Foto: Ufficio stampa) – Newscinema.it

Per conoscerti meglio: quali sono i tuoi film e serie TV preferiti?

Devo fare il nome di Tim Burton, sono la sua fan numero uno. Mi piace come parta dalla diversità per renderci tutti uguali. I suoi film, come ‘La sposa cadavere‘, sono ricchi di messaggi morali, che ci fanno riflettere.

Poi amo sicuramente i film drammatici, come ‘Shutter Island’ di Martin Scorsese. Come attrici, mi rifaccio tantissimo a Natalie Portman e Keira Knightley. Per le serie TV, invece, mi piace come ‘Peaky Blinders’ descrive la situazione sociale. Ma adoro anche com’è stata costruita la storia di ‘Downtown Abbey’.

Che cosa puoi anticiparmi sui tuoi progetti futuri?

Ci sono diversi progetti molto belli, ma non posso dire troppo. Prenderò parte a un film fantasy, un genere che mi sta molto a cuore, perché è capace di trasportare il pubblico in un iperuranio tutto suo. Anche se non posso rivelare molto, posso dire che mi piace sempre mettermi alla prova. La recitazione, per me, è proprio tirare fuori dei lati che non pensavo di conoscere.