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Questa sera alle 21.25 su NOVE andrà in onda il film fantasy, drammatico e thriller Dragonfly – Il segno della libellula diretto da Tom Shadyac con Kevin Costner, Joe Morton, Susanna Thompson, Ron Rifkin, Kathy Bates, Linda Hunt, Matt Craven, Jacob Smith, Jay Thomas, Lisa Banes, Casey Biggs, Robert Bailey Jr., Leslie Hope, Peter Hansen, Chea Courtney e Dylan Johnson.

La sinossi di Dragonfly – Il segno della libellula

Joe ed Emily Darrow sono felicemente sposati da tempo, entrambi medici e impegnati in ambito umanitario, dopo tempo sono riusciti a realizzare il loro sogno di una vita: un figlio. Sfortunatamente, Emily muore durante uno dei suoi salvataggi in Amazzonia, finendo in un fiume con il pullman, a causa di una frana. Joe non riesce ad accettare l’idea di aver perso le sue uniche ragioni di vita soprattutto perché il corpo della donna non è stato ritrovato.

A compromettere la sua lucidità, fondamentale per il lavoro che svolge con passione da tempo, ci sono alcuni oggetti che iniziano a muoversi da soli e delle libellule che iniziano a schiantarsi contro i vetri. In una situazione molto labile da un punto di vista mentale, i pazienti del reparto oncologico nel quale lavorava Emily comunicano al medico di averla vista in una sorta di limbo. Queste parole vengono accompagnate anche da elementi come un croce con le braccia ondulate disegnate in maniera ossessiva.

La sua vicina Miriam insieme ai suoi amici e colleghi cercano di tirarlo su di morale e di non farlo cadere in depressione, anche se è a un passo dal baratro. L’unico pensiero che lo tiene in vita psicologicamente è la speranza. Per distaccarsi dal suo lavoro, decide di prendersi un anno sabbatico andando in Venezuela. Grazie alla conoscenza di un uomo, si troverà di fronte a una consapevolezza che potrebbe aiutarlo ad andare avanti: dopo la morte c’è vita e sua moglie sta cercando di mettersi in contatto. Questo gli permette di tornare a combattere per lei e di farlo grazie all’aiuto di suor Madeline, che lo istruirà sulla vita ultraterrena.

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La recensione di Dragonfly – Il segno della libellula

Per quanto possa essere considerato un argomento trito e ritrito, bisogna mantenere un po’ di umanità quando si vedono storie dolorose come quella raccontata in questo film. Leggendo la trama viene spontaneo pensare subito all’esperienza post-mortem e a quegli elementi tipici della morte, come il tunnel, il buio eccetera. In realtà, come prima analisi andrebbe presa in esame la sofferenza di un uomo abituato ad aiutare il prossimo, perdere tutto in pochi minuti. La donna della sua vita, colei che lavora come medico umanitario in zone difficili in Amazzonia, riesce a rimanere incinta nonostante tutti i problemi presenti in quei territori. La morte del coniuge e l’annessa perdita di un figlio tanto desiderato è un dolore troppo forte da reggere per chiunque. Kevin Costner riesce brillantemente a portare sullo schermo tutto il male di vivere di chi è consapevole di essere rimasto da solo in questo modo.

Chiusa questa parentesi, ci si può focalizzare sul pensiero originario del regista Tom Shadyac, il quale ha posto sulla bilancia la vita contro la morte, miscelando in tutto con elementi terreni contro elementi fantastici. La trama è molto interessante soprattutto, per il modo con il quale è stata affrontata la fase successiva all’incidente della moglie di Joe. Dragonfly – Il segno della libellula non è di certo un capolavoro ma è un film che riesce a far venire quel brivido tra la paura e l’emozione. Il merito di tale successo è anche un cast ben amalgamato e credibilissimo.

Il mio amore più grande?! Il cinema. Passione che ho voluto approfondire all’università, conseguendo la laurea magistrale in Scienze dello spettacolo e della produzione multimediale a Salerno. I miei registi preferiti: Stanley Kubrick, Quentin Tarantino e Mario Monicelli. I film di Ferzan Ozpetek e le serie tv turche sono il mio punto debole.

Recensioni

Dungeons & Dragons: L’Onore dei Ladri | una action comedy divertente come una serata tra amici

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Dungeons & Dragons: L’Onore dei Ladri | una action comedy divertente come una serata tra amici


3.6
Punteggio

Regia

Sceneggiatura

Cast

Colonna Sonora

Dungeons & Dragons: Honor Among Thieves

Dungeons & Dragons: Honor Among Thieves

Il nuovo film dedicato al gioco da tavolo Dungeons & Dragons torna alla vera essenza di quel fenomeno, ovvero la dimensione goliardica e festosa di una serata tra amici, e allo stesso tempo riesce a dire qualcosa di molto serio sul tentativo del cinema americano di creare universi paralleli in cui rifugiarsi per evadere da quello reale.

Dungeons & Dragons: L’Onore dei Ladri è uno di quei film anni ’80 in cui l’umorismo conta più dell’azione. Uno di quelli in cui i personaggi principali sembrano uscire da situazioni difficili e rischiose sempre attraverso la soluzione più ridicola e non quella più coraggiosa o eccitante.

Una scena di Dungeons & Dragons: Honor Among Thieves (fonte: IMDB)

Una scena di Dungeons & Dragons: Honor Among Thieves (fonte: IMDB)

Non deve sorprendere, considerando i precedenti lavori di Jonathan Goldstein e John Francis Daley, già registi di Game Night e sceneggiatori di Spider-man: Homecoming e Piovono Polpette 2: autori dalla scrittura ironica e precisa, specializzati in action comedy che qui, al primo film con un budget davvero sostanzioso, non tradiscono le aspettative e consegnano un film che torna alla vera essenza del gioco da cui trae ispirazione.

La chiave di tutto è comprendere che il mondo di Dungeons & Dragons è decisamente più rilevante della storia che si svolge al suo interno. D&D ha avuto successo perché i suoi giocatori erano interessati al viaggio e non tanto al risultato finale delle loro peripezie. È un sistema di gioco che le persone hanno amato per decenni, anche senza il bisogno di una tavola o del monitor di un computer davanti: è innanzitutto un passatempo tra amici, un pretesto per condividere qualche ora di scemenze gloriose ed esilaranti. Ed è esattamente quello che fa L’Onore dei Ladri.

Chris Pine è in forma smagliante nei panni del bardo-avventuriero Edgin Darvis, leader di un clan di irresistibili ladri. Al suo fianco c’è Holga (Michelle Rodriguez), una barbara dalla grande tenacia e determinazione. Li incontriamo già imprigionati dopo un fallito tentativo di rapina. Non sono cattivi, di per sé, comunque il viaggio che li attende li condurrà a mettere in discussione la propria etica.

Dungeons & Dragons | tra avventura e commedia

Lungo la strada, si alleano con uno stregone (Justice Smith) e un druido (Sophia Lillis, che ruberà probabilmente il cuore di ogni appassionato giocatore), e sul loro percorso incontreranno vari nemici, maghi, paladini, guerrieri non morti, draghi obesi, bestie improbabili, illithid, impostori e lurker.

Una scena di Dungeons & Dragons: Honor Among Thieves (fonte: IMDB)

Una scena di Dungeons & Dragons: Honor Among Thieves (fonte: IMDB)

Uno dei tocchi brillanti in sceneggiatura è quello che costringe questa variamente assortita combriccola a divagare dall’obiettivo principale per impelagarsi in tantissime missioni secondarie sempre più bizzarre. L’obiettivo principale è quello di salvare la figlia di Edgin, Kira (Chloe Coleman), imprigionata nella torre del castello.

Ma, per farlo, avranno bisogno di un oggetto magico, che è nascosto in un caveau, ma per entrare nel caveau avranno bisogno di un elmo incantato, ma per ottenere l’elmo dovranno ingegnarsi con un po’ di negromanzia, ma per farlo… e così all’infinito.

In questo modo, Dungeons & Dragons: L’Onore dei Ladri trova la sua dimensione ideale: quella di un enorme gioco cinematografico che invita il pubblico a passare due ore di spensieratezza con lui, accettando, proprio come avviene in una sessione del gioco di ruolo, le imprecisioni, le ingenuità, le soluzioni grossolane, le scelte non propriamente razionali che si prendono solo per provare ad alzare ancora di più l’asticella del divertimento.

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Louis Tomlinson. All of Those Voice: dagli 1D alla carriera solita | La recensione

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louis tomlinson

La locandina di Louis Tomlinson. All of Those Voices

Louis Tomlinson. All of Those Voices | Dagli 1D alla carriera solita: recensione in anteprima del film evento


3.5
Punteggio

Regia

Sceneggiatura

Cast

Colonna Sonora

In anteprima al cinema, in contemporanea all’evento mondiale, mercoledì 22 marzo 2023, Louis Tomlinson. All of Those Voices è l’atteso film-documentario incentrato sulla storia e sulle vicende di uno dei membri degli amatissimi One Direction. Distribuito da Nexo Digital, il film torna in sala il 25 e il 26 marzo.

Ripercorrendo le tappe che lo hanno condotto dalla giuria di X-Factor ai palcoscenici di tutto il mondo, Louis Tomlinson si racconta e si svela davanti alla macchina da presa. Ne risulta un viaggio emozionante, pieno di sorprese e di messaggi positivi.

louis tomlinson

Louis Tomlinson – Fonte Foto: Ansa

Diretto da Charlie Lightening, già regista di As It WasLouis Tomlinson. All of Those Voices porta i fan a distanza ravvicinata dalla figura dell’artista. Originario di Doncaster, classe 1991, Louis ha fatto parte, per cinque anni, di una delle boyband più fenomenali di sempre.

Era il 2010, quando i giudici di X-Factor decisero di unirlo a un gruppo di altri ragazzi – Niall Horan, Zayn Malik, Liam PayneHarry Styles – donandogli una nuova, irripetibile e imperdibile, occasione.

Da quel momento, il nome One Direction è entrato nelle case di milioni di persone, creando un vero e proprio fenomeno mondiale. Album venduti, classifiche scalate, concerti sold out. La realtà dell’allora diciannovenne Louis è cambiata per sempre.

Louis Tomlinson. All of Those Voices | Il racconto post One Direction

Nonostante il successo, la fama e le soddisfazioni, il percorso della boyband si è concluso sin troppo presto, lasciando in Louis sentimenti complessi e contraddittori. Il documentario mostra bene quanto il ragazzo abbia sofferto in seguito alla decisione di sciogliere il gruppo.

Dopo la fatica nel tentativo di trovare un suo posto all’interno della band, veder cancellato tutto il lavoro e le possibilità lascia una sensazione di amarezza, delusione, smarrimento. Circondato da amici sinceri e da una famiglia numerosa e molto unita, Louis ritrova la sua strada.

Ma non mancano le difficoltà, lungo il percorso, attraverso le quali è facile comprendere la grande umanità che lo caratterizza. Louis Tomlinson appare un giovane come tanti, con un sogno e con un dono, ma anche con delle qualità da non dare per scontate.

Un omaggio che è anche un regalo

Umile, sensibile, riconoscente e generoso, l’artista sa bene quali sono i valori da onorare e tramandare. Il progetto diviene così, al tempo stesso, un omaggio alla figura di un giovane cantautore e un regalo fatto ai fan, che hanno la possibiltà di conoscerlo più a fondo, di scoprirne il lato più intimo, e di entrarvi, se possibile, ancora più in sintonia.

Le vicende di Louis Tomlinson fanno riflettere su quanto sia importante creare legami veri, basati sulla condivisione e sulla fiducia, su come il successo non sia esattamente alla portata di tutti, ma bisogna guadagnarselo, senza mai dimenticare le responsabilità e la gratitudine nei confronti di chi lo sostiene. Godiamocela finché dura.

Usando filmati casalinghi, interviste e backstageLouis Tomlinson. All of Those Voices racconta una storia emblematica ed emozionante, dai quali i fan rimarranno estasiati. Ma attenzione, anche chi ha poca dimestichezza con gli One Direction e con una simile realtà, potrà trovare spunti non indifferenti.

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Recensioni

Un fantasma in casa: la recensione del nuovo film con David Harbour

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un fantasma in casa

David Harbour e Anthony Mackie in Un fantasma in casa

Un fantasma in casa: la recensione del nuovo film con David Harbour


3.3
Punteggio

Regia

Sceneggiatura

Cast

Colonna Sonora

Disponibile su Netflix e diretto da Christopher Landon, Un fantasma in casa è una divertente commedia, a metà tra l’horror e il sovrannaturale, con David Harbour protagonista. La pellicola si basa sul racconto breve di Geoff Manaugh, intitolato Ernest.

Sulla falsariga di film come Sospesi nel tempo e S.O.S. fantasmiUn fantasma in casa riprende le suggestioni del passato e le adatta ai tempi moderni. Gli elementi classici, alla base di progetti come questo, ci sono tutti.

un fantasma in casa

Erica Ash e David Harbour in una scena di Un fantasma in casa

A partire da una casa infestata, un evento tragico che ha scatenato l’apparizione del fantasma, una famiglia ignara che si ritrova, suo malgrado, a fare i conti con la presenza sovrannaturale, una risoluzione dal quale trarre conclusioni non scontate.

Come appare chiaro, la nuova proposta di Netflix sfrutta la popolarità dei nomi del cast: in primis quello di David Harbour, amatissimo protagonista di Stranger Things, a cui si affiancano il supereroe Marvel, Anthony Mackie, e la star di The White Lotus, Jennifer Coolidge.

Una piccola curiosità riguarda la scelta di Harbour per la parte del fantasma. Pare, infatti, che l’attore abbia accettato di buon grado, ma non senza timori, la sfida di interpretare un ruolo che non prevedeva l’uso della parola.

Un fantasma in casa | La trama del film su Netflix

Un anno dopo la fuga dei precedenti proprietari, la famiglia Presley finisce per trasferirsi in una casa molto accogliente, luminosa, ampia, ma popolata da un fantasma di nome Ernest (Harbour). Se il figlio maggiore, Fulton (Niles Mitch), sembra adattarsi molto facilmente, anche grazie al suo inseparabile smartphone, per il minore, Kevin (Jahi Winston) le cose non vanno così lisce.

un fantasma in casa

Jahi Winston, Isabella Russo e David Harbour in Un fantasma in casa

In seguito all’ennesima discussione con il padre (Mackie), il ragazzo sale in soffitta, deciso a esplorare la sua nuova abitazione e, probabilmente, a trovare uno spazio che sia solo suo. Qui fa il suo primo incontro con Ernest. Ma, piuttosto che esserne spaventato, l’apparizione lo diverte molto e gli fa perdere di vista la rabbia nei confronti del genitore.

È così che si instaura tra i due un rapporto di amicizia e confidenza, che spingerà poi Kevin a scoprire la storia di Ernest, di modo da potergli dare finalmente un po’ di pace e liberarlo dalla sua prigionia.

Dalla commedia ai temi importanti

Un fantasma in casa parte dall’essere una semplice commedia, per arrivare a parlare di tematiche più importanti. Un esempio su tutti è, senza dubbio, il discorso della famiglia, della genitorialità e del rapporto tra padre e figli. Non a caso, lo stesso Ernest si rivelerà, nel corso della narrazione, un padre a sua volta.

Quando nasce un figlio, cambia completamente la percezione di colui o colei che diventa genitore, Da quel momento, ogni gesto, pensiero e decisione verrà guidato dal desiderio di proteggere e rendere felice. Ma non è sempre tutto così immediato e naturale.

L’amicizia tra Ernest e Kevin non fa che mettere in luce alcune delle difficoltà affrontate sia dall’adulto che dal teenager. Il punto di incontro esiste, ma servono tanto impegno, pazienza e volontà, per raggiungerlo e renderlo stabile.

L’horror che diverte

Mentre si parla di famiglia e si mostrano le dinamiche all’interno di una casa all’apparenza serena, la storia va avanti anche seguendo la linea thriller. Ed è, forse, questa commistione a rendere il progetto godibile e accattivante da diversi punti di vista.

Da non sottovalutare, inoltre, l’utilizzo degli effetti speciali, che permette di giocare con i generi cinematografici in maniera piuttosto intelligente. Punte di horror vengono toccate in alcuni (pochi) momenti, e ricordano cult come La morte ti fa bella. Ovviamente, a farla da padrona è la chiave comica, sebbene si apprezzino simili inserti.

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