Top 5 This Week

Related Posts

Cannes 78, Richard Linklater omaggia la Nouvelle Vague con un film brioso e di infantile vitalità

Il nuovo lavoro di Richard Linklater, dal programmatico titolo di Nouvelle Vague, ricostruisce giorno per giorno le riprese, dall’agosto al settembre 1959, di un film destinato a entrare nella leggenda del cinema: À bout de souffle di Jean-Luc Godard. Un sentito omaggio a un’epoca fondamentale per il cinema mondiale e per lo stesso Linklater.

Cannes 78, Richard Linklater omaggia la Nouvelle Vague con un film brioso e di infantile vitalità
3.5 Punteggio
Regia
Sceneggiatura
Cast
Colonna Sonora

Richard Linklater con Nouvelle Vague traccia un inventario poetico di ciò che è stato, culturalmente (soprattutto), ma anche politicamente e socialmente, un movimento spiccatamente giovanile, che si sapeva rivoluzionario, animato alla fine degli anni Cinquanta dagli intellettuali – poi divenuti registi – dei Cahiers du cinéma e da alcuni loro sodali: da Rossellini a Bresson, da Melville a Jean Rouch.

Lo fa attraverso il making of, settantacinque anni dopo, di uno dei film simbolo di quella ondata, ovvero À bout de souffle, raccontato nella contraffazione visiva di un film che vuole apparire come un documentario in presa diretta, realizzato effettivamente in quegli anni, accuratamente ricreato nelle scelte visive, sonore, e con attori scelti principalmente per le loro somiglianze con gli originali.

Linklater omaggia la Nouvelle Vague

Come nelle sue opere migliori, però, tutto questo raccontare un pezzo della storia del cinema in maniera filologicamente accurata non risulta mai pedante, perché il regista americano utilizza nella messa in scena lo stesso infantile entusiasmo che animava i giovanissimi cineasti di cui si interessa. È il lavoro che spiega tutto, il processo quotidiano e materiale che conduce alla realizzazione di un film.

Se Godard appare qui come un uomo di ingegno, decisamente più che nella iconoclastica rappresentazione fatta da Hazanavicius anni fa, è per la sua capacità di trovare soluzioni, con rapidità e piglio decisionista, a tutti i problemi (concreti e astratti) che gli compaiono davanti sulla strada verso il suo obiettivo: fare cinema. Nouvelle Vague vince quindi le sue aspirazioni più pedagogiche attraverso una gioia di raccontare e un commovente coinvolgimento nei sogni di questi ragazzi con cui – è evidente – Linklater si riconosce.

C’è infatti un filo diretto che congiunge la Nouvelle Vague francese a quel movimento del cinema indipendente americano esploso a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta di cui Linklater è indubbiamente uno degli esponenti più rappresentativi.

E non è un caso che il film funzioni maggiormente proprio quando si emancipa dalla necessità di documentare, di informare lo spettatore, “limitandosi” ad origliare le chiacchierate tra amici, i confronti in redazione, concedendosi quelle digressioni che da sempre costituiscono le nervature del cinema linklateriano, fatto non tanto di avvenimenti, quanto di discussioni.

Tra documentazione e finzione

Non è sua la sceneggiatura (e si vede) ma Linklater tenta comunque in ogni modo di far proprio questo film, tracciando similitudini e differenze con quella che è stata la sua esperienza da regista, mettendo costantemente in bocca ai suoi protagonisti consigli e suggerimenti che probabilmente lui stesso ha seguito da giovane aspirante cineasta.

Questa comunità di cinefili, spesso stigmatizzata come escludente – per lo più maschile – viene rappresentata come una comunità di pari, tenuta insieme da un genuino sentimento di amicizia, stima ed emulazione.

Qualcosa che è invece evidentemente distante da quella frastagliata scena americana che lo ha visto emergere, in cui tutti i suoi colleghi, ai loro esordi, da Jim Jarmusch ad Hal Hartley, si dipingevano principalmente come artisti solitari e autosufficienti (lo stesso Linklater nel suo primo film autoprodotto, realizzato totalmente da solo: It’s Impossible to Learn to Plow by Reading Books).

Eppure in questa rappresentazione giovanile di Godard fatta da Linklater viene somatizzata tutta la sua poetica, la sua speciale capacità di perdersi, vagabondare, ma allo stesso tempo arrivare al punto con invidiabile disinvoltura.

La sua stessa voglia di fare molto con poco, di camminare lungo il crinale tra ingenuità e pretenziosità, di interrogarsi su quando si debba lasciar scorrere il tempo e quando invece è utile cogliere l’attimo esatto. Nouvelle Vague è un film, in fin dei conti veramente godardiano, nella sua oscillazione tra fedeltà e e tradimento, originalità e copia, autenticità e impostura.

Davide Sette
Davide Sette
Giornalista cinematografico. Fondatore del blog Stranger Than Cinema e conduttore di “HOBO - A wandering podcast about cinema”.

Popular Articles