Presentato a Roma Gli Ultimi saranno Ultimi: “L’importanza di dire no”

Il 12 Novembre arriva nelle sale italiane in 300 copie Gli Ultimi saranno Ultimi, il nuovo film di Massimiliano Bruno che vira bruscamente verso il dramma dopo una serie di commedie di successo come Nessuno mi può Giudicare, Viva l’Italia e il recente Confusi e Felici. Scritto dallo stesso Bruno insieme a Furio Andreotti e Paola Cortellesi, protagonista insieme ad Alessandro Gassman e Fabrizio Bentivoglio, il film racconta la storia di Luciana, una donna semplice che vive nella modesta Anguillara con il marito Stefano. E’ contenta della sua vita senza troppe pretese e del suo lavoro in fabbrica che, anche se non offre molto, le permette di andare avanti e pianificare un futuro. Quando dopo alcuni tentativi falliti, Luciana rimane incinta, il suo equilibrio viene sconvolto da una catena di eventi che inizia con il suo licenziamento improvviso ed inaspettato. Comincia così a sgretolarsi la sua vita, le sue certezze e le relazioni, inghiottendo la donna nell’oscurità dell’incertezza per il futuro della sua famiglia e del figlio in arrivo. Il regista e il cast hanno presentato a Roma il film, spiegando l’idea alla base della sceneggiatura e il lavoro per la realizzazione.

E’ un film personale perché racconta di una reazione, tratta un tema che ho dentro in questo momento della mia vita…e poi segna una nuova collaborazione tra me e la Cortellesi che lavoriamo insieme dal 1997. Inoltre rappresenta un cambio di rotta intelligente per la produzione Lucisano che ha deciso di investire in qualcosa di diverso rispetto ai film fatti prima. Io sono nato e cresciuto con loro e spero di continuare” ha dichiarato in apertura Massimiliano Bruno.

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Fino a che punto una persona si può spingere per riavere il proprio lavoro?

Paola Cortellesi: Ci siamo chiesti quale sia il limite per ognuno di noi se si trovasse nella situazione di Luciana. Abbiamo letto di gesti estremi nelle notizie di cronaca e spesso non si tratta di criminali ma di gente comune. In realtà non lo sappiamo, ma Luciana gradualmente perde la dignità in seguito alla perdita del lavoro, ma anche degli affetti e del sostegno emotivo in un momento molto difficile. Questo fa scattare il suo senso di rivalsa.

(Per Fulvio e Federica Lucisano) Con voi lavorano molte donne, come vi regolate con la maternità?

Fulvia Lucisano: Abbiamo molte collaboratrici tra i 35 e i 40 anni, ma mio padre mi ha insegnato a comportarmi in questo modo. Abbiamo avuto almeno una ventina di maternità nel corso dei vent’anni che lavoriamo insieme e molte di queste erano venute da me dicendomi ce avrebbero dovuto dirlo a mio padre. Quando questo accadeva lui le abbracciava felice. E siamo andati sempre avanti così.

Il film si ispira ad uno spettacolo teatrale. In Italia è sempre più diffuso il connubio teatro – cinema, che ne pensate? E il tema della crisi del lavoro è sempre molto attuale?

Massimiliano Bruno: Quando scrivo uno spettacolo teatrale non penso che poi diventerà un film. Credo che ci siano ottimi film italiani presi dal teatro come La Stazione di Sergio Rubini. Io ho scritto un paio di film come Tutti contro Tutti e Ti Ricordi di Me che venivano dal teatro. Se una storia funziona ben venga, ma occorre anche il coraggio di salvare poche cose o buttare tutto quello che hai fatto a teatro per realizzare poi il film. A teatro per questa storia per esempio il passato è solo evocato, mentre il film dura i nove mesi della gravidanza.

Alessandro Gassman: Il rapporto tra teatro e cinema deve continuare a resistere e in Italia è molto gettonato. Mentre però al teatro si usa soprattutto la parola e i dialoghi, al cinema c’è anche l’espressione e altri mezzi. La sceneggiatura qui è molto credibile e il film assomiglia alla vita di tutti i giorni. Mi ha colpito questo.

Fabrizio Bentivoglio: Per questo film il gruppo di lavoro sembrava un po’ una compagnia teatrale.

Paola Cortellesi: Nel teatro raccontavamo la nottataccia e i personaggi che la popolavano. Nel film abbiamo dovuto raccontare il prima delle vite di questi personaggi, ma è stato bello dedicarmi solo a Luciana perché in lei c’è molto della narrazione teatrale che era affidata invece alla donna delle pulizie, eliminata nel film. Nel 2005 il tema della crisi si cominciava a sentire, si parlava dei lavoratori precari e delle donne con contratto a termine…una realtà che si affacciava che ora è più che mai attuale. Per questo abbiamo deciso di fare un film per parlare di qualcosa che riguardasse il presente. E’ un fatto che le donne sono svantaggiate nel mondo del lavoro, più che mai se incinta…si sa ma non se ne parla abbastanza. 

Questo quindi è il racconto di una reazione che hanno tutti i personaggi? La vostra reazione qual è?

Massimiliano Bruno: Io ci sto molto dentro a questo film, racconta molto come mi sento io perché penso di stare reagendo ora a diverse cose, sia personale che professionale. I bambini attraversano il momento dei no e io li sto cominciando a dire da poco, non è un caso che abbia fatto ora questo film. E’ un pungo nello stomaco che vedo intorno a me da molti anni, tra amici precari, ricercatori all’università che hanno a malapena soldi per l’affitto e la cena etc…

Paola Cortellesi: In fase di scrittura ci siamo divertiti a seminare qua e là “gli avrei dovuto dire…”. Per parlare di quelli che ci ripensano, Luciana è una così., che trattiene, rimugina e poi esplode. Bisogna dosare queste reazioni e file uscire nel momento giusto, e questo ho provato a farlo anche lavorando sul mio personaggio.

Alessandro Gassman: Io soffro di eccesso di no invece. Non sopporto le imposizioni e le ingiustizie e cerco ogni giorno il confronto diretto. Penso che questo sia un film utile in questo paese che per troppo tempo ha finto di essere qualcos’ altro, senza rendersi conto che la situazione era cambiata.

Fabrizio Bentivoglio: Io ne ho detto tantissimi di no, ma sono contento di non aver detto no a questo film.

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Cosa pensi del ruolo della donna al cinema? Sei d’accordo con alcune star come Jennifer Lawrence che si lamentano di questo problema ad Hollywood?

Paola Cortellesi: Sì le donne sono in generale in svantaggio, ne parlano delle star di Hollywood con guadagni stratosferici sempre minori rispetto a quelli delle star maschili. Ringrazio la produzione ha avuto il coraggio di produrre una storia così. E’ vero che ci sono meno ruoli da protagonista per le donne ed è bene che ce ne siano di più.

Massimiliano Bruno: La commedia all’italiana ha un filo ben visibile che lega la commedia al dramma e io seguo da sempre questo filo. A volte puoi portare i personaggi più sopra le righe e spingere il pedale sulla drammaticità e diventa commedia italiana. Questa volta seguo la verità, ovvero che la qualità di ciò che proponi non dipende dal dramma o comicità ma dal messaggio che vuoi dare…una battaglia che si fa da anni e che ha radici profonde in un pensiero di fondo pessimista, freudiano e di una certa corrente che rende una cosa molto drammatica qualità e il contrario no. Ma io non ho mai pensato al giudizio degli altri, ma cerco di fare qualcosa che mi assomiglia come questo film.

A volte forgiati dalle fiamme dell’Inferno si può reagire in maniera positiva, come i personaggi del film” ha concluso Massimiliano Bruno, invitando al cinema il 12 Novembre.