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Robert Zemeckis, 5 motivi per amare il suo cinema tra realtà e fantasia

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Dai tempi di Ritorno al Futuro, Robert Zemeckis si è dimostrato uno dei registi più moderni del nostro cinema, in grado di raccontare le proprie storie in maniera sempre innovativa e sfruttando quelle che sono le tecnologie più audaci. Lo scorso 12 gennaio è arrivato nelle nostre sale il suo nuovo Allied, piccolo gioiello con Brad Pitt e Marion Cotillard a metà tra un sentito omaggio a Casablanca (il film comincia proprio nel ’42, anno di uscita della pellicola di Michael Curtizd) e una storia di azione ancora una volta in grado di stravolgere i canoni del genere.

Il nuovo lavoro di Zemeckis può essere inquadrato come una summa del suo cinema, dalla volontà di narrare la storia senza ancorarsi alla verosimiglianza alla natura così sfacciatamente popolare delle sue sequenze e delle sue inquadrature. Analizziamo quelle che sono alcune delle caratteristiche imprescindibili del suo percorso autoriale, che, nel corso degli anni, lo ha portato al successo del grande pubblico, con risultati spesso divisivi e contrastanti.

A cavallo tra blockbuster e sperimentazione

La bellezza del cinema di Zemeckis è quella di essere commerciale e sperimentale allo stesso tempo. Non c’è film che non venga progettato a tavolino con precisione millimetrica, affinché possa attirare il maggior numero di persone anche solo grazie al nome degli attori protagonisti o al tema trattato. Nonostante ciò, il regista americano non si adagia mai sugli allori ma spinge sempre in avanti la sua narrazione, affinando la sua tecnica e sfidando costantemente la tecnologia (è stato uno dei primi a cimentarsi con quella che è oggi la nuova grammatica cinematografica, fatta di set virtuali e computer grafica).

È per questo che solo in mano a lui pellicole apparentemente banali e già proposte in passato, sia la trama spionistica di Allied, il mitologico Beowulf o il Canto di Natale di Dickens, finiscono per rovesciare i canoni prestabiliti, rivelando una libertà e coscienza espressiva non sempre ravvisabili nel cinema contemporaneo.

La confusione fra realtà e fantasia

Quello che forse colpisce maggiormente nel nuovo lavoro di Zemeckis, Allied, è lo spregiudicato tentativo del regista di confondere ciò che è reale (la storia e gli avvenimenti di cronaca) con quello che è pura finzione cinematografica. Non è un caso che negli anni ’40 ritratti dal cineasta ci siano donne che apertamente si baciano in pubblico o momenti che sfidano il cattivo gusto per il loro essere oscenamente pop e inverosimili (dal sesso in una tempesta di sabbia al parto sotto le bombe della contraerea nemica). Zemeckis non cerca la fedeltà di un Salvate il soldato Ryan, ma si diverte a riscrivere le regole del cinema storico, rompendo tabù e modellando la storia (quella vera) in funzione del racconto (quello fittizio).

Zemeckis, demiurgo del proprio cinema

Il cinema di Zemeckis è un cinema di personaggi. È attorno a loro che si svolge la storia, è per loro che le ambientazioni cambiano e mutano, così come addirittura le condizioni atmosferiche. Tutto viene modellato e plasmato in funzione dei protagonisti: piove perché si devono bagnare, fa freddo perché si devono abbracciare, fa caldo perché si devono spogliare. Ponendosi come demiurgo del proprio cinema, il regista americano riduce il contesto a palcoscenico teatrale, necessario per fare andare in scena i suoi protagonisti. È per questo artificio che tutto sembra così meravigliosamente reale (grazie alla minuziosa cura al dettaglio) e allo stesso tempo fasullo e di plastica (perché tutto muta costantemente, non coerentemente alla narrazione bensì alle esigenze dei personaggi).

La sceneggiatura, sconvolgere le regole della narrazione

Nel bellissimo Flight, Zemeckis decide di imbarcarsi in una delle operazioni più rischiose che è possibile eseguire al cinema: rovesciare il ruolo del proprio protagonista in un percorso che da eroe senza macchia lo riduce in conclusione alla semplicità di un uomo qualunque, con i propri vizi e con la consapevolezza della propria fallibilità. Il regista di Ritorno al Futuro si diverte a sovvertire le regole della narrazione convenzionale, stravolgendo i ritmi e capovolgendo gli stereotipi. Anche il suo recente Allied, infatti, ha la caratteristica atipica di poter essere suddiviso in due pellicole distinte: la prima metà, quella di azione, in cui prevalgono frenesia e sparatorie, e la seconda metà, quella melodrammatica, in cui la componente spionistica viene meno e la lente della macchina da presa si concentra su di un amore struggente che per sopravvivere deve costantemente nascondersi.

La necessità di sfidare la morte

Negli ultimi anni il cinema di Zemeckis ha indagato con costanza quasi maniacale sulla morte e sui metodi per poterla sfidare e, in alcuni casi, vincerla. È il caso di Allied, in cui il sentimento che unisce i due innamorati è oppresso dalla paura di una fine imminente, o quello di The Walk, in cui il coraggioso acrobata protagonista sfida il destino camminando su di un cavo sospeso fra le torri gemelle. E così come Cast Away racconta il tentativo di un naufrago di rimanere in vita in condizioni estreme, così il capitano Denzel Washington è un uomo che è sopravvissuto alla morte nonostante un incidente che poteva essere fatale.

Giornalista cinematografico. Fondatore del blog Stranger Than Cinema e conduttore di “HOBO - A wandering podcast about cinema”.

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Bruce Willis: i 10 migliori film dell’attore americano

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Bruce Willis in Motherless Brooklyn (fonte: IMDB)

Bruce Willis in Motherless Brooklyn (fonte: IMDB)

Bruce Willis, a cui è stata recentemente diagnosticata una demenza fronte temporale, ha festeggiato da poco i 68 anni circondato dall’affetto dei suoi cari. Per l’occasione, ricordiamo i suoi ruoli cinematografici più memorabili.

La folgorante carriera di Bruce Willis fu lanciata nel 1985 dalla romcom televisiva Moonlighting, prima che diventasse il re dei film d’azione grazie alla saga cinematografica di Die Hard.

Nel corso della sua filmografia, Willis ha dimostrato attraverso tantissimi ruoli diversi la sua versatilità nelle decine di film in cui ha recitato, prima di essere costretto a ritirarsi per motivi di salute. Ecco quali sono i suoi ruoli più memorabili.

John McClane in Die Hard

Considerato a ragion veduta uno dei ruoli più iconici dell’attore, Willis ha interpretato il detective della polizia di New York John McClane nella popolarissima serie di film Die Hard. La saga, che ha attraversato quasi due decenni, è basata sul romanzo di Roderick Thorp dal titolo Nothing Lasts Forever. Bruce Willis fu la sesta scelta considerata per il ruolo di protagonista. Prima di lui, infatti, erano stati candidati Arnold Schwarzenegger, Charles Bronson, Sylvester Stallone, Burt Reynolds e Richard Gere.

Una scena da Moonrise Kingdom (fonte: IMDB)

Una scena da Moonrise Kingdom (fonte: IMDB)

Malcolm Crowe ne Il Sesto Senso

Nel 1999, Willis ha conquistato il pubblico di tutto il mondo nel ruolo dello psicologo infantile Malcolm Crowe ne Il sesto senso. Il film, nominato per sei premi Oscar, fu prodotto con un budget di 40 milioni di dollari, ma subito si rivelò un successo enorme. Debuttò infatti al primo posto del botteghino nordamericano con un incasso di oltre 26 milioni nel suo primo weekend e divenne un vero e proprio caso di studio, incassando 293.506.292 nei soli Stati Uniti e 379.300.000 all’estero, per un totale di 672.806.292 in tutto il mondo. Fu il secondo più alto incasso di quell’anno dopo Star Wars: Episodio I – La minaccia fantasma.

Ernest Menville ne La morte ti fa bella

Nel 1992, Willis ha recitato al fianco di Goldie Hawn e Meryl Streep ne La morte ti fa bella di Robert Zemeckis: un film fantasy satirico che racconta la storia di due rivali in amore, interpretate da Streep e Hawn, che cercano di conquistare l’affetto del personaggio di Willis. Il film ha raggiunto il primo posto al box-office nel suo weekend di apertura ed è stato tra i primi film a utilizzare effetti avanzati generati al computer.

James Cole ne L’esercito delle dodici scimmie

Le scelte iniziali di Terry Gilliam per il suo cult fantascientifico erano Nick Nolte per il ruolo di James Cole e Jeff Bridges per quello Jeffrey Goines, ma la Universal obiettò. Il regista allora, che aveva incontrato Bruce Willis durante i casting del suo precedente film La leggenda del re pescatore (1991, il ruolo fu affidato in quel caso proprio a Jeff Bridges), lo richiamò per interpretare il personaggio principale di Cole, che, secondo la sua idea, doveva essere «forte e pericoloso, ma anche vulnerabile».

Bruce Willis ne L’esercito delle dodici scimmie (fonte: IMDB)

Bruce Willis ne L’esercito delle dodici scimmie (fonte: IMDB)

Capitano Sharp in Moonrise Kingdom

Uno dei ruoli più memorabili della carriera di Willis è sicuramente quello del capitano di polizia Sharp sull’isola immaginaria di New Penzance nel meraviglioso coming-of age diretto da Wes Anderson nel 2012. Willis riesce ad essere estremamente toccante nel suo malinconico ritratto di un “poliziotto triste e stupido”, come lo descrive brutalmente la piccola protagonista Suzy a sua madre. Moonrise Kingdom è il film che ha definitivamente dimostrato come Willis, così facilmente identificabile con i film d’azione, fosse capace di muoversi anche nell’ambito della commedia.

Frank Minna in Motherless Brooklyn

Motherless Brooklyn racconta la storia di Lionel Essrog, solitario detective privato afflitto dalla sindrome di Tourette, deciso a risolvere l’omicidio del suo mentore ed amico Frank Minna, interpretato proprio da Bruce Willis nella prima parte del film.

La scarsa autonomia sul set di Willis, già compromessa dai problemi di salute divenuti tragicamente ingestibili poco tempo dopo, non gli ha permesso di avere molte scene nel noir diretto da Norton, ma ugualmente la sua presenza, se pur fugace, comunica in pochi minuti allo spettatore tutte le ragioni per cui il personaggio di Lionel è così affezionato a lui.

Butch Coolidge in Pulp Fiction

L’incontro fatidico tra Quentin Tarantino e Bruce Willis avvenne a casa di Harvey Keitel, come rivelato dallo stesso regista: “Non lo avevo mai incontrato prima e quando scoprì che aveva amato il mio precedente film, Le Iene, rimasi davvero contento della cosa.

Dopo l’incontro, seppi che Bruce chiamò immediatamente il suo agente intimandolo di fargli leggere quel dannato copione di Pulp Fiction”. Oggi quello di Butch Coolidge, ex pugile nelle mani del boss Marsellus Wallace, è uno dei personaggi più iconici e amati del film.

John Hartigan in Sin City

Sin City è una città nera, dove la notte non tramonta mai, abitata da una schiera di personaggi più cupi della notte stessa. Tutti cattivi, ognuno a modo suo. Ispirato al Batman de Il ritorno del cavaliere oscuro, sempre scritto da Frank Miller, il detective di John Hartigan è un personaggio integerrimo e ligio al dovere, esempio di inflessibilità in un mondo di corruzione e criminalità dilagante. Anche in questo caso, però, quella di Willis non fu la prima scelta. Il ruolo di Hartigan, infatti, venne inizialmente proposto a Michael Douglas, che però rifiutò.

John Smith in Last Man Standing

Scritto e diretto da Walter Hill, Last Man Standing è il remake autorizzato di La sfida del samurai (1961) di Akira Kurosawa, di cui è una versione gangster ambientata negli anni del proibizionismo. Il film segue le vicende del vagabondo John Smith (interpretato appunto da Bruce Willis), un abile pistolero che si trova per caso in mezzo a una guerra tra due bande criminali nel 1932 a Jericho, città di frontiera tra il Texas e il Messico.

Lì la mafia italiana guidata da Fredo Strozzi (Ned Eisenberg) e quella irlandese capitanata da Doyle (David Patrick Kelly) competono per il controllo del mercato di contrabbando.

Una scena da The Last Boy Scout (fonte: IMDB)

Una scena da The Last Boy Scout (fonte: IMDB)

Joseph Hallenbeck in The Last Boy Scout

Scritto dallo Shane Black di Arma letale con la voglia di decostruire il genere – quello del buddy movie – che lui stesso aveva contribuito a consacrare, e diretto da Tony Scott, The Last Boy Scout presenta il Bruce Willis più stropicciato e perdente della sua intera filmografia, ma anche il più ironico e dissacrante.

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Ad Aprile 2023 su Netflix: serie tv e film imperdibili

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Tutte le prossime uscite ad aprile su Netflix | Fonte: Instagram

Tutte le prossime uscite ad aprile su Netflix | Fonte: Instagram

Se stai cercando di sapere quali saranno i titoli disponibili su Netflix nel mese di aprile 2023, qui troverai l’elenco completo delle nuove uscite, che comprendono serie TV, film, anime e documentari.

Per rimanere sempre aggiornato sulle novità in arrivo nei prossimi mesi, ti consigliamo di leggere il nostro articolo: abbiamo raccolto tutte le prossime uscite, divise in serie tv e film! Dopo un marzo pieno di titoli molto attesi dal pubblico, tra cui Una semplice domanda, il docu-show con Alessandro Cattelan, e la seconda stagione di Bridgerton e di You, il mese di aprile si preannuncia altrettanto interessante. Tra le uscite più attese del mese troviamo sicuramente la commedia originale Nella Bolla e la seconda stagione di Russian Doll.

Le serie tv imperdibili in uscita ad aprile

1 aprile

Trivia Quest
L’Ultimo Bus del Mondo
The Home Edit: l’arte di organizzare la casa S2

6 aprile

Michela Giraud, la verità, lo giuro!
L’Ultimatum: o mi sposi o te ne vai

7 aprile

Senso: omicidio di una star del calcio
8 aprile

Élite S5
TIGER & BUNNY S2

12 aprile

Hard Cell
13 aprile

I parchi nazionali più belli del mondo
Felice o quasi S2
14 aprile

Ultraman S2
15 aprile

Anatomy of a Scandal
Young Sheldon S1 – S4
19 aprile

Better Call Saul – S6 (prima parte)
Pacific Rim: The Black – S2
20 aprile

Russian Doll S2
Yakamoz S-245
22 aprile

Heartstopper
Selling Sunset
29 aprile

Ozark 4 – seconda parte
Grace and Frankie – S7
30 aprile

The Vampire Diaries

Tutte i film da non perdere su Netflix

1 aprile

Nella Bolla
Sempre più bello
Il Sole a Mezzanotte
Apollo 10 e mezzo
Celeb Five: dietro le quinte
Battle: Freestyle
Lara Croft: Tomb Raider
7 aprile

Ritorno allo spazio
8 aprile

The In Between – Non ti Perderò
Metal Lords
Yaksha
Danzando sul cristallo

14 aprile

Ovosodo
15 aprile

Choose or Die
16 aprile

Venom: La Furia di Carnage
18 aprile

Zack Snyder’s Justice League

19 aprile

White Hot: L’ascesa e la caduta di Abercrombie & Fitch
20 aprile

La svolta
22 aprile

Taxi Driver
27 aprile

L’assedio di Silverton
I segreti di Marilyn Monroe: i nastri inediti
365 giorni: Adesso
28 aprile

Bubble

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Il mondo di John Wick spiegato per filo e per segno

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john wick newscinema

John Wick – Newscinema.it

John Wick 4 è uscito al cinema il 23 marzo e già sta facendo parlare molto di sé. Ma vi siete mai soffermati ad analizzare il mondo in cui è ambientata la saga?

Quella di John Wick è una delle serie cinematografiche d’azione più popolari, che ha sempre attirato consensi e critiche. Dal 2014 Keanu Reeves interpreta questo sicario dal passato tragico, dotato di skill fisiche e mentali fuori dal comune. I vari film – compreso il quarto, uscito solo poche ore fa – sono ambientati in un universo particolare, dove i killer professionisti devono seguire delle rigide regole se non vogliono essere eliminati.

Ecco quattro elementi che lo caratterizzano.

L’High Table

Il mondo della criminalità in John Wick segue degli schemi altamente gerarchizzati, non facili da risalire. Se all’inizio si pensa che personaggi come Viggo Tarasov e suo fratello Abram ricoprano posizioni importanti, nel secondo film si scopre che sono solo tra gli ultimi anelli della catena. Al primissimo livello c’è l’Hight Table, un concilio riservatissimo formato da dodici pericolosissimi leader che governano sul mondo criminale.

L’Elder

Se all’inizio si pensa che sopra all’Hight Table non ci sia niente e nessuno, alla fine si scopre che esiste un’entità ancora più potente, in grado di infrangere e modificare le leggi e le sentenze emesse dal riservatissimo gruppo dei dodici criminali. Sopra di loro, infatti, spicca l’Elder, questa figura quasi sacra che impera sulla società criminale. Addirittura, è così potente che riesce a eliminare l’ordine di uccisione di John Wick che era stato dato dal concilio e di reintegrare la sua posizione.

elder newscinema

L’Elder – Newscinema.it

Il Continental

Il Continental all’inizio viene presentato con un enorme hotel di lusso dove risiedono le personalità più ricche e importanti del mondo di John Wick. Presto, si scopre che è molto di più di questo. Si tratta di un luogo oscuro, dove i criminali più pericolosi stringono patti e conoscenze.

Vige solo una regola: niente uccisioni all’interno del Continental, ma… non tutti la rispettano. Il Continental, inoltre, può anche essere visto come una sorta di società alternativa e indipendente all’High Table, dove ogni specifico personaggio governa su un territorio. Si pensi Winston a New York, o Julius a Roma.

L’Amministrazione

Per gestire al meglio un universo come questo, è ovvio che serva anche una buona Amministrazione. Questa si occupa di tenere traccia burocraticamente di tutti gli affari in atto e passati e di conservare tutti i file sui vari criminali che lavorano per le diverse organizzazioni. L’Amministrazione, inoltre, si occupa di inserire taglie e ricompense sulle teste dei personaggi e agisce per conto dell’High Table.

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