Sì, Chef! – La Brigade | L’insegnamento parte dalla cucina

Sì, Chef! - La Brigade | L'insegnamento parte dalla cucina
4 Punteggio
Regia
Sceneggiatura
Cast
Colonna Sonora

In sala dal 7 dicembre 2022, distribuito da I Wonder Pictures, Sì, Chef! – La Brigade di Louis Julien-Petit (Le Invisibili) è un’opera capace di toccare le corde del cuore. Divertente, ma lucido sulle problematiche attuali della nostra società, il film va oltre le aspettative. Dietro la facciata di semplice commedia, propone infatti una serie di riflessioni, incredibilmente potenti e fondamentali.

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Sì, Chef! – La Brigade | La trama

Cathy Marie (una superba Audrey Lamy) ha un dono innato, seppur affinato negli anni: quello di saper abbinare i sapori e cucinare con estrema naturalezza. Costretta, per qualche motivo, a sottostare agli ordini di una famosa chef francese, tale Lyna Deletto (Chloé Astor), sente crescere la frustrazione dentro di lei, sino al giorno in cui decide di non rispettare gli ordini imposti e di andarsene.

Il sogno di Cathy è un ristorante tutto suo, ma per coronarlo servono soldi che al momento non ha. Spinta e sostenuta dalla migliore amica, l’eccentrica Fatou (Fatou Kaba), accetta un lavoro all’apparenza mortificante, ma con del potenziale nascosto ed eccezionale.

Audrey Lamy nei panni di Cathy Marie

Mandare avanti una mensa per migranti, sotto la supervisione del responsabile, Lorenzo Cardi (François Cluzet), e con l’aiuto dell’affettuosa Sabine (Chantal Neuwirth), diventa una vera e propria missione. Grazie a Cathy, i ragazzi impareranno a rimboccarsi le maniche e a lavorare in squadra, scoprendo anche cose su loro stessi che non immaginavano. E lo stesso varrà per gli adulti.

Tra commedia e impegno sociale

Il cinema francese sforna spesso opere di impegno sociale dal sapore di commedia. Sì, Chef! – La Brigade si rivela, senza dubbio, uno dei migliori. Il messaggio di speranza e ottimismo emerge forte, ma non oscura la realtà in cui ci troviamo. Le figure in scena sono solo una piccola rappresentanza, a cui viene affidato il compito di incarnare e illustrare la grande varietà che ci circonda.

Il tema dell’immigrazione, centrale nella pellicola, ma non preponderante, si sviluppa come una sottotraccia. La drammaticità resta in penombra, pronta a infliggere, di tanto in tanto, una stilettata al cuore. La comicità, l’ironia, la fanno invece da padrone, complice un trio di protagonisti esilarante.

Raccontare una realtà per scuotere le coscienze

La sintonia tra Cluzet, la Lamy e la Neuwirth – a cui da man forte la Kaba – sa di vero e fa ridere di gusto. Tra la bravura degli interpreti e la scrittura più che brillante (a cura dello stesso Petit, insieme a Liza Benguigui e Sophie Bensadoun), la narrazione scorre agevolmente, regalando una vastissima gamma di emozioni.

François Cluzet e Audrey Lamy in una scena del film

Dalla risata alla commozione, sempre tenendo conto dell’importanza della storia raccontata, si viene portati a contatto con una realtà difficile, stratificata, urgente. Il filtro della commedia aiuta a rendere il tutto più fruibile, ma non per questo meno d’impatto. La potenza insita nelle vicende traspare dai dettagli, dalle espressioni e dalle gesta dei protagonisti.

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Ed è così che Sì, Chef! – La Brigade riesce, con particolare sensibilità e intelligenza, a scuotere le coscienze, a gettare luce su questioni sin troppo attuali e diffuse, a lanciare un messaggio assolutamente da non sottovalutare.