Diciamocelo chiaramente: la serie di Jurassic World, fino a questo momento, non ha brillato per qualità. Qualcosa, però, sta (forse) per cambiare. Il quarto capitolo della saga, in uscita a luglio, ha subito catturato l’attenzione di molti appassionati. Il motivo? Il suo regista.
Gareth Edwards è uno dei registi, sceneggiatori (ed effettisti) più atipici in circolazione. Nella sua carriera è noto per aver diretto diversi blockbuster di successo inseriti in saghe decennali, come Godzilla (primo film del franchise e universo condiviso MonsterVerse) e Rogue One: A Star Wars Story (tra i capitoli più apprezzati tra quelli nuovi dell’universo di Guerre Stellari), ma anche per aver tentato di rivitalizzare il cinema fantascientifico occidentale con esperimenti originali e innovativi come The Creator.
Leggere il suo nome affiancato al quarto capitolo di Jurassic World non può che far ben sperare. Considerando anche le prime indiscrezioni trapelate sul film, in arrivo nelle sale italiane il prossimo 2 luglio.
Jurassic World – La Rinascita: cosa aspettarsi
Quando è stato reso noto per la prima volta il concept narrativo di Jurassic World – La Rinascita, in molti non hanno potuto fare a meno di alzare gli occhi al cielo. Cinque anni dopo gli eventi di Dominion, il mondo è diventato un posto sempre più difficile da abitare per i dinosauri, a causa del rapido cambiamento climatico, che ha fatto sì che la maggior parte di loro morisse o si ritirasse in luoghi più tropicali.
Per andare a fondo, Zora Bennett (Scarlett Johansson) viene incaricata da una società farmaceutica di recarsi su un’isola popolata da dinosauri per raccogliere campioni dalle tre creature più grandi di terra, mare e aria. Sembra la trama di un brutto videogioco, quindi perché uno dovrebbe esserne entusiasta?

In questo caso, Edwards è l’uomo giusto al posto giusto. Con un budget di soli 500mila dollari, nel 2010 ha realizzato Monsters, insperato successo di critica e pubblico: evidentemente il film che ha permesso al regista britannico di entrare in lista per poter dirigere nuovi capitoli di enormi franchise come Star Wars, Godzilla e, adesso, Jurassic World.
Nonostante abbia dovuto girare Monsters con un budget ridotto e con attori relativamente sconosciuti, Edwards riuscì comunque a imprimere chiaramente la propria visione autoriale, soprattutto per la decisione di non concentrarsi tanto sulla presenza di mostri, ma piuttosto sulla loro assenza.
Il film si soffermava infatti sulle ramificazioni politiche che scaturivano dalle azioni di questi mostri – o semplicemente dalla loro misteriosa presenza – sulle decisioni che venivano prese a livello governativo per gestire la crisi e sull’impatto di queste decisioni sulla popolazione civile, costretta a essere sfollata e allontanata dalle proprie case.
Un approccio che sarebbe stato poi utilizzato anche in Godzilla (un film bellissimo, prima che il MonsterVerse diventasse la divertente baracconata che è oggi). Anche quel film descriveva il kaiju come una grande forza della natura in grado potenzialmente di distruggere intere città con un colpo di coda, ma che appariva con parsimonia nell’intera narrazione, spesso solo intravisto sugli schermi televisivi.
Perché credere in Gareth Edwards
Non è da escludere, quindi, che Edwards possa provare ad avvicinarsi al franchise di Jurassic World rimanendo fedele a questa sua cifra stilistica. Parlando con Vanity Fair, il regista ha dichiarato che, nella sua mente, Jurassic Park sarebbe in realtà un film horror.
“La maggior parte delle persone non la pensa così, perché quelli della mia generazione sono tutti andati al cinema da bambini per vederlo. Ma io ero spaventato a morte, ad essere onesti, davanti all’attacco del T. Rex sul grande schermo. È una delle scene meglio dirette nella storia del cinema, quindi l’asticella è davvero alta per poter salire a bordo del franchise e provare a fare qualcosa di simile”, ha spiegato Edwards.

Come suggerisce il titolo, il prossimo sequel di Jurassic World sarà una sorta di “rinascita” per la saga. “Non posso parlare per la Universal, ma in un certo senso mi è sembrato l’inizio di una nuova trilogia”, ha dichiarato Edwards.
“Non sono sicuro di quali siano i loro piani, ma mi è sembrato il punto di partenza per qualcosa di nuovo. Per me, è una gigantesca lettera d’amore a Steven Spielberg e ai suoi film precedenti. Ci sono momenti in questo film che mi ricordano molto Lo Squalo. È come un piccolo greatest hits di tutti quegli aspetti dei suoi film che ho amato crescendo da bambino. È essenzialmente una piccola odissea avventurosa su quest’isola: una storia di sopravvivenza. Il godimento di questi film sta nell’inseguimento minuto per minuto, nella fuga, nello spavento, nell’orrore”.
Anche perché, per ammissione dello stesso Edwards, il film originale del 1993 è stato quello che ha spinto il regista a dedicarsi anche alla realizzazione degli effetti speciali. “Jurassic Park ha aperto la strada per la computer grafica, ma mi sembra che nel frattempo ci siamo persi lungo la strada” ha spiegato in un’intervista a Entertainment Weekly.
“Il film di Spielberg in realtà aveva solo poche dozzine di riprese VFX, ed è comunque un film così potente. Quindi, per me, fin dall’inizio della mia carriera, si è trattato di cercare di tornare a tutti quei trucchi e a quelle idee che stuzzicano la fantasia del pubblico, che creano suspense e tensione e che ti tengono con il fiato sospeso. Volevo solo ricreare quella sensazione che provavo io quando andavo al cinema da giovane: essere in soggezione di fronte a queste cose grandiose”. Noi non vediamo l’ora di vederlo.