Steven Soderbergh, il Pollock del grande schermo

Con quasi 30 film da regista (e molto spesso anche come direttore della fotografia e montatore, seppur non accreditato) e altri 30 come produttore, Steven Soderbergh è uno degli esempi più lampanti di ciò che si definisce “operaio del cinema”. Definire “prolifica” la mente del regista americano sarebbe un eufemismo: Soderbergh nel corso della sua carriera si è messo in gioco ricoprendo qualsiasi ruolo sul set (persino davanti la macchina da presa).

Il coraggio di Steven Soderbergh: Unsane e La Truffa dei Logan

Si è cimentato in ogni genere cinematografico e si è messo alla prova, sia con enormi produzioni milionarie che con piccolissimi film a basso budget. In questa ultima categoria rientra anche il suo nuovo Unsane, thriller interamente girato con il cellulare che narra le disavventure di Claire Foy nel reparto di un ospedale psichiatrico nel quale è stata rinchiusa contro la sua volontà.

Claire Foy nel film Unsane

Così Soderbergh, pur aderendo ai canoni tradizioni del cinema d’autore, nel corso della sua sterminata filmografia (“una carriera alla John Houston”, per citare le sue stesse parole) ha cercato spesso di mettere in discussione le logiche dominanti ad Hollywood, sia dal punto di vista narrativo e visivo (quindi cinematografico), sia per ciò che concerne i modelli distributivi ed i processi produttivi dei suoi lungometraggi. Questo è lampante anche analizzando solo i suoi due film più recenti: La Truffa dei Logan, “blockbuster povero” con star di primo livello che ha seguito un modello sperimentale di distribuzione pensato dal regista adattando le procedure generalmente previste per i titoli indipendenti alle esigenze di prodotti dalla più ampia portata, e Unsane, un thriller girato interamente con un iPhone che assomiglia più all’opera prima di qualche giovane esordiente che all’ennesimo lavoro di un “venerabile” del cinema americano.

Steven Soderbergh: un cinema fuori dagli schemi

Nonostante quindi Soderbergh sia a tutti gli effetti un cineasta al servizio della “corporate America” e un regista senza dubbio interessato alla riuscita commerciale del suoi prodotti, si è dimostrato nel corso degli anni anche un autore in grado di salire sulle barricate per pretendere un cambio di approccio radicale nell’industria cinematografica americana o per schierarsi dalla parte di minoranze ed oppressi attraverso i suoi film più “politici” (ovvero quelli che fanno riferimento alla politica per trama o tematiche trattate). 

La Truffa dei Logan

Per questa ragione spesso i suoi lavori non sono catalogabili né come semplici prodotti d’intrattenimento (come invece lo sono ad esempio quelli della serie Ocean’s) né come film d’autore a tutti gli effetti. Esempi come Schizopolis e Che confermano la vena avanguardista di Soderbergh, per il loro sperimentalismo cinematografico e per la loro capacità di proporre un tipo di film non del tutto fuori dai canoni americani eppure dotato di una carica eversiva che non appartiene al cinema propriamente commerciale.

Lo stile di Steven Soderbergh, l’action painter del grande schermo

Il suo stile è in grado quindi di adattarsi alla natura multiforme della sua filmografia: se a volte sembra richiamare lo stile hollywoodiano più classico e patinato, altre volte si presenta in maniera irrequieta e caotica. Così i suoi film sono spesso caratterizzati da un cinetismo esasperato, con bruschi movimenti di macchina a mano, ed allo stesso tempo “appesantiti” da una fotografia carica e dai colori ultra-saturi.

Steven Soderbergh sul set

In questa ottica anche il montaggio, spesso destabilizzante e frammentato, non si limita a dettare il ritmo del film, ma serve a Soderbergh per mischiare le tessere del puzzle della sua narrazione così da presentare anche la storia più banale in una forma poco decifrabile e destabilizzante. Il regista americano è quindi un attento conoscitore del cinema classico, da cui riprende alcuni degli stilemi più noti per adattarli alle sue esigenze, ma anche un “action painter” alla Jackson Pollock, che quando serve si lascia guidare da intuizioni visive senza sapere prima quale immagine uscirà sulla sua “tela”.