Tra le sorprese più belle che attendono i cinefili nei prossimi giorni c’è un gioiellino che risponde al titolo The End of the Tour. Il tour in questione è quello che nel 1996 intraprese lo scrittore David Foster Wallace per la promozione del suo libro Infinite Jest che, di lì a poco, diventerà un romanzo cult, una sorta di Bibbia laica per gli intellettuali del Novecento. Tra i suoi fan c’era anche un giornalista di nome David Lipsky, giornalista di Rolling Stone che fu incaricato di tracciare il profilo di questa nuova icona pop americana. Quell’intervista non fu mai pubblicata ma raccontata in un libro dal titolo Come diventare se stessa, dove Lipsky raccoglie le sue conversazioni con Wallace. Da quelle pagine prende spunto il nuovo film di James Ponsoldt (The Spectacular Now) che orchestra i due attori protagonisti, Jason Segel e Jesse Eisenberg, nella realizzazione di un imperdibile tête à tête.
The End of the Tour è un road movie appassionante e toccante che vede un giornalista a confronto con il suo mito in carne ed ossa per cui nutre una sincera invidia e un profondo rispetto. L’incontro tra i due confermerà il talento e la brillantezza di Wallace, ma del suo idolo Lipsky imparerà soprattutto a conoscere i tormenti, le frustrazioni e quell’infelicità che dodici anni dopo lo spinse a compiere il gesto più estremo. Il film rinuncia al sensazionalismo optando per un omaggio sentito e dovuto a David Foster Wallace la cui interpretazione vale a Jason Segel il plauso della critica. Nei giorni che precedono la consegna dei premi Oscar vale la pena sottolineare come la sua performance, per spessore e originalità, avrebbe senz’altro meritato qualche riconoscimento. La sua esclusione a vantaggio di un Matt Damon o di un Eddie Redmayne, che non hanno fatto meglio in The Martian o nel deleterio The Danish Girl, è l’ennesima discriminazione nei confronti del cinema indie, una delle tante per cui viene criticata l’Academy.
Lo stesso Jesse Eisenberg, di cui avevamo conosciuto la vena nervosa in The Social Network, emerge qui attraverso una recitazione attenta, misurata e toccante. Lipsky non vuole accontentarsi di ciò che Wallace vuole mostrargli di sé e, andando oltre, costringe lo scrittore a rivelargli tutte le proprie fragilità. Paradossalmente l’uno vorrebbe ciò che l’altro ha in quel momento ma nessuno dei due è pienamente consapevole dei rischi che un cambiamento in entrambi i sensi comporterebbe. La fama non ha reso Wallace un uomo migliore, o più sereno. L’attività da giornalista non è abbastanza per Lipsky per nutre in cuor suo un grande desiderio di rivalsa come scrittore, dopo l’insuccesso del suo primo libro. Il semplice fatto che la fidanzata rimanga sveglia di notte per divorare le 1400 (impegnative) pagine di Infinite Jest gli provoca non solo gelosia ma perfino rabbia e livore. I dialoghi incalzanti e le emozioni che le loro conversazioni sono in grado di suscitare fanno di The End of the Tour non solo un’occasione imperdibile per approfondire la conoscenza della “mente più brillante della sua generazione” ma soprattutto per riflettere sul confine tra arte e realtà, tra artista e uomo ed esplorare i sentimenti e i pensieri più reconditi di entrambi. Una chance che potrete cogliere dall’11 febbraio quando il film approderà finalmente anche nelle sale italiane.
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