Festa del Cinema di Roma
Tutte le novità del Festival di Roma 2012

Un programma di circa sessanta film in prima mondiale, un ampio spazio dedicato alle nuove correnti del cinema contemporaneo e in più un sistema di proiezioni, incontri e dibattiti dedicato interamente al cinema italiano. Sono queste alcune delle novità che il direttore artistico Marco Müller introdurrà nella settima edizione del Festival Internazionale del Film di Roma, che si terrà dal 9 al 17 novembre 2012 presso l’Auditorium Parco della Musica e in altri luoghi della Capitale. Il nuovo regolamento della manifestazione prevede una Selezione Ufficiale composta da un Concorso internazionale, da alcuni titoli Fuori Concorso e da altre due sezioni, CinemaXXI (Cinema del XXI Secolo) e Prospettive Italia. Il Concorso internazionale sarà composto da un massimo di quindici opere (tre saranno i film italiani). Fino a sei titoli potranno inoltre essere presentati Fuori Concorso. Il concorso di CinemaXXI (Cinema del XXI Secolo) è riservato a opere “che esprimano la ridefinizione continua del cinema all’interno del continente visivo contemporaneo”, ospiterà un concorso di lungometraggi, mediometraggi, cortometraggi per un massimo di quindici programmi, mentre Prospettive Italia farà il punto sulle nuove linee di tendenza del cinema italiano, per un massimo di quattordici lungometraggi e sette film brevi in Concorso.
A partire dall’edizione 2012, il Festival dedicherà un’attenzione particolare alla possibilità di trascrivere lo stato del cinema italiano e i suoi futuri possibili: accanto alle proiezioni e al prestigioso tappeto rosso dell’Auditorium verrà organizzato un sistema di incontri, convegni, seminari e officine di progetti. Su tutto quest’ultimo arco di proposte il dialogo sarà continuo con tutte le associazioni di autori, produttori, distributori ed esportatori. La collaborazione con ANICA, 100autori, ANAC, AGPC e Indicinema è già entrata nella fase di ideazione. Tutti i film della Selezione Ufficiale saranno in prima mondiale, solo in casi eccezionali saranno possibili deroghe per pellicole non ancora proiettate in pubblico fuori dal paese d’origine. Nel lavoro di ricerca dei titoli che comporranno il Concorso e il Fuori Concorso del Festival 2012 e la sezione competitiva CinemaXXI, il direttore artistico Marco Müller sarà affiancato da un comitato di selezione presieduto da Enrico Magrelli e composto da Marie-Pierre Duhamel, Sandra Hebron, Giona Nazzaro, Laura Buffoni e, per i documentari, Mario Sesti. Anche se la composizione definitiva del Comitato di Selezione di Prospettive Italia verrà annunciata solo a fine luglio, Massimo Galimberti è già attivo nel lavoro di coordinamento della sezione e sarà presto raggiunto da altri componenti del Comitato.
Nel suo lavoro di selezione, Marco Müller si avvarrà di consulenti che seguiranno alcune delle aree chiave del cinema internazionale: Chen Zhiheng (Cina/Hong Kong/Taiwan), Deepti D’Cunha (India), Elma Hadzirdezepovic Tataragic (Balcani), Sheri Jennings (Stati Uniti), Babak Karimi (Iran), Diego Lerer (America Latina – Centro America e Sud America), Paolo Moretti (Fuori Formato – CinemaXXI), Alëna Shumakova (Russia e Comunità degli Stati Indipendenti), Tomita Mikiko (Giappone). Accanto alla Selezione Ufficiale, il Festival ospiterà, a partire da quest’anno come sezione autonoma e parallela, Alice nella città, rassegna di un massimo di quattordici film per ragazzi organizzata secondo un proprio regolamento. Il programma della manifestazione includerà anche eventi retrospettivi e omaggi a personalità di grande rilievo. Dal 14 al 18 novembre 2012, nel centro di Roma, saranno organizzati il Mercato | The Business Street (Mercato Internazionale del Film di Roma) e la Fabbrica dei Progetti | New Cinema Network, che metteranno a disposizione le proprie strutture all’industry di tutto il mondo. I film in Concorso saranno giudicati da una giuria internazionale composta da sette personalità del cinema e della cultura di diversi Paesi che assegnerà il Marc’Aurelio d’Oro per il miglior film, il Premio per la migliore regia, il Premio Speciale della Giuria, il Premio per la migliore interpretazione maschile, il Premio per la migliore interpretazione femminile, il Premio a un giovane attore o attrice emergente, il Premio per il migliore contributo tecnico e il Premio per la migliore sceneggiatura.
Una giuria internazionale di cinque elementi attribuirà ai film in concorso nella sezione CinemaXXI il Premio CinemaXXI e il Premio Speciale della Giuria, entrambi riservati ai lungometraggi, e il Premio Cortometraggi e Mediometraggi. Una giuria di cinque persone scelte tra le più rappresentative della cultura e degli ambiti professionali del nostro cinema assegnerà i riconoscimenti della sezione Prospettive Italia: il Premio Prospettive per il Migliore Lungometraggio, per il Migliore Documentario e per il Migliore Cortometraggio. Un’ultima giuria di cinque personalità internazionali assegnerà il nuovo Premio Opera Prima, al quale concorreranno tutte le opere prime di lungometraggio presenti nelle diverse sezioni competitive della Selezione Ufficiale. Come negli anni scorsi, ad un film in concorso della Selezione Ufficiale verrà assegnato il Premio del Pubblico BNL per il miglior film, che sarà scelto, attraverso un sistema elettronico, da tutti gli spettatori. Il Festival renderà inoltre omaggio a uno dei protagonisti del cinema contemporaneo con un Premio alla Carriera come riconoscimento per l’insieme dell’opera.
SEZIONI
SELEZIONE UFFICIALE
– Concorso
Massimo 15 lungometraggi in prima mondiale
– Fuori Concorso
Massimo 6 lungometraggi in prima mondiale
– CinemaXXI
Massimo di 15 programmi (di durata non superiore ai 100’) in prima mondiale
– Prospettive Italia
14 lungometraggi e 7 film brevi in Concorso in prima mondiale
SEZIONI AUTONOME E PARALLELE
– Alice nella città
Massimo 14 film per ragazzi
GIURIE E PREMI
– Concorso
Giuria Internazionale di 7 membri
Premi
Marc’Aurelio d’Oro per il miglior film
Premio per la migliore regia
Premio Speciale della Giuria
Premio per la migliore interpretazione maschile
Premio per la migliore interpretazione femminile
Premio a un giovane attore o attrice emergente
Premio per il migliore contributo tecnico
Premio per la migliore sceneggiatura
– CinemaXXI
Giuria Internazionale di 5 membri
Premi
Premio CinemaXXI (riservato ai lungometraggi)
Premio Speciale della Giuria – CinemaXXI (riservato ai lungometraggi)
Premio CinemaXXI Cortometraggi e Mediometraggi
– Prospettive Italia
Giuria italiana di 5 membri
Premi
Premio Prospettive per il Migliore Lungometraggio
Premio Prospettive per il Migliore Documentario
Premio Prospettive per il Migliore Cortometraggio
– Premio Opera Prima
Giuria Internazionale di 5 membri
Premio a un regista debuttante
– Premio del Pubblico
Tutti gli spettatori
Premio del Pubblico BNL per il miglior film
– Premio alla carriera
Cinema
Passing: la recensione del debutto alla regia di Rebecca Hall

Presentato durante la 16esima edizione della Festa del Cinema di Roma, dopo essere sbarcato in anteprima al Sundance Film Festival il 30 gennaio 2021, godrà di una distribuzione targata Netflix arrivando il 10 novembre sulla piattaforma.
Passing è il titolo (probabilmente ‘Due donne’ diventerà nella versione italiana) e si tratta del debutto alla regia di Rebecca Hall che, oltre a dirigerlo, ne firma la sceneggiatura, adattandolo dall’omonimo romanzo del 1929 di Nella Larsen.
Della durata di 98” è stato prodotto in società da diversi investitori, ma poi assorbito dal leader dello streaming che ha acquisito i diritti distributivi per 15,75 milioni di dollari.
Passing: la sinossi del film
New York, fine anni Venti, due donne all’apparenza simili ma completamente agli opposti come ruolo e posizione all’interno della comunità, si uniranno e scontreranno tra desideri e crudeltà. Irene da una parte, Clare dall’altra, nostalgia del passato, vecchi ricordi, nuovi dissapori e intrecci che porteranno a dinamiche sempre più contorte.
Rapporti familiari ed amorosi messi a dura prova, giungeranno a spiacevoli conseguenze all’interno di una società razzista, sconvolgendo gli apparenti sani e idilliaci equilibri.

Passing: la recensione del film
Rebecca Hall come tanti attori prima di lei, sceglie il 2021 come anno di debutto per il suo primo lungometraggio da regista, sviluppando immediatamente un occhio intrigante nei confronti delle tematiche sociali e del design fotografico.
Con questo bianco e nero avvolgente e d’atmosfera, ma non così funzionale nel caso di Passing, la Hall trova una strada di certo sofisticata per raccontare una delicata storia al femminile, mettendo in scena escamotage furbamente ben posizionati. La mancanza di colori della pellicola va a distogliere l’attenzione dal poco realismo nello scegliere una protagonista come Tessa Thompson, che non riuscirebbe facilmente a passare inosservata in una società così razzista, quando prova a passare per donna caucasica.
La probabile esigenza di casting a favore di una star in ascesa, non è appunto corrispondente a quanto la trama racconta, al contrario Ruth Negga è molto più calzante nel ruolo, oltre che a livello estetico anche di gran lunga migliore sotto la sfera interpretativa.
La pellicola si propone quasi come un doppelganger, ogni situazione è doppia, con una parte contrapposta all’altra. Due amiche, due scelte di vita differenti, due modi per essere falsamente felici ed infine due luoghi vicini ma opposti, Harlem da un lato e la New York più benestante dall’altro.

La storia che la regista (e il romanzo prima di lei) vuole raccontarci, si focalizza sulle vite di queste due ragazze nere, calate in una società razzista e retrograda, vittime di abituali discriminazioni tramite anche “soltanto” una dialettica dispregiativa, che passa senza troppi problemi per essere giustificata e perfettamente incorniciata in quel deprimente contesto.
Pragmatiche conversazione su persone di colore, caricate di un disprezzo tale da sembrare una specie animale vista in un documentario, pazzesche risate rabbiose inquietano lo spettatore, mentre cerca di divincolarsi tra l’odio razziale ed i pregiudizi di personaggi privi di dignità morale.
Ci si illude di intraprendere la strada più giusta, ma come insito nell’animo umano, alla fine ci si ritrova ad essere invidiosi o desideranti della scelta altrui. Clare si prende quello che vuole, prima una vita da bianca poi quella dell’amica, senza scrupoli né troppi complimenti, arrivando ad un finale inatteso ma anche debole sulla chiusura.
Purtroppo gli appena 98 minuti risultano spesso piatti, si salvano quasi solamente in resa visiva, grazie a giochi di focus e di sguardi, a tonalità che spaziano tra scale di grigi ma soprattutto esponendo molto il contrasto luce/buio. Il film si avvale di questo bianco e nero per disegnare sagome scure, immerse in oceaniche luci cristalline, sugellando il tutto con suggestivi silenzi, pause, respiri, attimi sospesi.
Una pellicola di certo non priva di morali interessanti, quali una sorta di rassegnazione che diviene quasi inconsapevole realtà e questa ostinata volontà nel voler “passare per bianca”, come fosse l’obiettivo per trovare un’accettazione ed un equilibrio, sperando in un miraggio di libertà o in un’utopistica parità, al fine d’inserirsi nella comunità dell’epoca, calandosi in un’idea che di idilliaco ha ben poco.
Non ci resta che procrastinare ad una seconda opera il giudizio nei confronti della Hall in veste di direttrice, in quanto questo primo tuffo nel mondo registico non è di certo da buttar via, ma decisamente da migliorare.
Cinema
Caro Evan Hansen: la recensione del musical che non ci fa sentire soli

Presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma, Caro Evan Hansen uscirà il 2 dicembre nelle nostre sale. Il musical diretto da Stephen Chbosky, sceneggiato da Steven Levenson e della durata di 2h 17min, si propone ai nostri occhi come un adattamento dell’omonimo spettacolo teatrale di Broadway, da cui la Universal Pictures ha acquisito i diritti nel 2018, per poter realizzare un film.
Caro Evan Hansen: la sinossi
Evan Hansen è un adolescente emarginato, molto solo, senza amicizie. Un giorno viene coinvolto in dinamiche inaspettate e si ritrova catapultato in qualcosa di più grande di lui, che lo porterà a fare scelte istintive, via via più intricate. Preda di un vortice di eventi, il ragazzo si renderà involontariamente popolare agli occhi di tutti, ma allo stesso tempo schiavo di un indomabile senso di colpa.

Caro Evan Hansen: la recensione del film
Per cominciare credo sia doveroso seppur scontato chiarire che essendo un musical, è essenziale tenersi pronti a più di due ore di canzoni e personaggi che prendono a cantare senza un motivo apparente. E’ il genere che lo richiede e questo deve essere messo in conto fin da subito.
Se si è preparati a questo, allora di certo ci si calerà nella storia, ci si farà coinvolgere, divertire, commuovere e perchè no anche rapire nei giorni seguenti dalle musiche furbamente orecchiabili. Lo stile è quello classico per questo genere, ma le tinte attuali e la drammaticità che influenzano il contenuto donano frizzantezza e spontaneità, determinando un buon risultato finale.
Tutto è decisamente ben orchestrato per arrivare alla lacrimuccia (o agli Oscar che dir si voglia), ma questo non pesa nè tantomeno viene avvertito come volontario. Al contrario i messaggi sociali come bullismo, emarginazione e accettazione personale, sono esposti con delicatezza, finendo per emozionare senza calcare la mano.
Purtroppo qualche nota sgradevole non manca, a cominciare dal potenzialmente interessante carattere di Evan. La sua fobia sociale pare fortissima all’inizio, ci viene presentato come un ragazzo estremamente problematico, da non riuscire neanche a ordinare la cena per paura di parlare con l’impiegato, ma poi tutto svanisce già poche scene più tardi, facendoci intendere sia “soltanto” molto asociale ma non così estremo.

Ben Platt (figlio del produttore del film) interpreta il protagonista Evan Hansen e, oltre ad essere un magistrale cantante, stupisce anche a livello attoriale, finendo per rubare completamente la scena in più di un’occasione. Grazie al suo carisma conquista sia l’obiettivo della macchina da presa, sia noi spettatori, empatizzando a tal punto da diventare quasi nostro amico.
Tramite la propria voce restituisce l’emozione che il personaggio prova e rende in maniera esaustiva e funzionale i complessi da cui è attanagliato ed il suo disagio interiore. Julianne Moore e gli altri satelliti attorno a Platt, possono soltanto fare del proprio meglio per esaltarlo ancora di più, tramite dialoghi canori o parlati ma sempre coesi a favore del protagonista.
Il feeling del cast risulta ottimo dando l’impressione che il tutto sia omogeneo e che proceda come per inerzia. Molteplici sono le tematiche che lancia la pellicola, morali costruttive ed essenziali affrontate come non accade spesso. Dalla depressione giovanile all’istinto suicida, fino a prediligere una chiave di lettura realista nell’evitare di elogiare persone defunte come fossero Santi, quando invece erano tutt’altro.
Inoltre viene ottimamente rappresentata anche la modernità, i social, gli smarthphone che possono rivelarsi un’arma a doppio taglio, da un lato condividendo emozioni e messaggi positivi, dall’altro divenendo fonte offensiva con lo scopo di deridere e schernire esseri umani.
Caratterizzato da un ritmo dinamico, ben cadenzato e brioso non ti lascia un’istante avvolgendoti nel suo tessuto narrativo. Spesso molto emozionante si focalizza su precise sequenze in maniera polarizzante, come quando Evan parte a raccontare di un’amicizia che noi spettatori sappiamo essere inventata, ma che tramite le sue parole lui stesso inizia a sognare, credendoci talmente tanto da convincersi sia reale.
La speranza è di certo una ed essenziale, che del film non venga doppiato il cantato, sia per la qualità canora di Platt sia perchè ne perderebbe in musicalità e scorrevolezza uditiva, arrivando sino ad un ipotetico ed involontario malcontento.
Tirando le fila, si puó giungere alla conclusione che questo non è di certo un film che puó abbracciare il favore di tutti, ma al contrario gode peró di tanto cuore e di sti tempi un’iniezione di positività credo faccia bene a chiunque.
Festa del Cinema di Roma
Eternals | conferenza stampa con il cast stellare del nuovo film della Marvel

Per chiudere in bellezza questa edizione della Festa del Cinema di Roma, che ha simboleggiato la rinascita del mondo del cinema dopo la pandemia, è stato presentato in anteprima il film Eternals.
Il 25° capolavoro della Marvel, in uscita il 3 novembre, ha goduto della presenza di molte stelle di Hollywood, a partire dalla regista Chloé Zhao e gli interpreti Angelina Jolie, Richard Madden, Gemma Chan e Kit Harington.
Vivere per sempre? No, grazie
Prendendo spunto dal titolo, Gli Eterni, che rapporto hanno con l’eternità i protagonisti della nuova squadra di supereroi della Marvel?
R. Madden: “Onestamente non mi piacerebbe essere eterno. Sarei felice di arrivare a 80 anni, non mi piace pensare all’infinito”.
A. Jolie: “Anche io la penso come lui. Dobbiamo sempre guardare quello che abbiamo e quello abbiamo perso.”
K. Harington: “La vita eterna è bella, ma in fondo nessuno vuole vivere per sempre. Questi personaggi infatti soffrono proprio questo aspetto. “
G. Chan: “Tutte le cose belle devono finire prima o poi”.
C. Zhao: “Io invece vorrei vivere per sempre”.

Leggi anche: Eternals | il primo teaser trailer ufficiale dell’atteso film Marvel Studios
Eternals e la grande famiglia della Marvel
Per alcuni di loro è stata la prima esperienza nella famiglia Marvel, mentre per Gemma Chan ha simboleggiato un gradito ritorno dopo il film Captain Marvel. Ecco cosa hanno dichiarato a riguardo.
G.Chan: “Sono fortunatissima di aver preso parte a un altro film della Marvel”.
K. Harington: “Per me è stata la prima volta. In passato ho preso parte a una serie tv, ma partecipare a un film dell’Universo Marvel è qualcosa di straordinario.”
A. Jolie: “Chi non vorrebbe farne parte. Mi sento una privilegiata in questo. Amo molto questa storia, fatta di diversità, di inclusioni e di questo gruppo che è una grande famiglia. Spero che queste diversità diventino normali e spero che il pubblico possa riconoscersi nelle loro storie.“
R. Madden: “Io sono un fan della Marvel. Per me è stato straordinario anche citare delle battute su Thor”.
Rispetto ai soliti film della Marvel, in Eternals ci sono dei supereroi poco conosciuti alla maggior parte del pubblico, come avete vissuto questo aspetto?
A. Jolie: ” Io sono una fan della Marvel. Solitamente i personaggi partono singolarmente, c’è in loro un’evoluzione e poi diventano una squadra. Qui invece siamo già un gruppo, siamo come una grande famiglia, ed è una delle cose particolari di questo film che mi piacciono di più.”
K. Harington: “Per quanto mi riguarda, io non sono un supereroe in questo film, diciamo che rappresento l’umanità. Ma non dovrebbe mai essere sottovalutata la troppa bontà. Se c’è una cosa che mi affascina dei supereroi è il processo che si crea tra il conflitto e il suo superamento attraverso i poteri”.
Il peso dei ricordi e la forza a non arrendersi mai
Tra gli argomenti cardine del film Eternals, il tema del danno, della sofferenza è presente in vari personaggi. La stessa Angelina Jolie ha dichiarato: “Fare ruoli diversi è bello. Tutti abbiamo dei segni dovuti a dei danni, dei traumi. Anche io li ho. Il mio personaggio soffre molto, ma Chloé è riuscita a fare un lavoro molto preciso, riuscendo a parlare del danno causato dal trauma, per dimostrare che chi ha problematiche mentali può comunque essere forte e speciale. Mi auguro che molti giovani lo vedano.”
Un’altra domanda molto interessante sempre rivolta all’attrice, che nel film interpreta il ruolo di Thena, con un look molto sofisticato ed elegante nonostante le scene di azione, ha parlato del suo rapporto con i ricordi. “I ricordi possono essere un peso, ma sono questi che ci formano umanamente. Non credo nei rimpianti, perché tutte le esperienze, le memorie ti formano e questo deve farci sempre riflettere.”
Leggi anche: RomaFF16 | Eternals chiuderà l’edizione della Festa del cinema e di Alice nella città

L’amore è ‘Eternals’ finché dura
A completare la conferenza stampa, non poteva mancare la domanda sulla storia d’amore tra Ikaris (Richard Madden) e Sersei (Gemma Chan).
G. Chan: “Sicuramente aiuta molto il fatto che ci conosciamo da più di 10 anni, perciò so come farlo ridere e come farlo arrabbiare. Una storia d’amore lunga 7000 anni ti fa riflettere e chiedere su cosa ti porta ad amarlo così tanto.”
R. Madden: “Abbiamo cercato di avere dei momenti di tranquillità, di fiducia. Questo atteggiamento lo abbiamo usato soprattutto per la fase iniziale. Tutti i personaggi sono diversi da Ikaris, perché lui vede il mondo con gli occhi di Sersei.”
C. Zhao: “Posso dire che entrambi hanno portato in scena la loro amicizia, così da rendere più bella una storia d’amore molto complessa. L’amore tra i due definisce il destino dell’umanità.”
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