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X- Files, ecco cosa sappiamo dell’undicesima stagione
X-Files è stato uno dei più grandi show televisivi, che ha ispirato anche due film sulle investigazioni di Mudler e Scully. Nel 2016 la Fox ha prodotto una decima stagione del telefilm, nella quale i fans hanno potuto rivivere tutte le storie dei mostri ed alieni. Ora guardiamo avanti ai futuri capitoli della saga, e vediamo cosa sappiamo fino ad oggi di questa nuova stagione 11.
SARA’ RINNOVATO?
Al termine della decima stagione sembrava che X-Files fosse definitivamente finito poiché, nonostante la Fox e David Duchovny fossero d’accordo a tornare sugli schermi, Gillian Anderson si dichiarò contraria, perché così avrebbe dovuto passare un lungo periodo lontana dalla sua famiglia. Più tempo passava senza notizie su una nuova stagione, meno si credeva che sarebbe arrivata, fino a quando è stato annunciato che Duchovny e la Anderson avrebbero prestato voce ai loro personaggi in un audiolibro. Per fortuna non è passato molto, prima che la Fox riconfermasse una nuova stagione di X-Files. Così l’esasperante dibattito è stato risolto, e presto avremo finalmente modo di vedere le nuove puntate.
QUANTI EPISODI CI SARANNO?
La Fox ha ufficialmente programmato 10 episodi, a differenza della precedente stagione, in cui erano 6. A questo proposito David Duchovny ha dichiarato che le puntate sono effettivamente poche, ma lui e la Anderson non sarebbero stati disponibili a girare una stagione intera da 22 episodi. Dieci puntate avrebbero così messo d’accordo il team di X-Files, che nei prossimi capitoli introdurrà nuovi misteri e strane creature.
QUANDO LO RIVEDREMO IN TV?
Non è ancora stata fissata una data ufficiale per l’uscita della nuova serie, anche se la Fox ha dichiarato che durante la stagione televisiva 2017/2018 ci sarà un importante annuncio. La decima serie è stata trasmessa a metà stagione (gennaio/febbraio), e dato il successo che ha riscosso ci sono buone probabilità che quella nuova vada in onda più o meno nello stesso periodo del 2018.
CHI RIVEDREMO?
A questo punto gli unici nomi definitivi e più importanti sono David Duchovny e Gillian Anderson, nei rispettivi ruoli dei detective Fox Mulder e Dana Scully, ed il creatore e produttore creativo Chris Carter. Ci sono inoltre buone possibilità che torni anche William B. Davis nei panni dell’uomo che fuma, e Mitch Pileggi, l’interprete di Walter Skinner.
DOVE SIAMO RIMASTI
Il finale della stagione 10 si è concluso con il destino della razza umana in pericolo per via del virus Spartan. Mentre l’agente Mulder è impegnato a trovare una via di fuga, Scully trova una cura, ma è ormai troppo tardi dato che la crisi è ormai estesa a livello mondiale. Arriva poi quello che sembra essere un’astronave aliena, mentre Dana è sempre più ossessionata dalla scomparsa del figlio William. L’ultimo episodio termina con un cliffhanger che lascia forse un po’ troppo aperto lo sviluppo narrativo.
QUALI SONO LE DOMANDE ANCORA IRRISOLTE?
Qualsiasi fan di The X-Files sa che ci sono dieci anni di serie tv, e due film di domande che non hanno ancora risposta, ma alcune sono più pressanti di altre, ad esempio: chi sta aiutando l’uomo che fuma? Scully è veramente immortale? Come è possibile che Mulder combatta meglio ora di quando era un giovane agente? Che cosa è successo a Doggett? Come è stato possibile concepire William se Dana non poteva rimanere incinta? Ovviamente, rispondere ad alcuni quesiti è più semplice che trovare una soluzione al mistero della scomparsa di William, e a meno che qualcuno non costringa Chris Carter a trovare un responso a queste domande, speriamo che nella prossima stagione si trovi un riscontro soddisfacente.
POTREBBE ESSERCI UNO SPIN-OFF?
Quando a Robbie Amell e Lauren Ambrose sono stati assegnati i ruoli degli agenti Miller e Einstein, sono nate molte chiacchiere su un loro possibile debutto in uno spin-off, ma nulla è mai successo. Il ritorno di X-Files, ha la precedenza su un eventuale nuovo programma dedicato alla serie. Ci sono però buone probabilità che la Fox prenda in considerazione i due giovani agenti Miller ed Einstein come Mulder e Scully 2.0. Non resta che aspettare e stare a vedere.
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The Last of Us: recensione no spoiler della prima stagione | Tiriamo le somme

La recensione di The Last of Us – Newscinema.it
La prima stagione di The Last of Us è giunta al termine con il nono episodio in onda su NowTv e Sky. Dopo averla vista tutta, settimana dopo settimana, vi diciamo cosa ne pensiamo in una video recensione.
Si è conclusa da poco la prima stagione di The Last Of Us, la serie targata HBO ispirata all’omonimo videogioco che ha riscosso un enorme successo in tutto il mondo. Suddivisa in nove episodi di durata variabile e ambientata in un mondo post-apocalittico, The Last of Us continuerà con la seconda stagione già confermata.
Noi l’abbiamo vista tutta e nella video recensione qui sotto potete scoprire cosa ne pensiamo. Analizziamo pro e contro, condividiamo il nostro punto di vista su vari dettagli della serie e vi mostriamo anche un curioso video in cui è montato il videogioco con la serie in modo alternato per sottolineare la fedeltà di questa con il materiale originale.
La video recensione della prima stagione di The Last Of Us
The Last of Us: di cosa parla la serie
La serie HBO si svolge 20 anni dopo la distruzione della civiltà moderna. Joel, uno scaltro sopravvissuto, viene incaricato di far uscire di nascosto Ellie, una ragazzina di 14 anni, da una zona di quarantena sotto stretta sorveglianza. Un compito all’apparenza facile che si trasforma presto in un viaggio brutale e straziante attraverso gli Stati Uniti nel quale i due dovranno dipendere l’uno dall’altra per sopravvivere.
Tra le star della prima stagione troviamo Pedro Pascal e Bella Ramseynei panni dei due protagonisti principali insieme a Gabriel Luna, nel ruolo di Tommy, Anna Torv che interpreta Tess, Nico Parker è Sarah, Murray Bartlett è Frank, Nick Offerman è Bill, Melanie Lynskey è Kathleen, Storm Reid è Riley, Merle Dandridge è Marlene, Jeffrey Pierce interpreta Perry, Lamar Johnson è Henry, Keivonn Woodard è Sam, Graham Greene è Marlon ed Elaine Miles riveste i panni di Florence. Fanno parte del cast anche Ashley Johnson e Troy Baker (qui trovate la guida ai personaggi della serie).
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YOU 4: un professore che vive a South Kensington? | Gli errori dell’ambientazione inglese

La locandina di You – Newscinema.it
La seconda parte della quarta stagione di You comincerà il 10 Marzo su Netflix. In attesa dei nuovi episodi andiamo ad analizzare alcuni errori della sua ambientazione londinese.
La quarta stagione di You è iniziata circa un mese fa e il 9 marzo riprenderà anche la seconda parte. Dopo aver lasciato gli Stati Uniti e la sua vecchia vita, Joe Goldberg (Pen Badgley) si è trasferito a Londra, dove ha rubato l’identità di un professore universitario. Tutta la nuova stagione si svolge, quindi, nella capitale inglese, ma i fan hanno notato diversi errori sull’ambientazione europea che non si vedevano dai tempi di Emily in Paris.
Joe “ama” camminare
Nella serie, Joe dichiara che non gli dispiace camminare un po’ per recarsi al lavoro. Tuttavia, la distanza tra l’università nell’East London e il suo appartamento nel South Kensington è semplicemente ridicola. Per arrivare da un punto all’altro camminando, infatti, occorrono due ore: quattro, se si considera andata e ritorno. Una persona che percorre quattro ore a piedi tutti i giorni per andare a lavorare non è molto realistico.
Un professore che vive nel South Kensington
Dopo essersi trasferito, Joe smette di essere un bibliotecario e si trasforma in un docente universitario molto stimato. Per quanto un professore universitario possa essere una professione redditizia, è altamente improbabile che uno stipendio del genere basti per permettersi un appartamento come quello di Joe.
Il South Kensington è uno dei quartieri più costosi di Londra, dove un trilocale costa in media tra i due e i tre milioni di sterline. In un’intervista a Wired, l’attore ha spiegato che Joe può pagare la casa grazie all’eredità di Love, ma appare comunque una cifra improbabile.

L’appartamento di Joe – Newscinema.it
Un camino in ogni angolo
Si può notare che praticamente ovunque vada, Joe si ritrovi in un luogo dove c’è un camino, quasi a volere restituire un’ambientazione londinese vittoriana. Tuttavia, oggi a Londra i camini nelle case non sono così tanti, quasi il contrario. A partire dal 1956, infatti, il governo ha iniziato una campagna per eliminarli, in modo da diminuire il tasso di inquinamento e fumo nelle zone pubbliche.
L’esagerazione dello slang
Senza dubbio, lo slang inglese è molto popolare ed esistono tantissimi meme e parodie sulle differenze tra l’inglese e l’americano. Tuttavia, gli scherzi e le incomprensioni nella serie su questo fatto sono semplicemente esagerate. Basti pensare alla scena in cui Joe si trova in aula e non capisce che cosa si intenda con la parola “pants“. Un’intuizione non così difficile da comprendere, considerato il contesto.
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Incastrati 2: la recensione della serie Netflix | Ficarra e Picone alzano l’asticella

Ficarra e Picone nella serie Incastrati (fonte: Netflix)
La seconda stagione di Incastrati, serie Netflix ideata da Ficarra e Picone, prosegue sulla strada tracciata dalla prima, ovvero quella di ironizzare sulla dipendenza fanatica da serie tv, ma stavolta affina i propri meccanismi narrativi e lascia più spazio ai comprimari per emergere.
Lo schema logico della seconda stagione di Incastrati è identico a quello della prima: partendo dall’irriverente premessa, comicamente insolente verso lo stesso formato (quello seriale) scelto per inscenare le solite vicende di paese e di criminalità più o meno organizzata, Ficarra e Picone innescano una lunga una catena di equivoci e disavventure che sono il pretesto per fare satira sulla ‘cupola’ mafiosa, sulle sue connivenze con la “società civile” e sui meccanismi grotteschi che regolano il mondo dell’informazione che deve raccontarla.

Una scena dalla seconda stagione di Incastrati (fonte: Netflix)
Salvo Ficarra, nonostante tutto quello che è successo nella prima stagione, è ancora “incastrato” da un prodotto televisivo di pura invenzione (estremamente semplicistico e dozzinale come la media dei prodotti su piattaforma). E anche in questa seconda stagione, la serie entra ed esce dalla fittizia centrale di polizia dell’ispettore Jackson, protagonista di The Touch of the Killer e poi del sequel The Look of the Killer, che sia Salvo che sua ex-moglie Ester (per sentirlo più vicino dopo la separazione) seguono assiduamente.
Stavolta questo sottotesto è ancora più esplicito, le due serie (quella finta e quella vera) dialogano in maniera molto più serrata e sono sempre più frequenti i momenti in cui Ficarra e Picone si fermano per riflettere sui tempi delle serie tv, per giocare sugli stereotipi di quel tipo di narrazione, sugli incroci spesso assolutamente inverosimili tra la trama poliziesca e le vicende sentimentali dei protagonisti.
E persino per scherzare sulle diverse tipologie di prodotto televisivo e i diversi target di pubblico a cui questi si rivolgono (Robertino, il figlio di Agata, è appassionato di The Body Language, un’altra serie tv, molto più moderna e sofisticata di quella di cui è appassionato Salvo).
Incastrati | il ritorno su Netflix di Ficarra e Picone
I due comici siciliani lasciano maggiore spazio agli attori secondari, facendo emergere pian piano, in poche ma fondamentali scene, i personaggi di Tony Sperandeo nei panni di Cosa Inutile, quello di Sergio Friscia nel ruolo del retorico giornalista locale Sergione e soprattutto quello del procuratore capo Leo Gullotta (la sua entrata in scena è il vero punto di svolta di tutta la stagione).
Approfondendo questi comprimari, la seconda stagione di Incastrati ne guadagna in complessità, spesso ribaltando il giudizio che su di loro gli spettatori avevano maturato nelle prime puntate (c’è sempre qualcosa di peggio in agguato) e liberando quelle che inizialmente erano solo maschere grottesche dalla loro bidimensionalità, lavorando invece di sfumature per renderle drammaturgicamente interessanti.

Una scena dalla seconda stagione di Incastrati (fonte: Netflix)
Come spesso è accaduto poi nella carriera di Ficarra e Picone, bravissimi nel mettere in scena senza sconti le piccolezze dei loro connazionali, anche in Incastrati ci sono scene che involontariamente dialogano direttamente con l’attualità e con la cronaca degli ultimi mesi (quasi profetica, ad esempio, tutta la sottotrama del medico che agevola la latitanza di Padre Santissimo), fino ad arrivare a un finale che sembra essere stato scritto appositamente dopo la cattura di Matteo Messina Denaro (e che, invece, è “solo” frutto della penna di due autori sempre più raffinati).
Ancora una volta, Incastrati trova il modo di collegarsi direttamente a quel cinema di Rosi, Damiani e Germi, che Ficarra e Picone consapevolmente citano e indicano come loro stella polare. Eppure, questa seconda stagione della serie Netflix, se pur non sempre eccellente nella fattura registica e nel ritmo della narrazione, fa emergere la maturazione autoriale di due comici che hanno ormai le idee chiarissime sul loro lavoro e sul tipo di racconto che vogliono fare.
Le nuove sei puntate di Incastrati dimostrano come l’incursione seriale di Ficarra e Picone non sia stata solo un “capriccio” per presentarsi come moderni e salire sul carro del vincitore (le serie sul cinema?), ma come sia in realtà un coerente nuovo tassello della loro poetica.
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