Berlusconi al cinema: 5 film che vi siete persi ma che raccontano veramente chi era

Sabina Guzzanti imita Silvio Berlusconi in Draquila (fonte: IMDB)
Sabina Guzzanti imita Silvio Berlusconi in Draquila (fonte: IMDB)

Silvio Berlusconi si è spento a 86 anni. Per 17 anni è stato il centro indiscusso della politica italiana, per altri 12 ha fatto di tutto per continuare a esserlo, fra processi, scandali, polemiche. E anche il cinema, inevitabilmente, ha parlato molto di lui. 

Politico, imprenditore, produttore, ma anche protagonista del nostro immaginario cinematografico, prima come “nemico” poi come icona pop: con la morte di Silvio Berlusconi all’età di 86 anni si chiude un’era.

Investito dal favore elettorale ma insofferente verso i meccanismi che in democrazia bilanciano i poteri, uomo dell’establishment economico ma anche primo dei populisti, il cinema ha cercato di raccontare le contraddizioni e le ambiguità di un uomo che è stato «tutto e troppo» (come disse una volta Giuliano Ferrara). Ecco cinque film che, in maniera molto diversa tra loro, sono oggi imprescindibili per chiunque volesse ripercorrere il fenomeno del berlusconismo.

Il Caimano

Il titolo del film di Nanni Moretti nasce dalla definizione, ormai celebre, coniata da Franco Cordero: il caimano si inabissa sotto il pelo dell’acqua per fingersi stecchito, ma è solo un trucco per poi riemergere al momento giusto e spalancare le fauci. Chi è il Caimano? Facile: Berlusconi. E chi è Berlusconi?

Uno che rifiuta la realtà costruendone una nuova di zecca da vendere al prossimo, uno che a domande precise risponde insultando e calunniando, cambiando argomento. Uno che detesta chi non lo adora a sufficienza. Esattamente come Bruno, il personaggio di Silvio Orlando, che vede in uno script appena sfogliato un pretesto per rimandare il proprio fallimento professionale e una scusa per chiudere gli occhi sul disastro del proprio matrimonio, consumando una vendetta plateale quanto infantile. Il Caimano siamo tutti noi, o meglio, c’è un po’ di Caimano in ognuno di noi: anche per questo cambia costantemente volto, con tre attori (uno dei quali è lo stesso regista) a prestargli le sembianze.

Elio De Capitani ne Il Caimano (fonte. IMDB)
Elio De Capitani ne Il Caimano (fonte. IMDB)

Belluscone: Una storia siciliana

Con Belluscone, il “cinico” Franco Maresco ha tentato di spiegare l’Italia attraverso la Sicilia (citando prima il Goethe del Viaggio in Italia, «non si può capire l’Italia senza capire la Sicilia» e poi Sciascia, quando diceva che «la linea della palma stava avanzando e l’Italia si stava sicilianizzando»).

Il film nasce però con un altro intento, più esplicito, ovvero quello di raccontare Berlusconi quando era ancora al governo, ma dal punto di vista dei siciliani, e quindi di provare a raccontare la sicilianità di Berlusconi, spiegando perché senza la Sicilia non avrebbe mai potuto ottenere il potere che ha ottenuto (anche grazie alla relazione strettissima con Marcello Dell’Utri).

Nello scarto tra Berlusconi e Belluscone, attraverso il quale si perde la erre in luogo di una doppia elle, avviene qualcosa di simile a quel che accade nella musica, nel jazz tanto amato da Maresco, come quando Billie Holiday o Louis Armstrong giocano con il tempo, spostano o anticipano degli accenti, e cambia tutto. Allo stesso modo sostituendo una o due lettere in Berlusconi si cambia il senso, l’interpretazione e il racconto, trovando la chiave per mettere in scena non tanto Berlusconi quanto il berlusconismo e dispiegarne la genesi.

Marcello Dell'Utri in una scena di Belluscone (fonte: IMDB)
Marcello Dell’Utri in una scena di Belluscone (fonte: IMDB)

Draquila – L’Italia che trema

Il documentario di Sabina Guzzanti, incentrato sugli eventi che si susseguirono dopo il tremendo terremoto che colpì la città de L’Aquila il 6 aprile 2009, è forse quello che meglio racconta la divisione del Paese in quegli anni e il clima incandescente che infuocava la società civile.

L’allora Ministro per i Beni e le Attività Culturali Sandro Bondi rifiutò l’invito al Festival di Cannes (dove il film fu presentato) con «rincrescimento e sconcerto» poiché «la partecipazione di una pellicola di propaganda» avrebbe offeso «la verità e l’intero popolo italiano». Nel film, infatti, Guzzanti non risparmiava feroci critiche all’operato del governo presieduto da Silvio Berlusconi e alla Protezione Civile sotto la gestione di Guido Bertolaso, accusati di aver creato una società per azioni attorno alla tragedia del terremoto e di averla trasformata in una macchina parastatale operante al di sopra della legge. Ancora oggi, Draquila è una testimonianza viscerale del dibattito politico che stava andando in scena e della spregiudicatezza della classe politica.

Loro

Il Berlusconi di Paolo Sorrentino è un affabulatore ossessionato dal suo carisma, che cerca di vendere telefonicamente una casa ad una signora che nemmeno conosce, presa a caso dalle Pagine Bianche, preconizzando le “phone sales” del giovane broker DiCaprio agli inizi della sua carriera in The Wolf of Wall Street.

È una delle scene migliori di Loro insieme al dialogo fra il Servillo-Berlusconi e il Servillo-Doris, ovvero un clone che ha le stesse sembianze di Berlusconi (l’invasione degli ultracorpi) e la stessa visione del mondo. Una immagine che da sola riesce a dire tutto dell’influenza del “berlusconismo” come modello di benessere da seguire nella celebrazione della furbizia come valore assoluto e delle decine di epigoni del Cavaliere: veri, presunti, sedicenti tali.

Toni Servillo è Silvio Berlusconi in Loro (fonte: IMDB)
Toni Servillo è Silvio Berlusconi in Loro (fonte: IMDB)

Ginger e Fred

La risposta cinematografica al fenomeno Berlusconi comincia da lontano e tra i primi a citarlo in un suo film ci fu anche anche Federico Fellini con Ginger e Fred. Siamo nel 1985 e Berlusconi era ancora “solo” un imprenditore a capo di un impero televisivo, ma da anni aveva già cominciato a comprare le library delle grandi case di produzione. Stava diventando il padrone di mezzo cinema italiano e stava iniziando anche a produrlo, con il gruppo che poi sarebbe diventato Medusa. In quegli anni Fellini polemizza con Berlusconi per la questione dei film trasmessi in tv con le interruzioni pubblicitarie.

Nel film, Amelia Bonetti e Pippo Botticella (Ginger e Fred, appunto) sono due attempati ballerini di tip-tap, ormai da molto tempo fuori dal giro. I due vengono coinvolti in una squallida operazione nostalgia per la serata di Natale organizzata da una TV privata di proprietà del cavalier Fulvio Lombardoni (l’allusione non è delle più sottili). Ma si capisce subito che tutto lo show è pensato solo per dare risalto alla figura del presentatore e alla pubblicità.