Scomparso poche settimane fa, colpendo al cuore un popolo intero e  lasciando vivamente commossi centinaia di migliaia di estimatori sparsi per tutto il mondo, in particolar modo, paradossalmente, nella detestata America del Nord, il comandante Hugo Chavez viene ricordato attraverso le immagini del documentario diretto e curato, assieme a  Tariq Ali, dal regista statunitense Oliver Stone.

Libero da ogni pregiudizio, avido di spiegazioni, spesso non conformi a quelle ufficiali, ed animato da una fortissima passione civile il regista ha fatto ormai della forma documentario, un complemento della sua carriera, portando sul grande schermo una ricostruzione della realtà, che pur nella difformità dei suoi spunti, si racconta sempre con estrema libertà e coerenza. Ecco dunque che Chavez viene raccontato dal regista seguendo un doppio binario; all’immagine demonizzata proposta dai media, prevalentemente americani, accompagnata da un’acuta ricostruzione storico-politica del Venezuela e dell’America Latina tutta, Stone inframezza una serie di spontanee, amichevoli ed intense interazioni dirette con il comandante venezuelano. Se agli occhi del mondo Chavez appare come un dittatore nemico degli Stati Uniti e con lui Lula, il presidente del Brasile, Evo Morales della Bolivia e anche l’argentina Cristina Fernàndez de Kirchner, a quelli Stone e della sua troupe egli appare come un uomo estremamente amato dal suo paese, chiaramente cosciente delle complessità economiche sociali che attanagliano il suo popolo e con sorprendente animo solare ed accogliente.

BG_Hugo Chavez and Sean Penn_06-03_02Nel lungo percorso della storia di una vita e di un uomo, il regista americano ricostruisce quello di una realtà molto più estesa; l’immagine di Chavez viene infatti ricostruita non per bocca della sua gente, ma bensì dei grandi capi di stato che con lui si sono resti protagonisti di quel fronte rivoluzionario bolivariano (il riferimento è al ‘libertador’ Simon Bolivar) che ha fatto della contrapposizione alla speculazione economica e al predominio politico americano il suo elemento distintivo e della preservazione della propria identità sociale, culturale e storica il proprio vanto. Nel quadro di questo richiamo all’antico liberatore Simon Bolivar, si sostanzia qualcosa di molto preciso : l’appropriazione del corpo politico latinoamericano da parte di forze autenticamente indigene e fortemente volute dai propri popoli, capaci poi di raccordarsi tra loro, in nome anche di un forte spirito anti-americano. Alla narrazione precisa, fatta di documentazione autentica, della lunga presidenza di Chavez in Venezuela (1998-2004), fruttifera di spunti d’analisi ulteriore e di seria riflessione, Oliver Stone alterna un quadro d’immagini curioso ed appassionante, in grado di rendere il suo documentario mai noioso ed estremamente godibile. Chavez – L’Ultimo Comandante sarà distribuito nelle sale italiane a partire da Martedì 16 Aprile.

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