Dark Places – Nei luoghi Oscuri, la recensione del thriller con Charlize Theron

Dopo il bellissimo Mad Max: Fury Road, l’attrice Charlize Theron torna a fianco dell’inglese Nicholas Hoult in un film diretto da Gilles Paquet-Brenner. Dark Places narra la storia di Libby Day, una ragazzina riuscita a scappare da una strage che ha coinvolto la sua famiglia. Interrogata dagli inquirenti, la piccola conferma la pista seguita dalla polizia accusando Ben, il proprio fratello maggiore, dell’omicidio della madre e delle due sorelline. A venticinque anni da quella notte, Libby, in evidenti difficoltà economiche, incontra un membro del “Kill Club”, un gruppo di persone ossessionate dai casi di cronaca nera, che le propone di riprendere in mano la vicenda e scoprire come sono andate veramente le cose. La pellicola è ispirata all’omonimo romanzo di Gillian Flynn, autrice del successo mondiale di Gone Girl, da cui è stato tratto il recente film di David Fincher con Ben Affleck e Rosamund Pike.

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La narrazione alla 21 grammi, con diverse linee temporali che si intersecano, riesce a mantenere viva l’attenzione e a coinvolgere lo spettatore per tutta la durata del film. Purtroppo però una trama poco originale e una regia fin troppo televisiva non permettono a Dark Places di decollare, nonostante la performance degli attori protagonisti. Charlize Theron, attraverso un’ interpretazione intensa, attraverso il suo viso candido e allo stesso tempo segnato dai tragici eventi del suo passato, regala un personaggio ben costruito, anche se troppo spesso sopra le righe ed inutilmente grottesco. Il problema di Dark Places è forse proprio questo. Tutti i personaggi, specialmente quelli rappresentati nel periodo adolescenziale, sono assolutamente quadrati e bidimensionali, stereotipati e per questo poco credibili. La vicenda di Ben, il satanismo, lo stupro, è raccontata in maniera piatta e poco interessante, svilendo argomenti così seri e duri a semplici riempitivi per una sceneggiatura che fatica a trovare la propria strada. A poco quindi serve l’impegno dell’ottima Christina Hendricks, del sempre più bravo Corey Stoll o dei due attori protagonisti. Il film di Paquet-Brenner non ha la stessa forza visiva e narrativa del Gone Girl di Fincher, né tantomeno le brillanti idee che lo caratterizzavano nella regia e nella scrittura.

Nonostante ciò, Dark Places riesce a catturare grazie ad una buona dose di tensione e ad un ritmo serrato, mai blando o soporifero. Con le sue riprese in soggettiva, che in alcune fasi lo avvicinano molto ad un film horror, la pellicola di Paquet-Brenner riesce ad inquietare e a tenere sulle spine, grazie anche alla intensa e riuscita climax finale. Gli evidenti difetti però, a partire da una certa superficialità e piattezza di fondo, impediscono a Dark Places di ergersi al di sopra del mero intrattenimento cinematografico e di spiccare in un mercato, quello dei drama famigliari, già abbastanza saturo. Il film con Charlize Theron rimane comunque una buona alternativa per chi cerca un prodotto senza troppo pretese, in grado di intrigare grazie alla sua atmosfera cupa e claustrofobica e a delle interpretazioni tutto sommato apprezzabili e coinvolgenti.

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