Room, la recensione dell’intenso dramma di Lenny Abrahamson

Dopo aver vinto il premio del pubblico come miglior film al Toronto Film Festival, Room, il nuovo film diretto da Lenny Abrahamson è stato presentato alla decima edizione della Festa del Cinema di Roma. Il regista irlandese, che ha sorpreso critica e pubblico lo scorso anno con il provocatorio ed ironico Frank in cui Michael Fassbender recitava nascosto dietro una maschera gigante, torna sul grande schermo con un’intensa ed emozionante storia di una madre e un figlio rinchiusi fuori dal mondo. Rapita all’età di 17 anni, la protagonista interpretata da Brie Larson, da circa sette anni è trattenuta contro la sua volontà in un piccolo e sporco capanno della provincia americana. Mentre all’inizio è da sola a cercare la forza di andare avanti e resistere al suo carnefice, dopo due anni di prigionia dà alla luce Jack, un bambino coraggioso ed intelligente che non conosce altro mondo al di fuori di quella piccola stanza. La prima parte del film infatti si mantiene claustrofobica ed inquietante, svolgendosi esclusivamente all’interno di quattro mura strette e luride, presentando la convivenza obbligatoria e triste di Jack e Ma. Le loro giornate procedono lente e monotone, tra faccende domestiche, giochi rimediati, letture di fiabe classiche e la visita quotidiana di Old Nick, il loro carceriere, che si approfitta della donna mentre il piccolo cerca di dormire chiuso nell’armadio. Uno scenario spaventoso e viscerale che tocca il cuore, anche grazie alla regia attenta e ad uno stile cinematografico capace di coinvolgere il pubblico dall’inizio alla fine.

room recensione

Abrahamson riesce a descrivere la forza dell’amore di una madre per il proprio figlio e l’estremo senso di protezione finalizzato alla semplice sopravvivenza. La sceneggiatura di Emma Donoughe, autrice del romanzo Stanza, letto, armadio, specchio (Room) pubblicato nel 2010 a cui è ispirato il film, è lineare e ricca di punti di vista ed interessanti visioni del dramma vissuto dai vari personaggi. Dal piccolo Jacob Tremblay che regala un’ottima interpretazione alla stessa Brie Larson, oltre a Joan Allen e William H.Macy, ogni membro del cast ha il suo ruolo fondamentale e disponibile ad un’evoluzione emotiva e personale che cattura. Dal momento in cui la giovane madre assume la consapevolezza del futuro e comprende che suo figlio merita una vita diversa immersa nel mondo vero, il film vive una svolta e l’azione esce dal cupo ambiente senza speranza della “Stanza”, per esplorare l’esterno e segnare un ritorno di entrambi alla vita. Jack scopre il mondo per la prima volta a cinque anni, provando a distinguere il reale dall’immaginario e imparando a relazionarsi con altre persone. Il cordone ombelicale per cui è cresciuto in simbiosi con la donna per quattro anni, all’interno di un ambiente chiuso e sicuro dai disturbi esterni, si rompe dando vita ad un secondo film con un ritmo più dinamico ed esaustivo. Room è un dramma indie intenso, tenero e dirompente che vive dell’ottima alchimia tra i due protagonisti e di una narrazione che sa quali corde toccare per emozionare un pubblico di ogni genere. Difficile non tirare fuori i fazzoletti almeno una volta fino alla fine del film. Vi consigliamo di non perderlo dal 3 Marzo nelle sale italiane.

TRAILER