Il Gladiatore 2 non è altro che una versione decisamente più camp e canzonatoria del film originale, in cui Ridley Scott ha dato libero sfogo a una sua passione. Quella per il kitsch, coltivata in realtà fin da giovanissimo con i suoi lavori pubblicitari, e che faceva capolino anche nel precedente – e a suo modo farsesco – Napoleon.
Tutto ciò che viene orchestrato su schermo in questo sequel de Il Gladiatore, comprese le violentissime e sanguinose battaglie, non ha altro scopo se non quello citato da Mason Verger nel film su Hannibal del 2001 (diretto sempre da Scott). “That’s entertainment!”. Non esiste alcuna ambizione mitopoietica, nessuna velleità di costruzione epica.
Il Colosseo, l’arena in cui si volge l’azione, diventa un proscenio sul quale Scott inventa le battaglie più irragionevoli, non solo dal punto di vista della coerenza storica, e sguinzaglia il suo bestiario digitale, giocando nell’illuminare frontalmente le diverse creature che entrano in scena, così da rendere evidente allo spettatore la loro natura posticcia.
Lo spettacolo inteso come unico linguaggio e come campo sul quale esercitare il proprio potere. Ma c’è un fondo di verità storica in queste scelte? Scopriamolo insieme. Inutile dire che, da qui in avanti, c’è rischio spoiler!
Le battaglie con i rinoceronti
In una scena de Il Gladiatore 2, il personaggio di Paul Mescal, Lucius Verus, si trova a dover combattere contro uno sfidante a cavalcioni su di un enorme rinoceronte, con le corna coperte di sangue. Kathleen Coleman, professoressa presso il dipartimento di lettere classiche dell’Università di Harvard, ha sottolineato che i gladiatori combattevano contro altri uomini, non contro gli animali.
“Le persone che combattevano contro le bestie erano una categoria separata, i cosiddetti bestiarii, che non combattevano contro altri uomini ma venivano contrapposti alle bestie feroci”, ha spiegato la professoressa Coleman al MailOnline. Anche il professor Shadi Bartsch, classicista dell’Università di Chicago, concorda sul fatto che la rappresentazione della battaglia con il rinoceronte non sia del tutto accurata.
Marziale, un poeta romano che spesso descriveva ciò che andava in scena nel Colosseo di Roma, scrisse di un rinoceronte che lanciò un toro verso il cielo nell’80 d.C. Tuttavia, era il rinoceronte a un corno, non la versione a due corni mostrata nel film, e non ci sono prove che qualcuno lo abbia effettivamente cavalcato.
Gli squali nel Colosseo
In un’altra scena, il Colosseo, che è stato ricreato digitalmente per apparire come nel periodo di massimo splendore 2.000 anni fa, si riempie d’acqua come una gigantesca vasca da bagno, diventando lo scenario di una vera e propria battaglia navale. E come se questo non fosse abbastanza, Ridley Scott ha pensato bene pure di riempire l’arena di squali che pasteggiano con i corpi dei malcapitati che vengono scaraventati giù dalle navi. Ancora una volta, la professoressa Bartsch crede che ci sia un’inesattezza qui, dal momento che i romani “probabilmente non sapevano neanche cosa fosse uno squalo”.
Tuttavia, i romani hanno effettivamente organizzato battaglie navali nel Colosseo, il che significa che fu effettivamente inondato d’acqua ad un certo punto durante la sua storia antica. In termini storici, quindi, si può dare credito alla battaglia navale messa in scena del film (naumachia) nel Colosseo allagato. Tali spettacoli erano costosi da mettere in scena ed erano riservati alle occasioni speciali.
Le fonti letterarie sostengono che il Colosseo fu allagato per una battaglia navale alla sua inaugurazione. Dopo un po’ di dibattito, gli storici ora accettano che i meccanismi ingegneristici fossero tali da permettere all’Anfiteatro Flavio, almeno nei suoi primi giorni, di ospitare una naumachia.
Quando di recente gli è stato chiesto dell’aggiunta degli squali in un’intervista con Collider, Ridley Scott è stato irremovibile sul fatto che ci potesse essere una base storica. Il regista, con la sua solita diplomazia, ha detto: “Amico, se riesci a costruire il Colosseo, puoi inondarlo con della ***** di acqua. Stai scherzando? E pure prendere un paio di squali con una rete dal mare. Certo che potevano farlo”.
I babbuini feroci
In uno degli apici più assurdi del film, i personaggio di Mescal deve combattere contro degli strani babbuini in computer grafica dall’aspetto feroce, ma anche in questo caso la professoressa Coleman mette in dubbio l’attendibilità della cosa, come spiegato al MailOnline: “Non c’è evidenza che i romani combattessero contro i babbuini, figuriamoci nel Colosseo”.
È pure vero però che ci fu un grande interesse romano per gli animali selvatici stranieri e che questo fu la base dei primi spettacoli di bestie che iniziarono nel 275 a.C. con una mostra di elefanti da guerra catturati. Tali esibizioni non violente di animali continuarono nell’era imperiale, ma nel 186 a.C. ebbe luogo la prima caccia agli animali (venatio), con leoni e leopardi, e dal 169 a.C. la caccia alle bestie entrò a far parte ufficialmente delle feste statali repubblicane.
Più tardi, la cattura e il trasporto di bestie, soprattutto insolite e straniere, da esporre – ma più spesso uccidere – diventò un modo per dimostrare la potenza imperiale, il controllo del territorio e la vastità dell’impero. Migliaia di animali venivano portati dall’Africa nelle arene romane per essere macellati per l’intrattenimento del pubblico e la carne degli animali morti veniva data agli spettatori (era più facile che cercare di smaltire le numerose carcasse).
Coloro che combattevano le bestie non erano gladiatori ma cacciatori appositamente addestrati (venatores) armati di lance. La venatio poteva anche essere caratterizzata da combattimenti tra animali, come nel caso del rinoceronte del Colosseo, ma il più delle volte la gara consisteva in tori contro elefanti oppure orsi.