5 film di Yorgos Lanthimos per prepararci al nuovo Povere Creature!

Povere creature!
Povere creature! (Foto: Ansa) – Newscinema.it

Padre di un cinema feroce, grottesco e disilluso, il regista greco concorre per la statuetta dorata con la sua ultima fatica surrealista, già premiata a Venezia e ai Golden Globe

Il 25 gennaio 2024 Povere Creature! di Yorgos Lanthimos debutta finalmente nelle sale italiane. La pellicola, presentata in concorso all’80ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, si è aggiudicata il Leone d’oro e, successivamente, anche il Golden Globe per il miglior film commedia o musicale e il Golden Globe per la migliore attrice, consegnato alla tanto straordinaria quanto tragicomica performance attoriale di Emma Stone.

In gara per la statuetta dorata ai Premi Oscar 2024, l’ultimo sogno (o incubo) surrealista di Lanthimos conferma ancora una volta la sua riconoscibile e compulsiva osservazione della realtà, fatta di immagini crude, ciniche e grottesche, sequenze ossessive, luoghi indefiniti, futuri prossimi e esternalizzazioni distopiche delle incongruenze sociali. In attesa di vedere Povere Creature!, che include nel cast anche Willem Dafoe, Ramy Youssef, Margaret Qualley e Mark Ruffalo, ripercorriamo lo stile, la retorica e la trama dei 5 migliori titoli del regista greco.

Dogtooth (2009)

Due genitori chiudono i tre figli in una casa isolata facendo credere loro di poterla lasciarla solo quando avranno perso un canino. In un grottesco delirio di iperprotezione, il film di Lanthimos diventa un sottile incubo psichedelico che porta con sé le contaminazioni di El Castillo de la Pureza (1972) del messicano Arturo Ripstein e, inevitabilmente, del capolavoro surrealista di Luis Buñuel L’Angelo Sterminatore, dove lo stesso Ripstein si è formato come assistente alla regia.

L’opera di Buñuel, racconta di un gruppo di borghesi che restano metafisicamente prigionieri di una lussuosa sala da pranzo, seppur non ci sia nulla di materialmente frapposto tra loro e l’uscita, secondo la metafora di una classe sociale che non potrà mai avere occasione di migliorarsi. Dogtooth di Lanthimos, che ne omaggia diversi elementi, ha vinto il premio della sezione Un Certain Regard al 62º Festival di Cannes ed è stato candidato per l’Oscar al miglior film in lingua straniera ai premi Oscar 2011.

Dogtooth
Dogtooth (Foto: Ansa) – Newscinema.it

Alps (2011)

Ambientato ad Atene, la pellicola segue un paramedico, un’infermiera, una ginnasta e il suo allenatore che impersonano sotto compenso persone appena defunte per aiutarne i congiunti a elaborare il lutto. Queste quattro persone formano il gruppo “Alps” che dà il nome all’intera opera perché, come sottolinea il capo in un dialogo all’inizio del film, “le Alpi sono montagne insostituibili”. Il film, che propone una sorta di innaturale e disturbante soluzione alla morte, ha vinto il premio Osella per la migliore sceneggiatura alla 68ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.

The Lobster (2015)

All’esordio in un film in lingua inglese, Lanthimos ambienta la storia in una futura società distopica dove l’unica esistenza consentita è quella di coppia. Estremamente discusso, a causa di un finale che lascia aperte numerose domande, il perverso capolavoro del regista greco racconta la vicenda dell’architetto David (Colin Farrell) che viene lasciato dalla moglie e, come tutte le altre persone che non hanno un partner, viene spedito in un hotel dove riceve quarantacinque giorni di tempo per trovare l’anima gemella, o verrà trasformato in un animale di sua scelta.

Là, David cercherà di seguire i consigli della direttrice (Olivia Colman) per trovare un nuovo amore e poter così continuare a vivere come un essere umano. Le cose però sfuggono presto di mano e David scappa insieme al gruppo dei solitari guidato da una donna (Lea Seydoux), dove l’interesse nelle relazioni sentimentali è vietato. Ed è proprio qui che, paradossalmente, David incontra una donna di cui si innamora (Rachel Weisz). The Lobster è stato presentato in concorso al Festival di Cannes del 2015, dove ha vinto il Premio della giuria.

The Lobster, Colin Farrell
The Lobster, Colin Farrell (Foto: Ansa) – Newscinema.it

Il sacrificio del cervo sacro (2017)

Yorgos Lanthimos torna a dirigere Colin Farrell, questa volta insieme a Nicole Kidman e Barry Keoghan. Presentato in concorso al Festival di Cannes 2017 (dove ha vinto il Prix du scénario), il thriller psicologico riprende alcuni elementi del mito greco del sacrificio di Ifigenia, rappresentata da Euripide nell‘Ifigenia in Aulide.

La pellicola conduce lo spettatore in un viaggio disturbante dove un carismatico chirurgo, quando la sua esistenza inizia a cadere a pezzi a causa del comportamento sempre più sinistro dell’adolescente che ha preso sotto la sua ala protettiva, è costretto a fare un sacrificio impensabile. Riprendendo alcune tematiche già trattate in Dogtooth, Il sacrificio del cervo sacro propone un nuovo (ed ennesimo universo distopico) in cui gli esseri umani, tragicamente anestetizzati a livello sentimentale, danno l’impressione di saper solo interpretare e replicare dei ruoli prestabiliti.

La Favorita (2018)

Emma Stone non è nuova alle collaborazioni con il regista greco. Già nel 2018, infatti, è stata la protagonista del film La Favorita, insieme a Olivia Colman e Rachel Weisz, che tornano sul set di Lanthimos dopo l’esperienza di The Lobster. Con questo film, ci troviamo all’inizio del 18esimo secolo, quando l’Inghilterra è in guerra con la Francia.

Nonostante ciò, i banchetti degli aristocratici sono lungi dal fermarsi. Una fragile Regina Anae (Olivia Colman, prima e unica scelta di Lanthimos per la parte) occupa il trono e la sua confidente Lady Sarah (Rachel Weisz) governa il Paese al suo posto, mentre si prende cura della salute traballante.

Emma Stone e Yorgos Lanthimos
Emma Stone e Yorgos Lanthimos (Foto: Ansa) – Newscinema.it

Quando la nuova serva Abigail (Emma Stone) arriva, il suo fascino (e la parentela) la rendono cara a Lady Sarah, che la prenderà sotto la sua ala protettrice. Prima dell’inizio delle riprese, Lanthimos ha coinvolto i principali attori in un processo di prova che è durato tre settimane. Gli attori “hanno recitato le loro battute mentre cercavano di annodarsi, saltando da una piastrella all’altra o contorcendosi sul pavimento”, riporta il The New York Times.