Show Me a Hero: Paul Haggis firma il nuovo dramma politico della HBO

Un prologo trattenuto, una macchina parcheggiata in un cimitero e al suo interno un uomo che ignora un’importante chiamata sul cerca persone. Stacco. Si apre nel segno del dubbio e di Bruce Springsteen (quella che sentite è Gave it a name) Show me a hero, la nuova miniserie targata HBO basata sul libro omonimo della giornalista del New York Times Lisa Belkin. Andata in onda lo scorso agosto sul network americano, verrà trasmessa su Sky Atlantic dal 17 novembre (in versione doppiata e originale). Show me a hero segna l’ennesima incursione di un autore cinematografico nel piccolo schermo: a dirigere i sei episodi è infatti Paul Haggis, su una sceneggiatura di David Simon, che in tanti conosceranno come la mente dietro al capolavoro di The Wire ma anche altri prodotti HBO (Treme, Generation Kill e The Corner). Insomma, tra la premessa di nomi altisonanti e un cast d’eccezione che schiera Oscar Isaac, Winona Ryder, John Belushi, Alfred Molina e Catherine Keener, la serie appoggia le sue basi su questioni politiche e sociali realmente accadute tra la fine degli anni 80 e gli anni 90.

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Febbraio 1987. Nick Wasicsko (Oscar Isaac) è un giovane consigliere di Yonkers, città dello stato di New York confinante con il Bronx. A soli ventottanni si candida per la poltrona di sindaco contro lo sfidante in carica Angelo Martinelli (James Belushi), puntando l’indice della sua campagna elettorale sul ricambio e sui veri bisogni della comunità. Un provvedimento urbanistico appena varato però farà ombra sul mandato del neo eletto sindaco: Wasicsko ha promesso ai cittadini di Yonkers, soprattutto a quelli appartenenti alla comunità afro-americana e latino-americana, la costruzione di 200 case popolari all’interno di quartieri cosiddetti “bianchi”. Una promessa che, forse, non potrà mantenere. Inizia da qui un episodio pilota dal ritmo serrato e dallo svolgimento articolato in dialoghi e tematiche assolutamente intriganti. L’impegno sociale e la caratteristica dell’inchiesta fanno di questo nuovo prodotto HBO un potenziale concorrente di tutti quei ritratti politici già visti e apprezzati in tv (il riferimento più recente è House of Cards). La regia di Haggis è piuttosto semplice e rigorosa, mai sopra la storia e al servizio dei suoi attori, che mettono in scena un dramma contemporaneo sull’uomo e le fragilità dei potenti, i politici. A tenere incollate le immagini della città, ripresa dagli angoli meno glamour e scintillanti, ci pensa poi la musica di Bruce Springsteen, di cui vengono utilizzati ben due brani (Gave it a name e Hungry Heart). Le parole del Boss e dei protagonisti creano un’amalgama vincente che stimola lo spettatore ad andare avanti, a mettere insieme i punti dell’indagine e magari a schierarsi come si fa in un’enorme arena urbana con le sue bestie feroci e le sue vittime sacrificali. Chi la spunterà? Staremo a vedere.

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By Cecilia Strazza

Studentessa di lettere con aspirazioni giornalistiche. Scrivo per raccontare storie, critico per restituire l'esperienza della sala, che è il sale della mia vita. Mi piacciono i film sospesi di Sofia Coppola, i futuri alternativi di Spike Jonze, le geometrie di Nicolas Winding Refn, gli scanzonati anni '80 di John Hughes e amo gli spot dei profumi, e Keira Knightley. Tutte buone ragioni per farmi odiare dalla gente.

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