“In questo momento della mia vita penso continuamente alla fede e mi pongo domande sulla debolezza, sulla condizione umana e sono questi i temi del libro di Endo” ha dichiarato Martin Scorsese, regista di Silence, film nelle sale italiane dal 12 Gennaio 2017, ispirato all’omonimo romanzo dello scrittore giapponese Shusaku Endo.
Ambientato nel Giappone dei Kakase Kirishitan (cristiani nascosti), questo libro è stato regalato al regista italo americano dall’arcivescovo Paul Moore durante la proiezione speciale di L’Ultima Tentazione di Cristo, a New York. Scorsese si è sentito particolarmente colpito dalle parole di Endo unite alla sua formazione cattolica, e, insieme a Jay Cocks, ha sviluppato la sceneggiatura di Silence, un film intenso ed emotivamente impetuoso, che esamina la spiritualità profonda del silenzio di Dio di fronte alla sofferenza umana.
Difficile essere cristiani
Andrew Garfield
e Adam Driver sono Padre Rodrigues e Padre Garupe, due missionari portoghesi che, nel XVII secolo, vengono mandati in Giappone per ritrovare il loro mentore, padre Christovao Ferreira, interpretato da Liam Neeson. Quest’ultimo è riuscito a diffondere il Cristianesimo in quel paese rinchiuso nella tradizione, dove il buddismo e lo shintoismo sono le uniche religioni approvate, e c’è grande timore per l’arrivo di una nuova dottrina che in poco tempo, ha convertito diverse persone che sognano ormai di raggiungere il Paradiso. Coloro che vengono identificati come cristiani in quelle zone dell’Oriente, sono brutalmente torturati e uccisi, dopo essere stati costretti a calpestare la loro fede e rinnegare la figura di Cristo e i Santi. I preti, come personificazione della religione dell’Occidente, sono considerati i principali nemici, e quando Padre Rodrigues si ritrova prigioniero dei giapponesi, inizia un percorso intimo tra fede e dubbio, avvertendo sulle sue spalle il totale peso della religione.
Comprendere il silenzio di Dio
La violenza e le dure prove fisiche e mentali a cui viene sottoposto, lo trascinano nell’oblio, tra uomo di Dio e servo di Dio, incapace di comprendere il silenzio opprimente che sembra il suo unico compagno di viaggio. La scena, spesso avvolta da una nebbia che nasconde e aiuta a creare un’atmosfera sospesa e misteriosa del film, vive del contrasto naturale di un paesaggio suggestivo e affascinante che rende il Giappone una scenografia perfettamente in linea con la storia raccontata. Sicuramente Silence non è un film di semplice fruizione e non adatto a tutti, ma se glielo permettete, è capace di ipnotizzarvi con delle inquadrature poetiche ed evocative e dei personaggi messi continuamente alla prova, resi magistralmente da un cast impeccabile e attento al dettaglio. Andrew Garfield, in particolare, guida il film con la sua lotta esistenziale ed interiore, confermando il suo talento ben lontano da Spider-man e più simile al suo impegno nel recente La Battaglia di Hacksaw Ridge.
Un film intimo sulla fede
Scorsese realizza un film indubbiamente religioso, presentando la fede come qualcosa di intimo ed individuale, che porta ogni uomo ad interrogarsi sull’intervento divino nella quotidianità. Ma è forte anche il contesto storico che fa da sfondo ad una storia che procede lentamente, ma con un ritmo trascendentale che si percepisce su un livello diverso. Una virata anti commerciale per il regista di capolavori come Taxi Driver e Quei Bravi Ragazzi che, superati i 70 anni, sembra voler chiarire la sua volontà di esplorare nuovi orizzonti creativi e ascoltare se stesso. Un po’ sulla scia di Mel Gibson, ispirato dalla fede nei suoi film da regista, anche Scorsese trova quello stile di racconto in cui regna il misticismo e l’emozione, arricchito da un’estetica onirica e avvolgente.
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