Tick, Tick… Boom | la recensione del primo film da regista di Lin-Manuel Miranda

Tick, Tick… Boom | la recensione del primo film da regista di Lin-Manuel Miranda
2.8 Punteggio
Regia
Sceneggiatura
Cast
Colonna Sonora

Passano gli anni ed è sempre più raro guardare una commedia musicale americana – al cinema, in tv, sul palco o nell’animazione (vedi Encanto) – senza leggere nei titoli di coda il nome di Lin-Manuel Miranda, stella di Broadway coccolata fin dal suo esordio teatrale con In the Heights (adattato per il cinema la scorsa estate) ed esplosa con Hamilton, dopo il quale non c’è più stata opera musicale per la quale non sia stato immediatamente coinvolto. Autore, compositore e performer, Miranda è stato prima di tutto il volto di una piccola rivoluzione, “portando” (con l’eccezione di West Side Story) le storie di immigrazione ispanica e le sonorità hip hop nelle più grandi produzioni di Broadway.

Per il suo esordio alla regia cinematografica ha scelto Tick, Tick… Boom! di Jonathan Larson, musical sperimentale inizialmente concepito come un “one man show” dai tratti fortemente autobiografici, che raccontava il disperato tentativo di un giovane compositore di farsi produrre un musical nella New York del 1990. Il protagonista è un giovane trentenne angosciato dal successo che non arriva, che vive al Greenwich Village con un misero stipendio da cameriere, la stima di un pugno di persone (tra cui Stephen Sondheim) e il sostegno di una calorosa banda di amici minacciati dall’Aids.

Tick, Tick… Boom! | il one man show di Andre Garfield

Il film di Lin-Manuel Miranda è in tutto e per tutto un omaggio al celebre compositore americano, il prodigio che ha sconvolto il mondo della commedia musicale con Rent, pur non avendone mai conosciuto la gloria (dodici anni di repliche) perché folgorato da un aneurisma alla vigilia della prima rappresentazione. Tick, Tick…Boom! racconta la fatica del processo creativo e riflette sulle difficoltà che inevitabilmente ostacolano la possibilità di esprimere la propria visione del mondo in totale purezza. 

Sogna di cambiare il mondo, Jon, servendo a una tavola calda di giorno e scrivendo su un ingombrante Macintosh di notte, ossessionato da un lavoro dal titolo emblematico: Superbia, un musical distopico dalle tinte orwelliane.Il film entra nell’appartamento bohémien di Jonathan Larson, ubicato tra SoHo e il Greenwich Village, in grado da solo di riflettere il dualismo tra aspirazioni e realtà. Incarnato da un Andrew Garfield coinvolto emotivamente nel progetto come mai lo si era visto prima, l’autore al centro della narrazione si agita in uno stato febbrile, esprimendo la tensione di un creativo divorato dalla propria urgenza di scrivere e inventare.

È un crinale pericolosissimo quello da cui si affaccia Tick, Tick… Boom!, sempre in bilico tra la possibilità di raccontare l’amore viscerale per la propria arte fino alle sue estreme conseguenze e il rischio di sfociare in una stanca esaltazione del genio tormentato. Non riuscendo sempre a dosare con efficacia gli ingredienti cinematografici attraverso i quali mettere in scena un testo così complesso (e inevitabilmente sfiancante e autoreferenziale), Tick, Tick… Boom! finisce per sembrare in più occasioni un esercizio di narcisismo, tanto più grave perché sempre enfatizzato dall’autoproclamazione del proprio talento.