Beau ha paura: il pretenzioso viaggio nella psiche umana di Aster | Recensione

Beau ha paura recensione
La recensione di Beau Ha Paura – Newscinema.it

Abbiamo visto Beau ha Paura di Ari Aster e vogliamo condividere le nostre impressioni su questo viaggio delirante che ha diviso il pubblico e la critica.

“I dispiaceri arrivano non come singole spie, ma in battaglioni.” Ossessioni, ansie, rapporti condizionati, legami morbosi e una profonda analisi delle paure esistenziali, disegnano questo tuffo nella psiche umana deciso, audace e sensoriale, ma anche un po’ troppo pretenzioso.

Ebbene sì, è stata dura essere investiti e trascinati nel nuovo disturbante e traumatico viaggio di Ari Aster, un vortice stratificato e volubile ma soprattutto influenzato da un’esagerata lunghezza che tiene prepotentemente in ostaggio lo spettatore.

Pesantino e complesso in superficie, necessita di un’elaborazione maniacale post visione, per digerire ogni piccola increspatura di questa narrazione multistrato. Attese, silenzi, timori, fin dalla nascita ci volle uno schiaffetto per attivare l’apatico Beau finito a vivere in un fatiscente quartiere ai limiti del distopico.

Inattaccabile Joaquin Phoenix

Il marciume iniziale si contrappone al lusso finale, in una piramide narrativa disarmante e incessantemente folle. L’inattaccabile Joaquin Phoenix governa ogni scena sapendo elevare l’opera come pochi altri e grazie alla sempre più avvolgente regia, fatta di soggettive, movimenti di macchina per nulla invisibili, un’attenzione minuziosa ai dettagli (che raccontano per immagini ogni scenografia) e un sonoro distintivo, ne esce un’immersione pungente a più livelli.

Beau ha Paura – Newscinema.it

Dalla tragedia angosciante all’esagerata immaginazione quasi parodistica, Aster cambia registro di continuo giocando tra l’onirico e l’astratto o aggrappandosi a criptiche metafore ermetiche. Perversioni, fragilità, paranoie, complessi, sensi di colpa, sottomissione possessiva di un rapporto madre/figlio, tutti temi davvero interessanti ma talvolta rappresentati in maniera pomposa, evitabile.

Spesso questo coraggioso regista si affida all’estro ma pare ostinarsi ad un linguaggio ostentato, giocando con lo spettatore e piegandosi al servizio della messa in scena. Un film che di certo farà discutere, il pubblico lo criticherà, lo innalzerà, lo demolirà o farà fatica a comprenderlo, ma per quanto mi riguarda nonostante l’enorme valore artistico, non allaccia nemmeno le scarpe ai suoi due precedenti.