Bleed – Più forte del destino, Miles Teller lotta per un sogno

Il pugile Vinny Pazienza, dopo aver perso il titolo dei superleggeri, deve affrontare la fine della sua carriera nel mondo della boxe. Nonostante da più parti si chieda a gran voce il suo ritiro, il giovane lottatore decide però di affidarsi all’allenatore Kevin Rooney e contro ogni pronostico sale di due categorie fino ai superwelter, rimettendosi di nuovo in corsa per il titolo. Ma quando le cose sembrano tornare per il verso giusto, un grave incidente mette nuovamente il pugile in condizioni precarie. Ad indossare i guantoni del protagonista di Bleed – Più forte del destino troviamo Miles Teller, che dopo Whiplash torna nei panni di un personaggio disposto a mettere a repentaglio la sua salute fisica e psicologica per raggiungere il successo.

Ben Younger, scomparso dai radar dal 2005, decide di tornare dietro la macchina da presa con uno dei classici tòpoi del cinema americano, raccontando la caduta e la conseguente rinascita di un pugile. A mettere il cappello su tutta l’operazione c’è Martin Scorsese, qui in veste di produttore esecutivo. Ma la storia di Vinny “Pazmanian Devil” Pazienza ha davvero poco in comune con quella di Jake LaMotta.

Vinny Pazienza (Miles Teller) è il protagonista di Bleed

Una figura cristologica

Vinny, come i pugili che lo hanno preceduto sul grande schermo, è una persona che deve necessariamente incassare i colpi per poter vincere e riscattarsi. Le sofferenze del protagonista non assumono però il tono patetico di Toro Scatenato, ma vengono esaltate in chiave mitologica fino a sfiorare il cristologico con la scena dell’inserzione nel cranio del tutore di metallo (simbolicamente riconducibile alla corona di spina). Un intervento doloroso a cui il pugile Teller decide di sottoporsi senza alcuna anestesia perché, come l’Andrew Neyman di Whiplash, pare alla costante ricerca del dolore e della sfida con se stesso. Ma se il tema della precarietà è reso bene su schermo, mostrando un protagonista che pare possa “rompersi” da un momento all’altro sotto i destri degli avversari, quello del “masochismo” sembra un po’ messo da parte.

Miles Teller e Aaron Eckhart in una scena del film

K.O. Tecnico

Dal punto di vista della regia Bleed regala delle sequenze di boxe ben girate e coreografate, prive di particolari guizzi ma invece incanalate sui binari più classici del cinema di genere. Ad affiancare la credibile interpretazione di Teller troviamo un Aaron Eckhart in forma smagliante nel ruolo del coach irlandese, sollievo comico del film con battute ben scritte e interpretate con precisione chirurgica. Si percepisce lo sforzo (agonistico, potremmo dire) di Ben Younger nell’andare controcorrente cercando di scardinare alcuni dei punti fissi del cinema di boxe. Ma a quanto pare Bleed – Più forte del destino non ha la stessa stamina del suo protagonista, e la fatica si percepisce già a metà dell’incontro.

By Davide Sette

Giornalista cinematografico. Fondatore del blog Stranger Than Cinema e conduttore di “HOBO - A wandering podcast about cinema”.

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