Ema | il nuovo film di Pablo Larraín seduce e stordisce

Il 2 settembre arriva finalmente nelle sale italiane Ema, nuovo film di Pablo Larraín presentato in concorso durante la 76esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia.

Ema | il ballo come orgasmo

Ema, nuova opera stordente ed affascinante di Pablo Larraín, comincia raccontando la storia di un uomo e una donna (molto più giovane di lui ma dal carattere granitico) che corrompono qualcuno per riuscire ad avere un bambino in adozione, nonostante non siano idonei ad averlo. Poi, quando il piccolo comincia a dare problemi, la coppia lo restituisce perché non più disposta a prendersene cura. Eppure quello che sembra a tutti gli effetti un film sull’adozione, interessato a procedere linearmente per spiegare allo spettatore per filo e per segno cosa accade ai due protagonisti (e poi solo a lei) dopo che, restituito il bambino, tutto il mondo intorno a loro comincia ad odiarli per quest’azione inumana, improvvisamente imbocca tantissime direzioni diverse, si frammenta e si ricompone, si ferma per diversi minuti per poi accelerare improvvisamente di nuovo. 

ema

Il corpo, motore della narrazione

Il nuovo film di Pablo Larraín mette al centro della narrazione il corpo di Mariana di Girolamo, ballerina alla guida di un corpo di ballo modernissimo e di avanguardia, coinvolta in una relazione alquanto complicata con un coreografo che invece non condivide il suo diverso percorso musicale (ed esistenziale). Quello che è emerge con forza da ogni movimento della protagonista su schermo è un desiderio di libertà e di espressione che trova il suo massimo compimento in un potere sessuale che coinvolge ed attrae tutte le donne che incontra, che cominciano a ruotare attorno a lei come satelliti. Con le sue amiche Ema arriverà a formare una “banda” come quelle dei rider degli anime giapponesi, ma con il ballo al posto delle moto a tenerle unite e con il sesso al posto della violenza come valvola di sfogo. Nella notte si muovono per le strade deserte di un Cile definitivamente gentrificato e danno fuoco a semafori, segnaletiche e panchine, con un lanciafiamme, come a volersi sbarazzare della toponomastica esistente per imporne una nuova e personale, che ancora non esiste nella realtà, ma solo in potenza. Lo spettatore è quindi coinvolto in uno slancio che sembra essere sempre lì sul punto di compiersi, ma che in realtà trova nella sua sostanziale impossibilità ad esaurirsi la propria forza incendiaria. 

La sublimazione dell’eros

Larraín riesce benissimo a trasmettere la carica elettrica della sua protagonista, la sua sensualità e la sua violenza erotica, attraverso inquadrature febbrili che ricordano quelle di Malick, che ruotano attorno al corpo in movimento di lei e ce la mostrano sempre fiera della propria bellezza e della propria giovinezza. Tanto riesce bene il cineasta cileno a sublimare l’eros in ogni gesto di Ema, in ogni sua mossa di ballo, in ogni sua capriola, in ogni suo salto, che quando arriva ad esplicitare il sesso, a metterlo in scena per quello che è, sembra quasi arrendersi ad un fallimento inesistente, ad ammettere una sconfitta che non è mai stata tale. Concedendo troppo agli occhi dello spettatore, Larraín rimuove il mistero e la sacralità, si fa cinema ordinario, non capendo che la proiezione della sessualità trova il suo senso nell’inconoscibilità di ciò che viene proiettato. E nel desiderio di afferrarlo.

Ema | il nuovo film di Pablo Larraín seduce e stordisce
3.8 Punteggio
Regia
Sceneggiatura
Cast
Colonna Sonora