La Corrispondenza, recensione del film di Giuseppe Tornatore

Anche se siete appassionati di social network e non potete vivere senza whatsapp e Skype, il nuovo film di Giuseppe Tornatore potrebbe essere la cura per uscire dal tunnel. Infatti dopo due ore di proiezione de La Corrispondenza vorrete prendere il vostro smartphone o tablet e lanciarlo fuori dalla finestra per poi correre alla ricerca di un essere umano con il quale interagire dal vivo.

Nelle sale italiane dal 14 Gennaio, il nuovo film del regista di Baaria, La Sconosciuta e La Migliore Offerta, ritrova Jeremy Irons e Olga Kurylenko protagonisti di una storia d’amore surreale, sviluppata secondo un registro troppo tradizionale e ripetitivo. Una giovane studentessa universitaria che si guadagna da vivere come stuntman per il cinema e la televisione, ha una relazione con un professore di astrofisica da ben sei anni. Lui è sposato e ha due figli, quindi i due si vedono raramente, ma la passione e l’affetto che li lega è profondo e resiste. Videochiamate, messaggi, e-mail e posta ordinaria sono i mille modi con cui la coppia si tiene in contatto costante per combattere la lontananza e resistere fino al prossimo appuntamento nel mondo reale. Ma un giorno Amy non riceve più alcuna comunicazione e il professore sembra essere scomparso nel nulla…

cor

L’ostinata ricerca della modernità intrappola Giuseppe Tornatore in una storia stantìa e noiosa, che emoziona solo a tratti per inciampare più volte in una sceneggiatura scontata ed inconsistente, in cui dialoghi inverosimili e sdolcinati annoiano lo spettatore. La colonna sonora di Ennio Morricone  – uno dei pochi pregi del film – è rotta dalla suoneria incessante dello smartphone della protagonista femminile che, a lungo andare, diventa un elemento di disturbo piuttosto che il simbolo di un’attesa romantica dell’altro. Olga Kurylenko e Jeremy Irons interagiscono quasi esclusivamente attraverso i dispositivi di comunicazione virtuale, mentre personaggi reali gli passano accanto come fantasmi e testimoni della loro storia. Nonostante questa limitazione l’attrice ucraina regala un’ottima interpretazione ricca di espressività e trasporto, mentre il collega più esperto conferma ancora una volta il suo carisma, ma resta soffocato nel piccolo monitor di un computer. Il regista italiano questa volta non convince, portando sullo schermo un film noioso e ridodante, che si trascina fino all’ultima scena sentendo il peso di una durata eccessiva e di una struttura narrativa che non offre colpi di scena o punti di svolta, ma resta costantemente piatta e monotono. Ci sono tuttavia un paio di scene emozionanti che richiamano una leggera commozione, ma non bastano a coinvolgere lo spettatore. Peccato perchè l’idea di base poteva dare luce ad un lungometraggio intrigante ed insolito, ma non riesce ad andare oltre e percorrere il sentiero della creatività e sperimentazione.

TRAILER