I passi falsi di 10 star di Hollywood

Con il recente Transcendence che si è scontrato con i pareri fortemente negativi della critica e si è infine rivelato un fiasco al botteghino, Johnny Depp ha al momento subito tre grandi fallimenti cinematografici di fila, nonostante l’apporto risanante di film come Mortdecai e il tanto atteso sequel Pirati dei Caraibi 5. Ma il bello e tenebroso attore non è l’unica star di Hollywood ad aver collezionato errori nella sua carriera artistica. Ecco una lista di dieci grandi celebrità che hanno decisamente compiuto un passo falso nella scelta dei progetti cui prendere parte.

NICOLAS CAGE, “8MM” (1999)

8mm

Ci sono così tanti filmetti da quattro soldi nella carriera di Nicolas Cage, che talvolta è più o meno difficile ricordare le pellicole migliori che gli hanno fatto guadagnare un Oscar e un nome ben noto. 8MM – Delitto a luci rosse non è certamente una di queste. Un oscuro, deprimente tentativo di noir, che trasforma il viaggio di un detective privato attraverso il raccapricciante mondo della filmografia snuff in un lungometraggio scadente, violento, di giustizia spicciola. La sceneggiatura povera, le atmosfere forzate, e di certo il fatto di non aver costituito in alcun modo un trampolino di lancio per Cage o per il resto del cast ne fa soltanto una passeggiata per i bassifondi per star come Catherine Keener, James Gandolfini e Joaquin Phoenix. Ma al timone c’è proprio Cage, che guida questo trash movie in un mare di petrolio insieme al regista Joel Schumacher. Probabilmente, c’era bisogno di un’opera che parlasse dei sentieri tenebrosi dell’industria pornografica, ma un film che sfrutta lo sfruttamento più infimo appare più come un insulto.

GEORGE CLOONEY, “BATMAN & ROBIN” (1997)

Batman & Robin

E’ doveroso menzionare George Clooney vestito di Teflon e quanto l’errore compiuto negli inizi della sua carriera cinematografica (soltanto a un anno di distanza dal suo film-rivelazione “Dal tramonto all’alba”) non abbia comunque influito troppo sui suoi ruoli successivi. Un cambiamento di rotta in senso positivo in un capolavoro filmico come Out of Sight certamente aiuta, ma la macchia dell’anno precedente rimane indelebile: per quel che riguarda questo ruolo, Clooney non si è mai tirato indietro dalla brutale verità, affermando costantemente con un ghigno altalenante di “aver ucciso il franchise”. Ma Batman ha dimostrato di essere immune a questa pellicola-calamità così come Clooney, ritornando dieci anni più tardi con una nuova trilogia che ha praticamente distrutto i record al botteghino. In ogni caso, ciò non toglie che il lungometraggio del ’97 sia stato un gran flop.

TOM CRUISE, “CUORI RIBELLI” (1992)

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Potrete trascorrere anni ad essere avvertiti di quanto sia orrido, a sentirne parlare in rumors segretissimi e imbarazzanti, a prenderlo in giro sulla base dei frammenti dei vari trailers, ma niente potrà prepararvi all’accento irlandese di Tom Cruise in Cuori ribelli. La storia di un piccolo lepricano e della sua moglie gigantessa (probabilmente è meglio non prestare attenzione alla trama reale): la pellicola è stata girata in modo estasiante da Mikael Salomon e presenta alcuni elementi che forniscono indizi sicuri sul grande esperto – ma soltanto occasionalmente ispirato – regista che è diventato Ron Howard ai nostri giorni, ma c’è un limite a quel che puoi fare quando il tuo ruolo maschile principale risulterebbe più convincente nel proteggere la sua scodella d’oro dai mangiatori di cereali a colazione che nel corteggiare Nicole Kidman.

TOM HANKS, “LARRY CROWNE” (2011)

Larry Crown

Pensereste che Tom Hanks, un tempo il re delle romantic comedies come Insonnia d’amore e C’è posta per te, possa condurre qualsiasi tentativo al genere con il suo facile charme. Eppure L’amore all’improvviso – Larry Crowne non si presenta certo come un film degno della sua firma: co-sceneggiato e diretto dallo stesso Hanks, la pellicola è zeppa di tutti i luoghi comuni tipici delle romcom, di umorismo spicciolo e manca di partecipazione emotiva o di una trama che tiri fuori la storia dal suo andamento monotono e a tratti indolente. Così come il protagonista Crowne, Hanks è stato troppo ottimista e si è facilmente ritrovato colpito e affondato. Questa sbavatura sul suo curriculum è stata tuttavia velocemente dimenticata e di certo non lo ha tenuto lontano da incarichi più raffinati come Saving Mr. Banks e  Captain Phillips – Attacco in mare aperto, ma ciò non significa che questo flop sia ormai stato del tutto sorvolato.

ANGELINA JOLIE, “THE TOURIST” (2010)

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In fondo, è difficile capire cos’è più divertente: se il fatto che Angelina Jolie, Johnny Depp e The Tourist siano stati tutti nominati ai Golden Globes, o che siano stati nominati nella categoria Comedy/Musical. Possiamo immaginare che questa nomina abbia scioccato il regista Florian Henckel von Donnersmarck, ma potrebbe essere stata anche illuminante, perché la cosa più istantaneamente evidente riguardo alla pellicola è che non vi è alcun indizio su dove abbiano intenzione di andare a parare i personaggi. E dunque resta aperta la questione: il film è un thriller con una trama tutta impostata sull’hitchcockiano MacGuffin? E’ una storia d’amore in cui i due ruoli principali sembrano ampiamente disinteressati dall’altro? O è soltanto una vetrina per mostrare il guardaroba della Jolie o la barba di Depp? Poco importa, perché la trama lenta e confusa, come anche la mancanza di chimica tra i due attori principali, restano le critiche più dure e veritiere. Pensate a The Tourist come a una versione più elegante e raffinata de Un weekend da bamboccioni e ciò lo renderà immediatamente migliore e al contempo peggiore.

NICOLE KIDMAN, “LA DONNA PERFETTA” (2004)

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Se credete che Jennifer Lawrence abbia trascorso un anno straordinario nel 2012-13, dovreste anche rimanere incantati dall’eccezionale annata 2001-2002 della bella Nicole Kidman. Affascinante in Moulin Rouge, agghiacciante in The Others, e una seriosa autrice vincitrice di un Oscar in The Hours, ma la sua età dell’oro si è ufficialmente conclusa nel 2004 con La donna perfetta, un più che discutibile remake del thriller del 1975. La pellicola ha causato la perdita di ben quaranta milioni di dollari, ed ha segnato l’inizio di un’era di mezzo per la Kidman, che fino a Il matrimonio di mia sorella del 2007 (o persino Rabbit Hole del 2011, se si vuol essere pignoli) non ci ha ricordato il suo saldo controllo sul grande schermo.

BRAD PITT, “VI PRESENTO JOE BLACK” (1998)

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La cosa più importante da sapere su Vi presento Joe Black è che la pellicola è basata su un film davvero piacevole datato 1934 e targato Mitchell Leisen, La morte in vacanza, che dura più o meno 79 minuti. Il barcollante insuccesso di Martin Brest dura 181 minuti. Non vi è alcuna giustificazione per le tre ore di questo film se non il desiderio di provare che la quantità tempo in cui Brad Pitt è capace di fissare inespressivamente lo spazio è in effetti infinita. Se siete intrigati dallo sguardo assente di Pitt, dovreste sapere che l’unico guizzo di vitalità riscontrabile in quelle iridi color del mare sopraggiunge alla vista di un cucchiaio di burro d’arachidi, che il protagonista accoglie con molta più passione rispetto al suo apparente interesse amoroso per la splendida Claire Forlani.

JULIA ROBERTS, “MARY REILLY” (1996)

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La serie di hit anni 90 figurante nella carriera di Julia Roberts è straordinaria, in special modo se si considera che veri flop come Scelta d’amore hanno incassato tre volte il loro budget. Ma la hit parade si è arrestata con Mary Reilly, un’orribile adattamento della storia del Dr. Jekyll e Mr. Hyde, che è stato infamato da persistenti pettegolezzi sull’odio tra la Roberts e John Malkovich. Sarebbe dovuto essere un film trionfante considerando il fatto che ha in qualche modo riunito il regista Stephen Frears con gli strepitosi attori de Le relazioni pericolose quali Malkovich e Glenn Close, ma invece si rivela un’anomalia trascurabile nella carriera della Roberts che ha guadagnato circa un quarto del suo budget stimabile sui 47 milioni di dollari.

WILL SMITH, “SETTE ANIME” (2008)

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Will Smith ha inizialmente trovato un acquisto interessante in Gabriele Muccino. Una volta ha affermato che la sua esperienza lavorativa con il regista e quella con Michael Mann nel film biografico Alì sono state le più gratificanti della sua carriera. La ricerca della felicità (2006) gli ha procurato la nomination a Miglior Attore e ha fatto conoscere al mondo suo figlio Jaden. Sembrava che una successiva collaborazione con il cineasta italiano avrebbe portato le cose ad un livello superiore, ma ahinoi, il tentativo è andato in fumo, con una trama tanto dolorosamente debole e coscienziosa che la critica non ha potuto ignorare abbastanza velocemente.

KATE WINSLET, “COMIC MOVIE” (2013)

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Affrontiamo la realtà, nessuno è scampato indenne a questa triste antologia di flop. Ma forse nessun altro dei membri sovramenzionati è caduto più in basso della vincitrice di Oscar Kate Winslet, nel ruolo di una donna che si reca ad un appuntamento al buio con un uomo (Hugh Jackman, intenzionato a rendere Van Helsing il secondo film peggiore della sua carriera) che ha un paio di testicoli pendenti erroneamente dal mento – probabile che sia più divertente leggerlo. Movie 43 nel suo titolo originale, sembra aver fatto inciampare la Winslet: la sue scelte lavorative fino a quel momento – inclusi il melodramma dai toni thriller Un giorno come tanti e la performance in Divergent – non sono state esattamente alla pari dei suoi precedenti acclamati ruoli.