Kung Fu Panda 3, la recensione del nuovo film targato DreamWorks

A distanza di cinque anni dalla sua ultima apparizione sul grande schermo, e dopo aver conquistato il quattordicesimo posto tra i progetti animati più remunerativi della storia, il simpatico panda Po è pronto a invadere nuovamente le sale cinematografiche italiane con il terzo capitolo della saga a lui dedicata, Kung Fu Panda 3 (in uscita sabato 12 marzo). A prestare la voce al protagonista nella versione nostrana è ancora una volta Fabio Volo, tra i pochissimi attori in una formazione composta quasi esclusivamente da doppiatori professionisti. A vestire i panni di produttore esecutivo troviamo nuovamente il regista messicano Guillermo Del Toro, supervisore del progetto già dal secondo episodio del franchise. Il giovane protagonista Po ha ormai completato il suo faticoso addestramento di arti marziali, e viene spinto dal maestro Shifu a prendere finalmente in eredità il suo posto come mentore e insegnante. Nonostante la lusinghiera richiesta, il panda si dimostra però insicuro e riluttante. Nel frattempo una nuova minaccia incombe sul destino della Terra: lo spirito della guerra Kai, acerrimo nemico del maestro Oogway, è riuscito a evadere dal mondo delle anime in cui era imprigionato e mira alla conquista della Cina. A questo punto Po è costretto a prendere in mano le redini della situazione, allenando così i suoi amici, pigri e maldestri, affinché diventino dei combattenti in grado di affrontare le forze maligne al loro seguito.

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A margine di una storia avvincente, se pur abbastanza lineare e canonica, la nuova produzione targata DreamWorks Animation mette in scena con ironia e leggerezza alcuni temi particolarmente delicati e quanto mai attuali, primo fra tutti quello del rapporto padre-figlio, inquadrato in una famiglia, per dirla con un termine in voga negli ultimi mesi, “non tradizionale”. Il protagonista Po dovrà infatti fare i conti con il proprio passato, ricongiungendosi con il suo padre reale e con quello “putativo”, la divertente oca Mr. Ping. Non solo, a fare irruzione nella narrazione cinematografica anche il tema religioso e sociale, strettamente connesso con il vero fil rouge che lega ogni scena, quello del ritrovamento della propria identità smarrita. Ma dove questo Kung Fu Panda 3 realmente eccelle è senza dubbio sul piano della animazione, mescolando una riuscita e ormai consolidata tecnica di rendering tridimensionale a suggestivi e pittorici sfondi in due dimensioni, giocando ancora una volta sulla dualità fra animazione occidentale e orientale, fra yin e yang, per una resa visiva spesso mozzafiato. A rendere il tutto ancora più dinamico e frenetico ci pensa la tecnica dello “split screen”, utilizzata in maniera sapiente e intelligente, evitando pericolosi abusi stucchevoli e fastidiosi. Una nota doverosa riguarda inoltre il coinvolgimento nella regia, al fianco della talentuosa Jennifer Yuh (già regista dei due precedenti capitoli), del nostro connazionale Alessandro Carloni, story artist dei primi due capitoli dedicati al panda Po, oltre che sceneggiatore della celebre saga di Dragon Trainer.

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La DreamWorks firma un prodotto ben confezionato e ai suoi massimi valori produttivi, divertente e coinvolgente per i più piccoli, piacevole e interessante per i loro accompagnatori più grandi. Pur rimanendo nel campo di un cinema prettamente “commerciale”, lontano dal reale spirito della cinematografia animata orientale quanto dai recenti esperimenti targati Pixar, il nuovo lavoro del duo Yuh – Carloni riesce nel non facile compito di migliorare quanto già di buono era stato fatto nel corso di questi ultimi anni. Alla prova finale, Kung Fu Panda 3 si presenta come un film di animazione in linea con i due capitoli precedenti: fresco, divertente, mai banale, forte di personaggi riconoscibili e iconici, sfruttabili sia sul fronte cinematografico che su quello del merchandising. Pur mancando della carica artistica de Il viaggio di Arlo, della profondità narrativa di Inside out o della frizzante verve “di genere” del recente Zootropolis, siamo sicuri che anche questa nuova avventura del simpatico panda Po sarà capace di conquistare la sua meritata fetta di pubblico, potendo contare su di una sceneggiatura matura e ben scritta e su protagonisti ormai ampiamente conosciuti e apprezzati, entrati a tutti gli effetti nel corso degli anni nel nostro variegato immaginario collettivo.

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