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L’amore al cinema, da Via col Vento ad Un Amore senza Fine
L’amore è sempre stato il centro di tutto, di ogni cosa che riguardi la vita, è il motore che fa muovere il mondo e da lì parte e comincia tutto. L’amore ci fa sentire vivi, speciali, desiderarti, leggeri, ma ci rende anche stupidi, a volte, dannandoci l’anima e facendoci soffrire tremendamente. Esistono vari modi d’amare e diversi titpi d’amore, quello tipicamente romantico, che fa sognare, quello carnale e passionale, quello che sfocia nell’odio quando si viene lasciati o, peggio, quando non si è corrisposti, quello platonico, quello contrastato e maledetto, quello perverso e malato, quello disperato ed immortale. Diverse tipologie d’amore che, spesso, vediamo rappresentate sotto forma di storie proprio sul grande schermo. Da sempre infatti l’amore è stato forse il tema più ricorrente e riproposto nei film, e non solo. Forse sarà perchè, in fondo, siamo tutti degli inguaribili romantici, ma i film d’amore hanno sempre riscosso un grande successo da parte del pubblico, anche quando le storie narrate sono malinconiche o prive di uno scontato lieto fine, storie che spesso ci fanno anche sorridere, altre volte invece piangere, rendendoci vulnerabili a tal punto da avvertire sulla pelle le sensazioni provate dai protagonisti della storia.
Sono in molti però a dire che l’amore così come lo si vede nei film in realtà non esiste e che nella vita reale è tutto ben diverso. Sì, questo è vero, il cinema e la tv ci presentano quasi sempre storie d’amore che nella realtà non potrebbero mai avere un riscontro reale, perchè troppo favolistiche e positive, ottimistiche e meravigliose, ma non sempre è così, perchè a volte capita di assistere a delle storie d’amore che rasentano la realtà, perchè tratte dal reale e che sono talmente coinvolgenti e disperate da spezzare il fiato in gola, perchè, alla fine, in qualunque modo lo si rappresenti, l’amore è e resterà sempre l’unico sentimento in grado di farci emozionare davvero e che vale la pena di essere vissuto. Ma se nella realtà i sentimenti non sono mai spiegabili, scindibili, decifrabili o afferrabili, sul grande schermo invece gli amori appaiono e vengono rappresentati sempre come unici e per questo più intensi di quelli vissuti nella realtà. Potremmo citare e ricordare numerosi film che fanno parte della storia del cinema e che parlano d’amore, partendo dal celeberrimo Romeo e Giulietta, un film del 1968 diretto dal grande Franco Zeffirelli, che potremmo definire la storia d’amore per eccellenza, la più struggente e tormentata che sia mai esistita, per poi passare al classico Via col vento, diretto dal regista Victor Fleming nel 1939 ed interpretato da Clark Gable e da Vivien Leigh. Due pellicole di straordinaria bellezza, riconosciute come le più famose della storia del cinema, anche se ognuna a suo modo e con un diverso stile cinematografico. Due pellicole classicamente romantiche, che mostrano il lato più umano e vero dell’amore, quello disperato e viscerale dei due innamorati di Verona e quello tormentato e non corrisposto dei protagonisti di Via col vento, che si ritrovano ad amare qualcuno che non li ama a loro volta.
Ma ci sono anche film che non raccontano l’amore nel modo classico e convenzionale, quello maggiormente rappresentato al cinema, andando quasi controcorrente, nel tentativo di mostrandocelo da diverse angolazioni e punti di vista. E’ questo il caso di un film diretto dal regista Premio Oscar Paolo Sorrentino, uscito nelle sale nel 2004, che parte da un presupposto molto semplice e chiaro: non bisogna mai innamorarsi per mantenere i propri segreti. Le conseguenze dell’amore, presentato in concorso al 57° Festival di Cannes e plurivincitore ai David di Donatello del 2005, è infatti un film che cerca di capire quali possono essere le conseguenze devastanti che un innamoramento può avere su una persona, perchè, se è vero che la solitudine stanca è anche vero che la coppia innamorata, col passare del tempo, diventa una vera e propria ragnatela, che comincia ad assorbire ogni tipo di confidenza. E se poi, ad un certo punto, decidi di non amare più perchè l’amore finisce? o il giorno in cui l’amore ti stravolgerà completamente facendoti perdere ogni controllo? cosa succederà? Perchè, in realtà, anche nel delirio e nella sofferenza più estrema noi amiamo, amiamo comunque e come folli, amiamo da ammalati, amiamo andando anche incontro a ciò che non ci riporterà mai indietro, amiamo nonostante tutto e anche contro il nostro stesso interesse. Stiamo sprofondando eppure continuiamo ad amare lo stesso e più amiamo la persona sbagliata più sappiamo che questa ci distruggerà con un passo, un soffio, una carezza o un semplice sguardo e noi ci distruggeremo e ci spezzeremo il cuore. È solo questione di tempo. E’ questa la prospettiva dalla quale Sorrentino ci fa vedere l’amore, da un’angolazione diversa da tutte quelle viste fino ad ora.
Nel film Se mi lasci ti cancello, diretto nel 2004 da Michel Gondry ed interpretato da Jim Carrey e da Kate Winslet, viene presentato invece un altro tipo d’amore. Nonostante il titolo faccia pensare ad una commedia più frivola e leggera, si tratta in realtà di un film pieno di pathos ansiogeno, alternato a momenti di vero dolore, il tutto presentato attraverso una visione quasi onirica. Il punto da cui parte il film è che amare talmente tanto qualcuno e con tale trasporto può condurre, a volte, a desiderarne persino la perdita di ogni ricordo che lo riguardi. Ogni storia finita crea infatti una serie di disagi difficilmente superabili e sicuramente non in modo immediato, ma superato finalmente il trauma della perdita, con il tempo, rimangono i bei ricordi. Secondo Michel Gondry non sempre è così, perchè, a volte, se si rimane testardamente troppo legati al passato, alla realtà di ciò che sarebbe potuto essere e all’idea di un futuro di coppia che in realtà non ci sarà mai, perchè l’amore è ormai finito, in quel caso sarà difficile anche uscirne vivi e come accade nel film, per guarire definitvamente ci si rivolgere addirittura ad un’agenzia per la cancellazione settoriale della memoria e dei ricordi legati a quella storia d’amore difficile da dimenticare. Ma anche in questo caso se ciò che definiamo e consideriamo amore, amore vero, esiste davvero, niente e nessuno potrà mai salvarci dal destino o da una macchina tecnologica, perchè alla fine ci sarà sempre qualcosa, un profumo o una sensazione rimossa, che ci farà tornare nei nostri luoghi del passato, alla nostra vita precendente, facendoci riscoprire così la bellezza di un volto che avremmo voluto invece dimenticare per sempre.
E, infine, come non citare il film per eccellenza, che è al tempo stesso l’esempio più evidente del grande amore che tutto distrugge: Le relazioni pericolose, pellicola del 1988 diretta dal regista Stephen Frears, tratta dall’omonimo romanzo scritto da Choderlos de Laclos e con un cast d’eccezione in cui primeggia, nel ruolo dell’elegante, spudorato e sciupafemmine Visconte di Valmont, un giovane John Malkovich accanto ad una giovanissima Michelle Pfeiffer, che qui interpreta Madame de Tourvel, una donna dall’etica irremovibile e una straordinaria Glenn Close nei panni della Marchesa Isabelle de Merteuil. Il film è ambientato in un contesto pre-rivoluzionario, nella Francia del XVIII secolo, dove regnano il gusto della conquista, gli inganni di corte e una continua e costante noia, che sfocia inevitabilmente nella ricerca di giochi perversi per avere dei diversivi con cui trascorrere le giornate. Forme d’amore estreme, fatte di odio, lussuria, cinismo spregiudicato, passione travolgente, tradimenti, inganni, gelosia spasmodica e atroci vendette messe in atto da una donna per vendicarsi di un abbandono amoroso, quelle rappresentate in questo film meraviglioso nel quale, alla fine, nessuno dei protagonisti si salverà e nessuno vincerà. Un esempio di amore disperato quello provato dalla Marchesa Isabelle de Merteuil, che a causa delle sue assurde e spietate macchinazioni, porterà, alla fine, alla perdita dell’unico uomo di cui fosse veramente innamorata.
Lost In Translation/L’amore tradotto è un film del 2003, considerato tra i più noti ed amati della regista Sofia Coppola, ed è, al tempo stesso, la storia d’amore meno convenzionale tra quelle narrate al cinema. Tema centrale del racconto è la condivisione dell’alienazione e della solitudine subito dopo la fine di un amore. Un film che mostra il percorso da seguire subito dopo la fine di una storia d’amore, per sfuggire ed aggirare la crisi personale che spesso conduce ad una completa alienazione, suggerendo anche, a tutti coloro che si sentono così fuori dal mondo, le possibili soluzioni da seguire per trovarsi, incontrarsi e risolvere insieme le rispettive solitudini. Ladyhawke è invece un film del 1985, diretto da Richard Donner ed interpretato da Rutger Hauer e Michelle Pfeiffer. Senza dubbio una delle pellicole più belle che siano mai state fatte, in cui l’amore viene rappresentato nella sua forma più alta e più pura. L’amore che non si arrende, che sfida il destino, che dura nel tempo e che va oltre il tempo, oltre gli ostacoli e contro tutto, tenace e testardo, rimanendo quindi eterno ed unico. Una maledizione trasforma infatti i due protagonisti uno in lupo e l’altra in falco, ma solo per metà giornata, lui la notte, lei il giorno. L’unico momento in cui possono incontrarsi è all’alba e al tramonto, quando entrambi si trasformano da animale ad umano e per un attimo, un solo attimo, si sfiorano. Uno dei film più poetici ed emozionanti, che rappresenta la vera essenza dell’amore.
L’ultimo, in ordine di tempo, è la pellicola drammatica e sentimentale Un amore senza fine, in uscita nelle sale proprio in questi giorni, che narra la storia d’amore, molto contrasta, tra due adolescenti innamorati. Il film, diretto dalla regista Shana Feste, ha come protagonisti Alex Pettyfer e Gabriella Wilde ed è l’adattamento cinematografico del romanzo scritto da Scott Spencer, nonchè il remake del dramma romantico dal titolo Endless Love, diretto nel 1981 dal grande Franco Zeffirelli. Una favola romantica quindi, sullo stile di Romeo e Giulietta, con risvolti drammatici ed emozionanti colpi di scena. Un film mai banale, che ha già riscontrato in America un discreto successo e pareri positivi da parte della critica. La pellicola originale, alla quale si è ispirata Shana Feste, era interpretata invece da Brooke Shields e da Martin Hewitt, ed è stata candidata anche ad un Premio Oscar per la miglior canzone originale, dal titolo Endless Love, interpretata da Diana Ross e Lionel Richie, ed ha avuto, tra i suoi protagonisti, anche un esordiente Tom Cruise.
In Evidenza
Alien: Romulus guarda al passato | Ecco perché
Oggi arriva nelle sale italiane Alien Romulus, scopriamo il motivo per cui potrebbe essere decisamente migliore rispetto agli altri capitoli della longeva saga fantascientifica.
Ci sono voluti 5 film, 45 anni e 2 crossover con Predator per arrivare a questo Alien Romulus dopo il pioniere del 1979, ma forse ce l’abbiamo fatta. C’è chi ama Aliens di Cameron, chi il terzo di Fincher ma nel cinema spesso e volentieri, e qui di gran lunga, il primo amore non si scorda mai. Cunicoli bui, sudiciume, atmosfere claustrofobiche e un’unica inquietante creatura aliena mostrata pochissimo, ecco la ricetta del capolavoro di Ridley Scott che ancora oggi non ha rivali.
Alien: il miglior film sugli alieni
Reputato giustamente, uno dei migliori film di fantascienza mai realizzati, nonché capostipite di un filone che ancora oggi cerca di essere ripetutamente nutrito, Alien di Scott ha fatto e fa ancora scuola. Com’è accaduto molte volte nel passato, il motore che tesse l’intera ragnatela narrativa è semplice, ma l’ingegno registico nel realizzare il contenuto finale, unico.
Le vicende ruotano attorno a una specie aliena costituita da feroci predatori dotati anche di una spiccata intelligenza, che si riproducono come parassiti annidandosi nei corpi di altri esseri viventi provocandone di conseguenza la morte.
Da qui, lo sceneggiatore Dan O’Bannon in scrittura e Scott sul set, misero a disposizione dell’allora incognito successo, ogni loro geniale intuizione al fine di realizzare qualcosa di mai visto prima. Dagli animatronics al make-up prostetico fino agli effetti speciali tangibili, si cercò di creare un ambiente ostile ideale attingendo a un basso budget ma tanta arguzia.
Dove si posiziona Alien Romulus
Il settimo capitolo del franchise di Alien ci viene presentato come un midquel, ossia un film ambientato cronologicamente tra il primo Alien (1979) e Aliens – Scontro finale (1986). In questa nuova oscura avventura troveremo, oltre a mandrie di facehugger, un equipaggio pronto a soccombere (ovviamente) sotto la spietata violenza della famosa specie aliena xenomorfa.
Alien Romulus è stato inoltre definito uno “stand alone”, ossia un titolo autonomo senza l’ambizione di guidare il franchise verso una nuova saga, più o meno parallela. Il suo unico obiettivo è quello di continuare a far pulsare il famoso marchio fantascientifico, provando a ravvivare la narrazione con un cast giovane, un po’ come era stato fatto con Prey in ottica Predator.
Un film potenzialmente migliore dei precedenti
Basandoci al momento su ciò che è stato condiviso dalle fonti ufficiali e dagli otto minuti in anteprima condivisi con la stampa in quel di Riccione, durante l’annuale presentazione dei listini distributivi al Ciné, pare che questo Romulus possa toccare lidi che la saga non riusciva a captare da tempo.
Si torna a quelle tinte cromatiche, a quel clima opprimente, alla reale sensazione che negli angusti corridoi di quella scatola metallica spaziale, niente e nessuno potrà salvarci. I molteplici rimandi minuziosi poi, fin dalla creazione del titolo in apertura, sembrano facilitare ulteriormente l’immersione in zone che solo il primo Alien riuscì a visitare.
La regia è inoltre un altro punto a favore, affidata al Fede Álvarez dell’ansiogeno Man in the Dark o della meravigliosa serie di AppleTv+ Calls (sia regista che ideatore). Questi prodotti, curatissimi e d’impatto, accrescono l’attesa e le aspettative nei confronti del suo apparentemente calibrassimo approccio col genere tensivo. Ridley Scott dal canto suo, non lascia navigare la barca in solitaria, posizionandosi al contrario in cima alla catena e quindi come produttore.
Non abbiamo al momento la sfera di cristallo per affermare che la nostra ipotesi diventi a tutti gli effetti realtà, ma di certo le intenzioni e le basi su cui fare affidamento ci sono tutte. Invitandovi dunque a correre al cinema da oggi 14 agosto, per tuffarvi nuovamente in quelle atmosfere che ogni amante della fantascienza brama, vi auguriamo una buona (e inquietante) visione.
News
I film di Deadpool: scene riprese dal altri cinecomics
Indiscrezioni su quello che è uno dei film più attesi in assoluto. Ecco le scene di Deadpool prese da altri cinecomic.
Con l’arrivo della stagione autunnale non solo i palinsesti TV sono attesi, ma anche i film che verranno messi in scena in questo lungo anno tutto da godere. Tra i più attesi ci sono i film Marvel destinati ai veri appassionati del cinema. Gli amanti del genere non vedono l’ora di fare una scorpacciata di quelli che sono i loro personaggi preferiti in assoluto.
Tra i personaggi più amati, oltre a quelli che tutti conosciamo ce n’è uno che si è conquistato la gloria dei riflettori, tutto grazie agli attori che lo hanno portato sul grande schermo. Stiamo parlando dei film di Deadpool. Il personaggio è stato in grado di guadagnarsi gli apprezzamenti del pubblico grazie a quelle che sono le sue buffonate. Siamo certi che molti di voi lo amano.
In queste settimane si torna a parlare proprio di lui, l’antieroe per eccellenza che però è talmente vicino a noi umani, che finisce per piacere veramente tanto al pubblico. I suoi film sono veramente esilaranti, il primo in cui ha avuto il ruolo da protagonista è stato nel 2016. Alcune delle scene sono ancora oggi veramente memorabili.
Nei film di Deadpool sicuramente non sono pochi i richiami al fumetto originale o ad altri film in cui era solo un personaggio marginale. Scopriamo allora quali sono le scene più fedeli a quelle storiche.
Le scene di Deadpool prese da altri cinecomic
Deadpool ha debuttato per la prima volta sul grande schermo in X-Men Origins: Wolverine, dove però non fece un gran figurone perchè troppo lontano da quello che era il personaggio di partenza.
Poi però si è rifatto, conquistando gli apprezzamenti del pubblico. Il film che lo ha visto letteralmente fiorire è stato, appunto, quello del 2016, in cui era il protagonista.
Da buon antieroe per una volta voleva la scena tutta per se. Ovviamente con il passare del tempo, quella linea su cui il personaggio solista è nato è stata mantenuta, creandone il vero successo.
Le scene che hanno fatto la storia del personaggio
Direttamente dai fumetti è presa la storia di come il personaggio sia nato, ovvero curando con una serie di sperimentazioni il suo cancro, che però lo ha lasciato per sempre deturpato.
La scena della pizza all’ananas è anch’essa ripresa dalla storia originale di questo personaggio. Se la scena della pizza all’ananas ha fatto storia, figurarsi quella della disastrosa missione a capo degli X-force.
Potremmo poi citare il periodo di prova con gli X-Men presente di Deadpool 2, ma anche lo scontro e incontro tra Colosso e Juggernaut. Insomma, un film che merita di entrare letteralmente nella storia cinematografica del genere.
In Evidenza
5 disaster movie da vedere se ti è tornata la voglia dopo Twisters
Chi più riuscito chi meno memorabile, i film appartenenti alla categoria del “disaster movie” hanno sempre avuto un unico obiettivo principale: spettacolarizzare la catastrofe.
Molto spesso prodotti con alti budget e appoggiati sulla star di turno a tirare le redini dell’avventura, sono sviluppati essenzialmente per regalare intrattenimento da pop-corn e Coca Cola. Negli anni, molti di essi hanno anche subito una sorta di contraccolpo da esubero, ossia quella dinamica che s’innesca quando la voglia di guadagno supera la creazione di idee. Il fascino istantaneo dunque si è sommato alla mancanza di vere motivazioni, portando all’esaurimento immediato della sua intensità. Questo a differenza invece di cult nati decenni fa e rimasti ancora oggi punti saldi del genere.
I disaster movie possono essere essenzialmente di tre tipologie: quelli che cercano di prevenire la catastrofe (qualunque essa sia), quelli che ci entrano dentro e quelli che ne elaborano le conseguenze. Oggi proviamo a toccare tutti i sottoinsiemi, tracciando un elenco di cinque visioni da recuperare prima o dopo aver goduto del nuovo Twisters, arrivato da pochi giorni nelle sale.
Armageddon (1998)
Divenuto in brevissimo un titolo iconico per una generazione intera e non solo, vede Michael Bay al timone di un film spettacolare seppur narrativamente poco solido. Come abbiamo detto però, non è di certo il fulcro principale l’essere logici in questo sottogenere, ciò che più importa è sbalordire e Armageddon lo fa. In secondo luogo poi la medaglia da attribuirgli è la semplice ma funzionante capacità di esondare empatia. Grazie anche al brano I Don’t Want to Miss a Thing degli Aerosmith, la storia romantica tra Grace e A.J. (alias Liv Tyler e Ben Affleck), a cui gravitano attorno giganteschi asteroidi e un agguerrito Bruce Willis che tenta di contenerli per salvare il pianeta, ha fatto senza dubbio emozionare milioni di persone.
Deepwater (2016)
Siamo ancora una volta in lotta per la sopravvivenza (come sempre d’altronde nei disaster movie), ma questa volta ci troviamo in mare aperto e la star di turno è Mark Wahlberg. La trama, basata su articoli di cronaca, prevede l’esplosione di una piattaforma petrolifera nel mezzo dell’oceano con la conseguente e irreparabile devastazione ambientale. Alla regia abbiamo Peter Berg che sceglie di mostrarci il quadro completo, in primis crea il contesto pre-disastro poi affida una buona parte all’evento e tutta la sua violenza, e infine cerca di tirare le somme. Non un cult, non uno dei migliori film catastrofici mai fatti, ma di piacevole fruizione, pertanto da citare, proprio perché non lo fa mai nessuno.
Con Air (1997)
Simon West, su sceneggiatura di Scott Rosenberg, dirige Nicolas Cage in una delle sue più pompose e muscolari performance. A metà tra l’action e il thriller naviga questo Con Air, un film dove la necessità primaria è contrastare un’enorme sovversione di potere per evitare la catastrofe. Siamo in aria, su un aereo pieno di detenuti e una conseguenza inevitabile: il dirottamento. Meno male però che all’interno del velivolo si trova anche questo condannato buono, ovviamente Cage, che ha l’unico obiettivo di tornare a casa da sua moglie e sua figlia.
La società della neve (2023)
Sorprendente e davvero intenso il film di chiusura dell’80ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, riesce a coinvolgere dal primo all’ultimo minuto. Impreziosito dalle musiche di Michael Giacchino e inquadrato dall’ormai sapiente mano di Juan Antonio Bayona, fonda le sue origini sull’omonimo libro di Pablo Vierci adattato però su sceneggiatura da Bayona stesso, in collaborazione con altre tre menti. Il film racconta il disastro aereo delle Ande del 1972, o meglio elabora le conseguenze. Ciò che più colpisce è lo scarto a cui si aggrappa per regalare allo spettatore importanti riflessioni umane. Tutto ondeggia sui conflitti interiori e i traumi di questi 16 sopravvissuti allo schianto. La pellicola è stata anche selezionata per rappresentare la Spagna ai premi Oscar 2024, nella sezione Miglior film internazionale.
Twister (1996)
E per finire, non potevamo non citare ovviamente il cult grazie al quale è nato il reboot presente ora nelle sale. Twister è in primis un’avventura cosparsa di vorticosi tornado, che ha di certo segnato gli anni 90 cinematografici. Diretta da Jan de Bont e basata su un’idea di Michael Crichton e Anne Marie-Martin, si affidò ad una messa in scena caratterizzata dall’ampio utilizzo di effetti speciali (anche molto avanzati per l’epoca). Allo stesso tempo però si mostra anche come un perfetto cocktail di azione tensiva e sottotrama romantica, elementi che hanno contribuito a sigillare in 113 minuti un progetto d’intrattenimento funzionante per un vasto pubblico. Nel 1996 il critico statunitense Roger Ebert descrisse il film con parole che possono perfettamente identificare il genere “disaster” tutto. “Vuoi vedere un film spettacolare, catastrofico e sciocco? Twister fa per te. Vuoi ragionarci sopra? Pensaci due volte prima di vederlo.”
Eccoci qua dunque a tirare le somme di un articolo che ci auguriamo sia riuscito a condensare in cinque titoli, lo spettro globale del sottogenere in questione. Disastri in aria, acqua, terra, neve e spazio, alcuni dedicati a trovare una soluzione conseguente, altri che provano ad evitare il peggio, ma ognuno meritevole di essere recuperato.
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