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Marvel Entertainment, un multi-universo fra cinema, tv e fumetti

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La Marvel Entertainment è il vero colosso della cinematografia di oggi, è una grande casa delle idee che ha trasformato in realtà tutte le fantasie più recondite del geek che, negli anni dell’adolescenza, è cresciuto a pane e fumetti. Un’egemonia più che lecita, che ha tardato però ad imporsi come fenomeno di massa (molte sono state le sperimentazioni), ma se si rivolge uno sguardo alla realtà di oggi, si può constatare come la Marvel è per diritto una grande fabbrica di sogni. La sezione Entertainment della Marvel nasce ufficialmente nel 1989 ma è grazie alla lungimiranza di Kevin Feige che, l’universo cinematografico, ha fatto il salto di qualità. E’ sotto la sua direzione infatti che sono sbarcati al cinema con enorme successo The Avengers, Thor, Captain America, dando vita ad un complesso e sfaccettato universo  di grande spessore, ilare, comico e soprattutto che riesce a tenere ben stretto il fil rouge fra tutti i lungometraggi prodotti, andando a costruire un puzzle di eventi contestualizzati nella realtà moderna.

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Ma prima che la Marvel diventasse un punto di riferimento per la cinematografia di oggi e,soprattutto, prima che diventasse una società macina consensi, c’erano i fumetti. I personaggi che ora sono sbarcati sul grande schermo e che sono diventati una costante anche per l’universo seriale americano, grazie alla verve di Stan Lee negli anni ’60 si sono imposti come un vero fenomeno popolare. E’ nel 1961 con il lancio de I Fantastici 4 che la Marvel, appunto, fa capolino nel mondo dell’editoria americana. In pieno boom economico ma con lo spettro della Guerra Fredda, i personaggi nati dalla fantasia di Stan Lee e Jack Kirby, diventano non solo un modo per veicolare usi e costumi di una società moderna in sussulto, ma si pongono l’obbiettivo di formare le menti dei giovani attraverso storie di amore, lealtà ed altruismo. La Marvel nacque già verso la fine degli anni ’30 con il nome di Timley Pubblications, per diventare poi la Atlas Comics e solo nel 1961 appunto, la Casa delle idee più folle ed amata della nostra contemporaneità fa capolino. Dopo i Fantastici 4 fu il tempo di Spider-man, X-Men, Hulk, Thor e via discorrendo, un multi-universo che in ogni pubblicazione si allargava sempre di più, perché diciamoci la verità, Stan Lee era consapevole del grande appeal dei fumetti. Eterna rivale della DC, sulla carta stampata la Marvel ha avuto i suoi momenti di gloria ma anche quelli di decadenza, ma è sempre risorta dalle sue stesse ceneri con stile e più forte di prima.

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L’avvento poi del cinema e le prime trasposizioni cinematografiche, già in seno agli anni ’70, hanno cominciato a rendere tale la sua potenza. Una forza che non veniva vista di buon occhio, etichettata come un ‘falso moralismo, cose per bambini’, eppure nel suo sottobosco c’è tanto da apprendere, molte sfumature che di convesso sono speculari alla nostra realtà. Dopo il cinema sono arrivate anche le prime rappresentazioni a cartoni animati, che prima di diventare così adulte e tecnicamente impeccabili, in principio erano concepite per indirizzare il giovane pubblico verso quel mondo dei fumetti, così sconfinato e così denso di emozioni.  Nel calderone si ricordano ad esempio negli anni ’80 (soprattutto in Italia), come ‘L’uomo ragno ed i suoi fantastici amici’ e poi ‘Spiderman’, una serie ad episodi che ricalcava – con tutte le attenuanti del caso –  alcune avventure già pubblicate su carta. E poi arrivano le serie tv in live action che, in tutta sincerità, sono una prerogativa della seconda golden age dell’universo televisivo, dato che dal 2012 ad oggi, la Marvel appunto si sta ritagliando un piccolo spazio nell’arena. Da Agents of SHIELD – diretto spin-off di The Avengers – ad Agent Carter senza dimenticare tutte le produzioni Netflix, come Daredevil e Jessica Jones, che regalano smalto ad alcuni personaggi meno famosi presentati anche loro nei fumetti di Stan Lee. Infine, come accade a ogni prodotto in grado di “muovere le masse”, l’influenza dell’universo Marvel si estende a quasi ogni situazione possibile del quotidiano, dai temi e le cover per smartphone ai vestiti per carnevale, dai flipper nelle sale giochi alle slot machine online nei casinò online italiani con la licenza AAMS come Casino.com. Cercare quindi di illustrare come la Marvel si è fatta strada nella cultura popolare è un discorso lungo e tortuoso, quasi impossibile da riassumere in poche righe. Ciò che interessa fotografare però è il suo impatto, non solo sul pubblico che a vista d’occhio aumenta di giorno in giorno (composto per lo più da quelli che in gergo vengono chiamati fangirl e fanboy), ma soprattutto nel contesto cinematografico di oggi. Fra remake, reboot, sequel e new-equel, i film della Marvel rappresentano nella loro interezza,  la colonna portante del cinema di intrattenimento,  quello di cuore, di testa, di pancia, quello che fa ridere ed al volte anche piangere, quello che emoziona e che fa rimanere a bocca aperta. E’ un cinema commerciale, da popcorn ma che secondo le declinazione di un film serializzato, ogni volta si arricchisce di particolari, la trama diventa sempre più spettacolare e complessa (ma fruibile), l’azione è più sfrenata e le battute  più graffianti.

L’intrattenimento è dunque il cavallo di battaglia della Marvel, un intrattenimento composto e di stile ma anche in questo c’è un’evoluzione, se si guarda al fenomeno Deadpool ed all’imminente Wolverine 3 (sono i primi due lungometraggi con il bollino Rater R). Un universo quindi in netta espansione, che guarda ai gusti del pubblico, al mero entertainment e, cosa più importante, trova un modo per assottigliare sempre più la linea che intercorre fra realtà e finzione cinematografica.

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I 5 attori che sono morti più volte al cinema

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John Hurt

L’attore John Hurt con 39 morti – Fonte: Ansa Foto – Newscinema.it

Sapete quali sono gli attori che sono morti più volte sul grande schermo? Un nome ha addirittura un record incredibile. 

A Hollywood stilare classifiche per scoprire quali sono gli attori e attrici più pagate è all’ordine del giorno. Mossi dalla curiosità degli spettatori, testate importanti tipo Forbes, si è attivata spesso per poter redigere una Top 5 o Top 10 di questo tipo.

Questa volta però, l’argomento che ha visto la presenza di diversi nomi del firmamento cinematografico internazionale è la morte. Quante volte ci è capitato di vedere dei film con lo stesso attore e questo – puntualmente – si è trovato suo malgrado a fare una brutta fine, per l’ennesima volta? Secondo una ricerca di qualche anno fa i risultati sono i seguenti, ma è sempre in aggiornamento la lista ovviamente.

John Hurt – 39 volte

In America una volta venne redatto un articolo dedicato all’attore Sean Bean, annoverato come uno degli attori più predisposti alla morte in scena. A quanto pare però, qualcosa sembra essere cambiato oppure il povero Bean non è stato frutto solo di un pezzo giornalistico provocatorio. La palma dell’attore con più morti in carriera è l’attore britannico John Hurt, con 50 anni di carriera e la bellezza di 39 scene di addio alla vita. A Gennaio 2017 purtroppo l’attore ha lasciato questa vita nel mondo reale, ma è sempre ricordato per la sua carriera incredibile.

Questi i film coinvolti: The Wild and the Willing, Sinful Davey, A Man for All Seasons, 10 Rillington Place, The Ghoul, East of Elephant Rock, Spectre, Alien, The Elephant Man, Heaven’s Gate, The Osterman Weekend, The Hit, After Darkness, The Black Cauldron, Jake Speed, Spaceballs, Aria, Deadline, Little Sweetheart”, “Scandal”, “L’Oeil qui ment”, “Monolith”, “Even Cowgirls Get the Blues, Contact, The Climb, All the Little Animals, You’re Dead, Lost Souls, Hellboy, Pride, Tabloid, The Proposition, V for Vendetta, Outlander, Boxes, An Englishman in New York, Ultramarines, Whistle and I’ll Come To You, Tinker Tailor Soldier Spy.

Sean Bean

Il secondo classificato Sean Bean – Fonte: Ansa Foto – Newscinema.it

Sean Bean – 25 volte

Ed ecco l’amatissimo Sean Bean pronto a difendere il suo secondo posto, seguito da altri attori che vedremo a breve. Un distacco di 14 morti da John Hurt, non di poco conto, ma imputabile agli anni di carriera, inferiori nel suo caso. Tuttavia, la prospettiva di partecipare ad altri progetti cinematografici è altissima e chissà che prossimamente non ci possa essere un cambio della guardia.

Ecco i 19 titoli che ha visto Sean Bean dire addio al mondo: Il Signore degli Anelli  – La compagnia dell’anello, Caravaggio, War Requiem, The Field, Lorna Doone, Patriot Games, GoldenEye, Airborne, Essex Boys, Don’t Say a Word, Equilibrium, The Island”, “Far North, The Hitcher, Outlaw, Cash, Death Race 2, Black Death, Age of Heroes.

Michey Rourke

Michey Rourke – Fonte: Ansa Foto – Newscinema.it

Mickey Rourke – 19 volte

Questo numero 19 torna prepotente per la seconda volta, risultando comunque un numero davvero importante. Aver interpretato per lo più personaggi in netto contrasto con il protagonista, essere etichettati come i cattivi della storia, è sicuramente un motivo più che valido del perchè Michey Rourke si trovi in questa classifica.

Scopriamo insieme quali sono i film in cui muore per ben 19 volte: A Prayer for the Dying, Rumble Fish, Johnny Handsome, Picture Claire, Iron Man 2, C’era una volta in Messico, Sin City, Killshot, Passion Play, Immortals, Double Team, Francesco, White Sands, Bullet, Fall Time”, “Desperate Hours, The Last Outlaw, Spun e Man on Fire.

Gary Busey

Gary Busey con 19 morti – Fonte: Ansa Foto – Newscinema.it

Gary Busey – 19 volte

Come nel caso di John Hurt, avere alle spalle così tanti anni di carriera, porta ad avere un’incidenza più alta nella classifica degli attori morti più volte sul grande schermo. Per Gary Busey, l’antagonista per antonomasia, a volte veniva chiamato dai casting, solo per offrirgli delle parti che sarebbe morte nel giro di pochi minuti.

Ecco i film che ai quali Gary Busey ha donato anima e soprattutto corpo al cinema: The Magnificent Seven Ride, Lolly-Madonna XXX, Hex, The Buddy Holly Story, Straight Time, Lethal Weapon, Hider in the House, Predator 2, Point Break, Wild Texas Wind, The Firm, Under Siege, Drop  Zone, Surviving the Game, Man with a Gun, Lethal Tender, The Rage, Soldier e The Gingerdead Man.

Robert De Niro

Il grande Robert De Niro – Fonte: Ansa Foto – Newscinema.it

Robert De Niro – 17 volte

Ed infine a chiudere la TOP 5 degli attori che sono morti più volte al cinema, arriva Robert De Niro. Un nome che ha preso parte a dei capolavori del cinema internazionale, diretto da fior fiori di registi, i quali in accordo con la sceneggiatura, hanno fatto in modo che spiccasse tutto il suo talento, anche nel morire.

La lista è più breve ma con film al suo interno: Bloody Mama. Bang the Drum Slowly, Mean Streets, 1900, Brazil, The Mission, Cape Fear, This Boy’s Life, Mary Shelley’s Frankenstein, Heat,The Fan, Jackie Brown, Great Expectations, 15 Minutes, Hide & Seek, Machete e New Year’s Eve.

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La scena peggiore della trilogia di Batman di Christopher Nolan

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Ecco qual è la scena peggiore della trilogia di Batman di Nolan

Batman Newscinema.it

Vediamo insieme qual è stata per il web la scena peggiore della trilogia di Batman di Christopher Nolan. Vi diciamo solo che c’entra un cattivo e sicuramente il padre non ne sarebbe per niente fiero.

Ecco qual è stata la scena peggiore che appare nella trilogia di Batman ideata da Christopher Nolan che ha scioccato tutti i fans. Non c’era quello stile subdolo che ci si aspetta da un villain, per questo la sua performance ha deluso molto, anche perché suo padre aveva molta più grazia pur essendo stato un cattivo peggiore.

A prescindere da questo, il mondo che Nolan ha costruito attorno a Batman è stata considerata la visione migliore di tutti, sul super eroe alato, in quanto c’era tutto quello che ci si aspetta dall’uomo pipistrello secondo la storia dei fumetti. Poi vabbè non aver trovato più il grande Heath Ledger, nei panni di Joker, è stato un duro colpo per tutti.

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La trilogia più vista di sempre

Cristopher Nolan ha dato alla luce una trilogia di tutto rispetto, amata tutt’ora nonostante siano passati molti anni dall’uscita dell’ultimo capitolo della saga, incentrata su uno dei super eroi più amati di sempre, cioè Batman. Di film basati su questo personaggio dei fumetti DC Comics ne sono usciti molti, ma la storia che si assapora in questa serie, è qualcosa di eccezionale in quanto c’è la dose giusta di tutto, dolore, vendetta e speranza.

Questa trilogia è composta da Batman Begins, uscito nel 2005, Il cavaliere oscuro uscito nel 2008 e infine Il cavaliere oscuro – il ritorno uscito nel 2012. Tra i vari nomi del cast che sono comparsi nelle varie pellicole, sicuramente i protagonisti indiscussi restano Christian Bale, Michael Caine, Liam Neeson, Katie Holmes, Gary Oldman, Morgan Freeman, Heath Ledger e molti altri.

La storia che segue le vicende dell’uomo pipistrello impegnato a mantenere segreta la sua identità quando non indossa i panni di Batman, mentre cerca di tenere al sicuro Gothma City dai vari villain della storia, ha vinto diversi premi e riconoscimenti, regalando al regista notevoli soddisfazioni.

La morte di Talia al Ghul è la scena peggiore di Batman di Nolan

La morte di Talia al Ghul Newscinema.it

La scena peggiore per molti è una sola

La trilogia di Batman di Christopher Nolan come vi abbiamo raccontato è stata una delle storie più belle e seguite di sempre per quanto riguarda il super eroe mascherato. Ovviamente come in tutte le cose ci sono due lati della medaglia, questo franchise non è stato solo idolatrato, ma è stato anche ampliamente criticato per alcune sequenze che proprio non sono piaciute. Tra queste però ce né stata una in particolare, considerata una delle scene peggiori di questa storia.

Stiamo parlando della morte della villain, Miranda Tate alias Talia al Ghul di Marion Cotillard, figlia dell’altrettanto cattivo, Ra’s al Ghul. Per molti, la scena della sua morte proprio non è piaciuta, in quanto non c’è stata quella dose di eleganza che suo padre ha mostrato durante la sua di dipartita. È stata per molti una sequenza piatta, non all’altezza del film, semplicemente lei è morta e Batman può continuare la sua missione di salvataggio, disattivando quella bomba senza lei come “spina nel fianco”. Dopo aver riportato il pensiero della maggioranza, voi cosa ne pensate? Siete d’accordo anche voi?

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Spider-man: Across the Spider-verse | Cosa significa il cliffangher finale per il futuro del franchise

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Spider-man: Across the Spider-verse | Newscinema.it

Spider-Man: Across the Spider-Verse si conclude con un grande cliffhanger. L’intenzione di dividere il film in due parti è sempre stata chiara, fin dall’annuncio del progetto nel 2019.

Tuttavia è stato comunque uno shock per la maggior parte degli spettatori vedere Spider-man: Across the Spider-verse finire in quel modo, con una rete piuttosto intricata di intrighi. Dopo che Miles Morales (Shameik Moore) apprende da Miguel O’Hara (Oscar Isaac) che il ragno che ha trasformato Miles in Spider-Man proviene da un altro universo e che suo padre Jefferson (Brian Tyree Henry) è destinato a morire, torna a casa sua per cercare di salvare la situazione.

Solo che non è nel suo universo, ma sulla Terra-42, la realtà da cui è venuto il ragno. Lo zio Aaron (Mahershala Ali) è sopravvissuto in questo universo e Jefferson è morto. Across the Spider-Verse rivela che non solo la Terra-42 ha un suo Miles Morales, ma che è diventato Prowler invece di Spider-Man.

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Deve pensarsi Gwen a salvare il mondo?

Con Miles lontano da casa e catturato dalla versione di se stesso nell’universo alternativo, tocca a Gwen (Hailee Steinfeld) salvare la situazione con vecchi e nuovi amici. Il finale in stile Empire Strikes Back si conclude con Gwen che raduna le truppe dall’altra parte: Pavitr Prabhakar aka Spider-Man India (Karan Soni), Hobie Brown aka Spider-Punk (Daniel Kaluuya) e Margo Kess aka Spider-Byte (Amandla Stenberg) — insieme ai volti di ritorno di Into, tra cui Peter B. Parker (Jake Johnson), Peni Parker (Kimiko Glenn), Peter Porker aka Spider-Ham (John Mulaney) e Spider-Man Noir (Nicolas Cage) per salvare Miles e fermare The Spot (Jason Schwartzman) dal distruggere il mondo.

L’evento dello Spider-verse

Ma il finale strabiliante non è nemmeno l’idea più intrigante che Across presenta. Durante una sequenza espositiva sfacciatamente identificata, Miguel introduce il concetto di evento “canonico”, un evento predeterminato che si verifica in ogni Spider-Verse. Fondamentalmente, questi eventi canonici corrispondono a pietre miliari significative nella storia dell’editoria di fumetti di Spider-Man.

Quello al centro di Across riguarda la Morte del Capitano Stacy, definita da Miguel come ASM90, che corrisponde al numero 90 di Amazing Spider-Man, in cui il Capitano Stacy muore allontanando un bambino dalla caduta di detriti. Mentre Miguel lo mostra, si svolgono dozzine di casi della morte del Capitano Stacy, inclusi i pannelli del fumetto stesso e persino il momento live-action di The Amazing Spider-Man di Andrew Garfield.

Tutti sono Spider-man

Miguel afferma che ogni rispettivo capitano nella vita di Spider-Man (Stacy o altro) morirà e, considerando che Jefferson è appena stato promosso, è in pericolo, a meno che Miles non riesca a fermarlo. Tuttavia, se Miles sfida la sorte, il suo mondo potrebbe destabilizzarsi, provocando una domanda sul fatto che valga la pena salvare una persona a rischio di dozzine. A Miles, naturalmente, non piace l’idea di dover scegliere. Quell’idea, unita all’idea di essere un “falso” Spider-Man, è un’evoluzione importante dell’ideologia “Chiunque può indossare la maschera” del primo film.

Mentre aspettiamo di vedere Beyond, Across the Spider-Verse introduce l’idea che questi particolari film di Spider-Man siano racconti di tutte le storie di Spider-Man. Se eseguita correttamente, quella meta-narrativa offre un’inebriante esplorazione di ciò che ha reso popolare l’amichevole eroe di quartiere per così tanto tempo e una storia che arriva con l’ambizione di un multiverso.

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