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Super Mario Bros. Il Film: recensione | La bellezza e la profondità del videogioco è lontana

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Dal poster di Super Mario Bros. - Il Film (fonte: Nintendo)

Super Mario Bros. Il Film: recensione | La bellezza e la profondità del videogioco è lontana
2.8 Punteggio
Regia
Sceneggiatura
Cast
Colonna Sonora
Dal poster di Super Mario Bros. - Il Film (fonte: Nintendo)

Dal poster di Super Mario Bros. – Il Film (fonte: Nintendo)

Illumination Entertainment e Nintendo uniscono le forze per Super Mario Bros. – Il film, secondo adattamento cinematografico del celebre videogioco dopo il live-action del 1993.

Il nuovo film di Super Mario, nato dalla collaborazione tra la Illumination (relativamente giovane casa di produzione cinematografica statunitense fondata da Chris Meledandri) e la Nintendo (storica azienda giapponese specializzata nella produzione di videogiochi), arriva a sei anni di distanza dall’ultimo episodio videoludico dedicato al simpatico idraulico baffuto: Super Mario Odyssey , capolavoro di level design e gameplay che aveva alzato nuovamente l’asticella delle possibilità di espressione attraverso il mezzo del videogioco.

Messi davanti all’esigenza di una narrazione cinematografica classica, i registi Aaron Horvath e Michael Jelenic hanno dovuto affrontare la sfida di riuscire a restituire su schermo un’esperienza che, pad alla mano, sta invece tutta nella gioia dell’esplorazione e nella sfida della precisione, del calibrare il salto e i tempi giusti.

Una scena di Super Mario Bros. - Il Film

Una scena di Super Mario Bros. – Il Film

Super Mario Odyssey , aprendosi alla possibilità per il personaggio principale di diventare potenzialmente tutto ciò che lo circondava – dai suoi nemici, agli eventi atmosferici, alla corrente elettrica che scorreva nei cavi – si poneva quasi come una meditazione vagamente antispecista sulla fluidità dell’identità, ma anche sulle fantasie di ubiquità degli appassionati dei videogiochi, abituati da sempre a proiettarsi e a immedesimarsi in dimensioni e corpi altri. Ed è così che i giocatori avevano lasciato il loro esploratore e liberatore di mondi in salopette: ipersensibile e moltiplicato, fluido e inafferrabile in un’immagine univoca.

Adesso, per forza di cose, il tentativo di adattamento deve invece fare l’esatto opposto: “ridurre” la profondità del videogioco a una narrazione lineare e godibile, a uno “showcase” che deve sia risultare simpatico sia rendere evidente la rilevanza della proprietà intellettuale con cui si ha a che fare.

A quel punto, la linea tra cinema e marketing diventa sottilissima, e la necessità di infilare in pochissimo tempo (appena 90 minuti) molti dei personaggi, degli oggetti e dei luoghi che sono apparsi in oltre trentacinque anni di esistenza del franchise, finisce per disinnescare quella che è sempre stata la vera bellezza dell’esperienza videoludica.

Se ci sono giochi platform da attraversare come un sogno – quelli indie più moderni, ad esempio – e quelli che invece fanno penare così tanto il giocatore da regalare una sensazione di sollievo quando finalmente ci si lascia le loro sfide alle spalle – Cuphead o Super Meat Boy, ad esempio, o, per restare in ambito Nintendo, alcuni capitoli Donkey Kong Country – la saga di Super Mario è sempre stata un’altra cosa: un gioco in cui la vittoria non sta tanto nel superare percorsi più o meno accidentati e pieni di ostacoli, quanto nell’imparare a conoscerli e abituarsi ad essi, nel percorrerli ripetutamente finché non si padroneggiano tutte le loro asperità.

Super Mario Bros. – Il Film | una eccessiva semplificazione

E così, i “mondi” di Super Mario non costituiscono una stanca sequenza di livelli da dominare (come invece avviene nel film), ma differenti rappresentazioni di un unico universo in cui correre, saltare, nuotare, planare e alla fine sentirsi a casa, in cui finalmente, dopo averlo esplorato a fondo, si può essere a proprio agio.

Il film targato Illumination, invece, riesce a dire qualcosa di unico sui videogiochi (che Super Mario ha contribuito a rendere fenomeno di massa) e sui loro meccanismi solo in alcuni rarissimi momenti: quando, per l’appunto, costringe Mario a fare e rifare più volte la stessa cosa perché “nessuno ci riesce la prima volta”, quando lo spinge a provare e riprovare, fallire e ritentare fino a che non è in grado di capire il tempo giusto con il quale saltare, la distanza da coprire, la velocità con cui farlo.

Una scena di Super Mario Bros. - Il Film (fonte: IMDB)

Una scena di Super Mario Bros. – Il Film (fonte: IMDB)

È in quelle scene (e in quelle soltanto) che Super Mario Bros. – Il Film si eleva dall’essere semplicemente un grosso concentrato di gag (molte delle quali riuscite) e fan service, per competere invece sul terreno di capolavori metatestuali come The Lego Movie.

Tutto questo è ancora di più un peccato se si pensa all’impeccabile lavoro fatto dallo studio di animazione americano per restituire una realistica e credibile qualità tattile ad ogni materiale con cui i personaggi entrano in contatto nel corso della storia.

Se l’animazione in computer grafica di questo genere di film non bada molto alle differenze di texture e consistenze dei diversi materiali, preferendo invece un’estetica più omogenea, in cui non si percepisce una sostanziale differenza dalla pelle di un personaggio al tessuto degli indumenti che indossa, in questo film è invece molto chiaro come alcuni oggetti non siano del materiale che ci aspetteremmo e che nel complesso il mondo in cui si muove Super Mario è una strana via di mezzo tra uno immaginario, plasticoso come il suo merchandising, e uno più concreto (che viene introdotto proprio nelle prime sequenze newyorkesi).

Tornando con la mente a Super Mario Odyssey, a quell’avventura videoludica da vivere nel continuo cambio di consistenza, peso specifico e densità, ci si rende conto di quanto il film Illumination-Nintendo sia stata un’occasione mancata e uno sforzo tecnico inutile.

Giornalista cinematografico. Fondatore del blog Stranger Than Cinema e conduttore di “HOBO - A wandering podcast about cinema”.

Cinema e Cultura

Thelma, la recensione: guai a raggirare una nonna cool fan di Tom Cruise

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recensione film Thelma

Il 18 Settembre arriva al cinema una vecchietta sprint difficile da contraddire. Ecco cosa ne pensiamo di Thelma, la commedia indie di Josh Margolin ispirata a una storia vera. 

3.5 Punteggio
Regia
Sceneggiatura
Cast
Colonna Sonora

I nonni hanno spesso un posto speciale nella nostra vita. Ci sono quelli che viziano, quelli che riempiono di affetto, quelli complici a cui confidare insicurezze e segreti, e quelli che mettono in guardia su eventuali pericoli di tutti i giorni.

L’ispirazione di Josh Margolin per la sua opera prima è stata proprio la nonna, un’anziana signora tosta e sensibile appassionata dei film di Tom Cruise, che è la protagonista del film Thelma, al cinema dal 18 Settembre.

Interpretata dall’irresistibile June Squibb, che qualcuno sicuramente ricorderà nel bellissimo Nebraska, l’esuberante nonna di 93 anni viene raggirata da un truffatore telefonico. Questo si finge suo nipote per estorcerle diecimila dollari, ma Thelma non ci sta e vuole rimediare.

Insieme a un amico di vecchia data, parte a bordo di uno scooter alla ricerca del colpevole per le strade di Los Angeles, nonostante la famiglia cerchi di trattenerla e si preoccupi per la sua salute.

La recensione di Thelma

Il rapporto tra Thelma e il nipote, interpretato da Fred Hechinger di The White Lotus, si percepisce tenero e vero. Non è difficile immedesimarsi nelle dinamiche tra i due, quando lui si offre di aiutare la nonna a muoversi, a fare le commissioni, e si preoccupa se va in giro da sola o se qualcuno le potrebbe fare del male.

Mentre lei lo incoraggia per i suoi progetti futuri, quando i genitori sono opprimenti e provano a imporgli le loro scelte. Impossibile resistere ai siparietti sull’approccio di Thelma alla tecnologia, mentre cerca di usare il computer e i social network, seguendo le istruzioni del nipote.

film Thelma

Scena del film Thelma (Foto: Universal Pictures) – NewsCinema.it

Invecchiare può essere un’avventura

Thelma

è un film indie sensibile, ironico e piacevole. Riflette sulla vecchiaia con un malinconico ottimismo. L’età avanza per tutti, ma la caparbietà di questa donna anziana ancora autosufficiente che, nonostante i vari problemi di salute, vuole portare a termine una missione, è un esempio di resilienza importante per i tempi in cui viviamo.

La sceneggiatura è moderata, umile ma nello stesso tempo brillante. Molti dialoghi trai personaggi spingono a riflettere su argomenti importanti senza sermoni, ma con naturalezza. Si percepisce che il film è personale per il regista che ci mette il cuore nel raccontare la sua storia, intrattenendo il pubblico con una leggerezza d’autore.

Se vi piacciono film come Little Miss Sunshine, Lady Bird, Lady in the Van, Thelma potrebbe fare al caso vostro. Un po’ di pepe convive con occhi lucidi e tante risate, il tutto arricchito dalla performance straordinaria di Squibb e del resto del cast che comprende anche Parker Posey, Clark Gregg, Nicole Byer e persino Malcolm McDowell direttamente da Arancia Meccanica.

 

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Borderlands, recensione: una Cate Blanchett da urlo per un blockbuster mediocre

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Una scena di Borderlands – Fonte Foto: Ufficio stampa

Distribuito in sala da Eagle Pictures, dal 7 agosto, Borderlands riporta dietro la macchina da presa Eli Roth, con un’opera assolutamente diversa dal suo genere di riferimento e perfetta per il grande schermo.

Borderlands, recensione: una Cate Blanchett da urlo per un blockbuster mediocre
2.8 Punteggio
Regia
Sceneggiatura
Cast
Colonna Sonora

Basato sull’omonimo videogame ideato da Gearbox SoftwareBorderlands è il classico prodotto di intrattenimento estivo, che sfrutta in tutto e per tutto effetti speciali e tecnologie all’avanguardia per rendere lo spettacolo degno di nota. Il fatto che in cabina di regia si trovi un autore quale Eli Roth non fa che rendere più interessante e curioso il progetto, sebbene alla fine dei conti qualcosa non quadri.

Un cast eccezionale, capitanato da Cate Blanchett, alza l’asticella delle aspettative e prova a tenere alto il prestigio, ma di falle ce ne sono un po’ e non tutte possono essere chiuse dai nomi in cartellone. Come in casi simili – si vedano Suicide SquadJustice League – la storia risulta debole e prevedibile, mentre si tende a puntare tutto sulla spettacolarità e sul ritmo.

Ecco, da quel punto di vista, nulla da dire: Borderlands mette in scena un turbinio di suggestioni che travolge e martella, non lasciando un attimo di respiro. Ideale per chi non ha pretese e cerca un divertimento superficiale, il film sembra contenere anche qualche spunto di riflessione importante, ma completamente sommerso dal resto.

Tante gag e qualche simpatica battuta, personaggi ben caratterizzati nell’abbigliamento e nel fisico – a eccezione di Jack Black che può giocare solo con la voce – esplosioni ed evoluzioni come in un vero e proprio videogioco, sono gli ingredienti della pellicola, nelle sale italiane da mercoledì 7 agosto 2024.

Borderlands | La trama del nuovo film con Cate Blanchett

Lilith (Blanchett) ha la fama di essere una delle migliori cacciatrici di taglie su piazza. Motivo per cui viene reclutata niente meno che da Atlas (Edgar Ramirez), che domina quasi tutti i pianeti con i suoi potenti mezzi e che ha “perso” la figlia teenager (Ariana Greenblatt) proprio su uno di questi. Lilith sarà quindi costretta a tornare sul suo pianeta d’origine, Pandora, alla ricerca della ragazza, che però non ha alcuna intenzione di tornare dal genitore ed essere sfruttata per i suoi malvagi piani.

borderlands

Cate Blanchett è Lilith in Borderlands – Fonte Foto: Ufficio stampa

L’incontro tra le due non sarà dei migliori. Ma quando un gruppo di banditi piomberà loro addosso, dovranno unire le forze. Ad affiancarle, un team alquanto strampalato, di cui fanno parte un ex mercenario di nome Roland (Kevin Hart), Krieg il protettore (Florian Munteanu), una scienziata (Jamie Lee Curtis) che conosce bene Lilith e il piccolo ma invincibile robottino Claptrap (Black).

Tanto stile ma poca anima

Dopo averci abituati a qualcosa di diverso e di molto identitario – si pensi a HostelThe Green Inferno Eli Roth presenta al pubblico un blockbuster sotto la media. Le potenzialità a livello registico, ovviamente, vengono confermate e sono ciò che rende comunque godibile la visione. Ma alla fine sembra quasi che i grandi nomi in cartellone si siano prestati al progetto per un mero fine economico.

Nonostante ciò, si apprezzano alcuni elementi, quali lo stile e il ritmo derivanti dal videogame di riferimento, i look dei protagonisti, i rimandi a cult degli anni Ottanta come Mad MaxStar Wars.

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Love Lies Bleeding, la recensione | Inseguendo un sogno di libertà

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love lies bleeding

Distribuito nelle sale italiane da Lucky Red, da giovedì 12 settembre 2024, Love Lies Bleeding riporta sul grande schermo Kristen Stewart, in un personaggio forte e delicato al tempo stesso, e presenta il meglio del cinema indipendente.

3.6 Punteggio
Regia
Sceneggiatura
Cast
Colonna Sonora

Dopo il passaggio al Sundance Film Festival – e già questo dimostra il valore e il tipo di progetto – Love Lies Bleeding sbarca nelle sale italiane, in netto ritardo rispetto alla madrepatria e ad altri paesi, quali per esempio il Regno Unito.

love lies bleeding

Kristen Stewart è Lou in Love Lies Bleeding – Fonte Foto: Ufficio stampa

La pellicola porta la firma, in cabina di regia e alla scrittura, della giovane Rose Glass. La cineasta londinese, classe 1990, realizza la sua seconda opera con grande maestria e sensibilità, mettendo ben in chiaro quali siano la sua visione e il suo stile. Tra realismo magico, dramma intimista e noir, Love Lies Bleeding alterna i generi cinematografici, prendendo da ciascuno di essi materiali e mood più adatti allo scopo.

Il risultato è qualcosa di ben strutturato, intenso, emozionante. Forte di un cast eccezionale già su carta, ma sorprendente sullo schermo – anche e soprattutto grazie alla sintonia tra le protagoniste – il film affronta una serie di tematiche che vanno dall’amore (con le sue sfumature) alla famiglia, dalla potenza dei sogni al peso delle scelte.

Love Lies Bleeding ha già trionfato in alcune manifestazioni: due premi all’Astra Midseason Movie Awards, tra cui quello alla miglior attrice non protagonista (Katy O’Brian), e una candidatura al Golden Trailer Awards.

Love Lies Bleeding | La trama del nuovo film con Kristen Stewart

Lou (Stewart) gestisce una palestra nel bel mezzo del nulla, tra la polvere del New Mexico e il sudore dei suoi clienti. Le giornate trascorrono tra un water da sturare, advances da evitare e i conti da fare prima di abbassare la serranda. La giovane donna ha alle spalle una storia difficile, della quale fanno parte il padre (EdHarris), con cui non ha più un reale rapporto, e la sorella maggiore, Beth (Jena Malone), alle prese con un marito violento (Dave Franco).

love lies bleeding

Katy O’Brian è Jackie in Love Lies Bleeding – Fonte Foto: Ufficio stampa

Quando sulla soglia e, successivamente, sul ring della palestra appare Jackie (O’Brian), Lou avverte un nuovo inatteso sentimento. Oltre il puro e semplice invaghimento, le due sembrano riconoscersi l’una nell’altra, completarsi addirittura. L’incontro le condurrà a iniziare una storia d’amore importante e complicata, prima che il passato di entrambe intervenga a scombinare tutto.

La magia che addolcisce la realtà

Lo sguardo femminile predomina la narrazione, veicolata da due notevoli figure di giovani donne. Lou e Jackie hanno affrontato momenti e situazioni difficili, che le hanno costrette a mettere su una corazza, fatta di muscoli fuori e dentro. La bellezza, la dolcezza, la leggerezza sono sparite dalle loro esistenze, almeno fino a quando non si incontrano e ritrovano un barlume di speranza. La magia inizia a scorrere, trovando una sua incredibile e originale espressione sullo schermo.

Love Lies Bleeding racconta così il dramma della vita, in una società tossica, mascolina, violenta, omertosa, dentro la quale appare quasi impossibile essere liberi, fosse anche solo per esprimere se stessi e inseguire i propri sogni. Eppure, nonostante tutto e tutti, nel bel mezzo del caos più totale, a volte si verificano dei piccoli incantesimi, come a suggerire di non mollare e di continuare a crederci.

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