Le Petit Piaf: recensione in anteprima | Il bel cinema francese tra musica ed emozioni

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Stéfi Celma e Soan Arhimann in Le Petit Piaf – Fonte Foto: Ufficio stampa
Le Petit Piaf: recensione in anteprima | Il bel cinema francese tra musica ed emozioni
3.5 Punteggio
Regia
Sceneggiatura
Cast
Colonna Sonora

Le Petit Piaf  di Gérard Jugnot approda in sala dal 4 maggio 2023, distribuito da No.Mad Entertainment. L’anteprima italiana della gradevole pellicola si è svolta durante la tredicesima edizione del Rendez Vous festival a Roma.

Tra i protagonisti di Le Petit Piaf troviamo lo stesso regista, nei panni di Monsieur Lepetit, il cantante e attore Marc Lavoine, la star della serie francese Chiami il mio agente Stéfi Celma e dal piccolo vincitore dell’edizione francese di The Voice Kids Soan Arhimann.

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Marc Lavoine e Soan Arhimann in Le Petit Piaf – Fonte Foto: Ufficio stampa

Come evidente, la componente musicale gioca un ruolo di primissimo piano all’interno del progetto, garantendone un surplus di emozioni non indifferente. Basti pensare al successo ottenuto da film come La famiglia Belier Teen Spirit per coglierne l’importanza.

Anche in questo caso, la musica diviene un mezzo tramite cui veicolare i messaggi. La narrazione segue così un ritmo tutto suo, vivace, allegro, che accompagna lo spettatore, lo intrattiene e lo avvolge.

La superficialità appare bandita, sebbene si trattino temi alquanto comuni e semplici. Dall’amicizia alla passione, dal rapporto tra una madre single e il suo unico figlio alla società che non sa proteggere chi più ha bisogno, dalla generosità al rimorso.

Le Petit Piaf | La trama

In un piccolo e paradisiaco villaggio sull’isola della Réunion, vive Nelson (Soan Arhimann), un bambino di 10 anni, con un grande sogno nel cassetto, che in pochi conoscono. Lo sanno infatti solo la migliore amica Mia (Ornela Dalèle) e il fratellino Zidane (Zacharie Rochette), detto Zizou. Nemmeno la mamma Ella (Stéfi Celma) immagina che il suo bambino desideri diventare un cantante famoso e si sia iscritto niente meno che al programma televisivo Star Kids.

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Soan Arhimann interpreta il protagonista Nelson in Le Petit Piaf – Fonte Foto: Ufficio stampa

Nelson ha una voce angelica e una forte determinazione, ma soffre di ansia da palcoscenico. Motivo per cui Mia cerca di dargli una mano, consapevole che dal futuro dell’amico dipende anche il suo e quello di Zizou. Alla ricerca di qualcuno che possa fargli da mentore e aiutarlo a prepararsi (non solo tecnicamente), Mia rintraccia un famoso cantante, ospite sull’isola, nell’albergo dove lavora Ella.

Pierre Leroy (Marc Lavoine) sembra proprio fare al caso loro, se non che non si rifiuta categoricamente di incontrare i ragazzini. Dopo vari, esilranti, tentativi, tra l’uomo e Nelson scatta qualcosa, una scintilla, che porterà tutti a riflettere su ciò che davvero si desidera e che conta, e a mettere in prospettiva. Con il canto a fare da trait d’union.

La musica veicola messaggi ed emozioni

Se le canzoni, la musica e le belle voci dei protagonisti rendono più che gradevole la pellicola, Le Petit Piaf vanta una serie di altri elementi che lo arricchiscono e fanno sì che emozioni un’ampia fetta di pubblico. Il fatto di riuscire a parlare sia a grandi che a piccini non è cosa da poco, soprattutto perché la genuinità di fondo, qui esibita ma non ostentata, spesso viene data per scontata o completamente dimenticata.

 

Si racconta di crescite, personali e difficili, che riguardano tanto l’età adulta, quanto l’infanzia. Il percorso è il medesimo, sebbene costellato di differenti ostacoli. Nelson e Pierre imparano l’uno dall’altro, così come capita a Elle nello scoprire la vera natura del figlio. L’amicizia è e resta un tassello imprescindibile dell’esistenza di chiunque, sia che si tratti di un bambino di 10 anni, sia di un uomo di 60.

Allo stesso modo, gioca un peso importante il senso di responsabilità, talvolta così gravoso da non concedere la giusta prospettiva. Ma, forse, basta solo distogliere un attimo lo sguardo, aprire il cuore e lasciare che sia lui a guidarci.