The Search, la recensione del film di Michel Hazanavicius

Presentato alla scorsa edizione del Festival di Cannes, The Search arriva al cinema il 5 Marzo, distribuito dalla 01 Distribution. Il regista premio Oscar di The Artist, Michel Hazanavicius, decide di raccontare una storia toccante e coinvolgente, ambientata durante la guerra in Cecenia nel 1999.

TRAMA THE SEARCH

A causa della brutalità della guerra, un bambino ceceno di circa sette anni si ritrova da solo tra le strade fangose e le case dilaniate del suo Paese. Si unisce così alla massa dei rifugiati, dove incontra Carole (Berenice Bejo), capo delegazione dell’Unione Europea, che sente di doversi prendere cura di lui, nonostante le apparenti difficoltà. Nello stesso tempo Kolia, un giovane ventenne russo, viene reclutato dall’esercito, ed entra in contatto giorno dopo giorno con gli aspetti più atroci della guerra.

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RECENSIONE

Hazanavicius sceglie di raccontare un pezzo di storia attraverso gli sguardi di alcuni protagonisti innocenti, permettendo allo spettatore di vivere il loro viaggio verso la sopravvivenza. Esplora nel profondo i personaggi avvolti dalla desolazione e dalla sofferenza di due paesi messi a dura prova dalla guerra, senza cadere nella retorica come molti altri film del genere. Mentre in The Artist la poesia e le emozioni vivevano grazie al binomio musica – immagine, in The Search la forte componente drammatica e il pathos della storia, si costruiscono su una sceneggiatura lineare e non banale, ispirata al film Odissea Tragica del 1948 di Fred Zinnemann. Al centro c’è una fiducia e una speranza nel futuro, che alimentano una luce che può continuare a brillare nonostante l’oscurità degli omicidi, le violenze e le ingiustizie che la guerra porta con sè. Berenice Bejo è convincente e naturale nel suo ruolo, accompagnata da una Annette Bening seria e carismatica. Tuttavia la vera rivelazione sono i due protagonisti più giovani, estremamente espressivi e verosimili, che sottolineano il realismo toccante ed emotivo del film. Hazanavicius porta sullo schermo un film drammatico e delicato, con un cuore, e l’alternanza della finzione con filmati di repertorio, rende fluida la narrazione, nonostante la durata superiore alle due ore.

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