Dopo alcuni anni in cui il Festival di Venezia sembrava aver superato il suo cugino francese in termini di importanza e appeal, Cannes torna quest’anno con un’edizione monstre, volendo dimostrare di essere ancora il principale festival cinematografico del mondo.
Nell’ultimo decennio o poco più il festival di Cannes è sembrato in lieve calo, per colpa di alcune decisioni difficili (e molto criticate) prese per fronteggiare, a modo proprio, i cambiamenti dell’industria del cinema, specialmente l’avvento delle piattaforme e la perdita di centralità della sala cinematografica.
Per alcuni anni, infatti, Venezia aveva scalzato il cugino francese nel ruolo di festival cinematografico più importante del mondo, quello capace davvero di attirare tutti i principali film della stagione e tutte le attenzioni di pubblico, addetti ai lavori e stampa generalista.
Quest’anno, però, i numeri parlano chiaro: sono stati quasi 3.000 i film proposti per il festival e tra questi 1.127 opere prime. Un numero esorbitante, anche per la stessa Cannes, che testimonia una ritrovata rilevanza nel panorama cinematografico mondiale.
Cannes 2025, un’edizione monstre
Già il 2023 aveva segnato un netto cambio di tendenza. È da Cannes che sono passati alcuni dei film più discussi (e poi successivamente premiati) della stagione cinematografica: Anatomia di una caduta, Perfect Days, Killers of the Flower Moon, La zona d’interesse, ma anche film più piccoli come How to Have Sex, La chimera, Animal Kingdom e Kafka a Teheran, che nel festival francese hanno trovato il giusto viatico.
Il 2024, però, è stato l’anno in cui il posizionamento di Cannes come festival più importante al mondo si è consolidato. Innanzitutto con Anora, vincitore della Palma d’oro e poi dell’Oscar al miglior film (acquista il Blu-Ray di Anora in 4K) Un film che di fatto ha cambiato la carriera del suo regista, Sean Baker, che lavorava da tempo ma che solo grazie al riconoscimento di Cannes è potuto entrare nel novero dei registi più cercati (e pagati).
Poi c’è stato Emilia Pérez, sicuramente il film europeo più importante del 2024 e al centro di infinte discussioni che hanno fatto seguito alle tantissime candidature agli Oscar ricevute (acquista il Blu Ray di Emilia Perez). E poi ancora Megalopolis, The Apprentice e The Substance, il fenomeno indie dello scorso anno, che il festival di Cannes aveva coraggiosamente inserito in concorso (anziché relegarlo alle proiezioni di mezzanotte, come spesso avviene per questo genere di film).
Ma anche Flow, il piccolissimo film d’animazione lettone presentato nella sezione Un Certain Regard e poi esploso a livello mondiale fino, anche in questo caso, a vincere l’Oscar come miglior film animato.
Il segreto di Cannes
Proprio il continuo dialogo tra le diverse sezioni del festival – non solo Un Certain Regard (che corrisponderebbe alla sezione Orizzonti di Venezia) ma anche la Quinzaine, che ha una direzione artistica autonomia – è uno dei veri punti di forza del festival. Dalle sezioni “minori” di Cannes sono passati autori che poi il festival ha promosso al concorso principale, consacrandoli.
È stato così, ad esempio, per la giovane Payal Kapadia, che a 38 anni ha vinto il Grand Prix della giuria con All We Imagine As Light, prima opera di finzione dopo il documentario A Night of Knowing Nothing presentato alla Quinzaine nel 2021. Ma anche per Kuosmanen, Lapid, Hamaguchi e, soprattutto, Julia Ducournau, vincitrice della Palma d’Oro con Titane dopo una fulminante scalata tutta interna al festival di Cannes.
Il suo primo cortometraggio, Junior, fu presentato nel 2011, mentre il suo primo lungometraggio, Raw-Una cruda verità, passò cinque anni più tardi alla Settimana internazionale della critica di Cannes, dove vinse il Premio FIPRESCI. Adesso il suo nuovo Alpha è uno dei film più attesi della nuova edizione e il suo nome uno dei più dibattuti.

Per la prima volta, inoltre, il festival di Cannes sembra aver “snobbato” i venerabili maestri, quelli immancabili in ogni edizione. Ha stupito tutti l’esclusione di Jim Jarmusch, così come la “retrocessione” nel fuori concorso di Spike Lee, ma la nuova linea del festival sembra ben chiara.
Puntare su nomi noti ma nel pieno della loro ascesa, che quindi il festival di Cannes potrebbe “consacrare” prima di altri con una Palma d’Oro, appuntandosi al petto la medaglia di chi ci ha visto lungo: Ari Aster, Kelly Reichardt, Joachim Trier (il cui ultimo film era La persona peggiore del mondo, passato sempre a Cannes) e Dominik Moll.
Gli unici grandi maestri presenti in concorso quest’anno sono i fratelli Dardenne. Qualcosa di inimmaginabile fino a qualche anno fa. Manca ormai pochissimo per scoprire se le scelte di Thierry Frémaux si riveleranno azzeccate.