Recensioni
Marcel the Shell: una conchiglia outsider alla conquista degli Oscar 2023

Una scena di Marcel The Shell (fonte: IMDB)
Nata quasi per gioco durante una conversazione tra amici, la simpatica conchiglia con le scarpe di nome Marcel è diventata prima una YouTube star e oggi è protagonista di un intero film candidato agli Oscar 2023.
Nel 2010, in uno dei tanti momenti di noia ad un matrimonio, la comica e scrittrice Jenny Slate creò il personaggio di “Marcel the Shell” insieme al suo amico e regista Dean Fleischer Camp.
Con una voce accattivante e delle iconiche scarpe alla Chaplin, la conchiglia alta poco più di un pollice ha preso d’assalto YouTube, conquistando il cuore di milioni di fan di tutte le età in tutto il mondo, fino a diventare protagonista di due cortometraggi online e di un libro bestseller.
Adesso arriva finalmente in Italia il film interamente dedicato a lui, in corsa agli Oscar 2023 nella categoria dedicata al cinema d’animazione.

Il personaggio di Marcel The Shell in una scena del film (fonte: IMDB)
Marcel The Shell: la trama del film
In un film che mescola live action e stop-motion, Marcel si racconta alla camera di un giovane regista di nome Dean, con cui parla di sé, delle sue idee, dei suoi giochi, dei suoi piccoli stratagemmi per mangiare e passare il tempo.
Dopo aver caricato su internet alcuni video di presentazione, Marcel diventa una celebrità, al punto da essere contattato dagli autori del celebre programma 60 Minute, che gli offrono un’occasione unica: quella di ritrovare la sua famiglia.
Attraverso il prisma adolescenziale delle tribolazioni di questo piccolo guscio e del documentarista che cerca di catturane le paure, i creatori Camp e Slate si aprono in modo ammirevole e vulnerabile all’esame delle indecisioni che accompagnano tutte le scelte riguardanti il proprio futuro, infilando sapientemente l’ago attraverso le discussioni di Marcel e Dean sulla recente separazione romantica di lui e sui cambiamenti che sconvolgono la tranquilla quotidianità di Marcel.
Attraverso precise scelte stilistiche (l’aspect ratio e il taglio documentaristico), gli abili creatori del film premiano la volontà dello spettatore di credere che Marcel e il suo mondo siano effettivamente reali, offrendo allo stesso tempo la possibilità di guardare il nostro mondo da una prospettiva diversa.
Sembra ironico che una minuscola conchiglia che pattina su tavolini polverosi e usa il miele per camminare sui muri possa creare una connessione realmente empatica con chi guarda, ma non sarà difficile per tante persone rivedersi nella figura di un “caregiver” come Marcel: fragile, piccolo, avventuriero che ci insegna qualcosa su come superare gli ostacoli.
Marcel The Shell: un piccolo eroe in un mondo troppo grande
Il suo aspetto così apparentemente sgraziato, con un solo occhio di plastica e una bocca appena disegnata, lo pone già a prima vista come outsider in un mondo che non è stato fatto a sua misura: i viaggi in macchina lo fanno vomitare ripetutamente, pruriti irraggiungibili lo esasperano e digitare una singola parola usando la tastiera del laptop diventa un faticosissimo allenamento per tutto il corpo.

Una scena di Marcel The Shell (fonte: IMDB)
Il mondo umano è sempre stato lo sfondo dell’esistenza di Marcel fin dal suo esordio su YouTube, ma l’intrusione di persone reali nel film aggiunge alla sua storia un’inedita malinconica.
Collocare Marcel più in profondità nel contesto del paesaggio umano contemporaneo – mentre viene guidato attraverso le strade di Los Angeles o registra furtivamente Dean sul divano – consente a Slate e Fleischer Camp di esplorare, ad un livello metatestuale, come il personaggio sia stato accolto dal pubblico nel corso degli anni e che tipo di relazione i fan abbiano creato con lui.
Per tutto il film, che dura poco meno di 90 minuti, Fleischer Camp punta la macchina da presa su piccoli oggetti e momenti fugaci: un drappo che svolazza nel vento, un fascio di sole che passa attraverso una ragnatela. Il mondo non è stato costruito per una presenza fragile come quella di Marcel, ma forse è proprio quella fragilità che può aiutarci e guidarci attraverso di esso.
Recensioni
Louis Tomlinson. All of Those Voice: agli 1D alla carriera solita | La recensione

La locandina di Louis Tomlinson. All of Those Voices
In anteprima al cinema, in contemporanea all’evento mondiale, mercoledì 22 marzo 2023, Louis Tomlinson. All of Those Voices è l’atteso film-documentario incentrato sulla storia e sulle vicende di uno dei membri degli amatissimi One Direction. Distribuito da Nexo Digital, il film torna in sala il 25 e il 26 marzo.
Ripercorrendo le tappe che lo hanno condotto dalla giuria di X-Factor ai palcoscenici di tutto il mondo, Louis Tomlinson si racconta e si svela davanti alla macchina da presa. Ne risulta un viaggio emozionante, pieno di sorprese e di messaggi positivi.

Louis Tomlinson – Fonte Foto: Ansa
Diretto da Charlie Lightening, già regista di As It Was, Louis Tomlinson. All of Those Voices porta i fan a distanza ravvicinata dalla figura dell’artista. Originario di Doncaster, classe 1991, Louis ha fatto parte, per cinque anni, di una delle boyband più fenomenali di sempre.
Era il 2010, quando i giudici di X-Factor decisero di unirlo a un gruppo di altri ragazzi – Niall Horan, Zayn Malik, Liam Payne e Harry Styles – donandogli una nuova, irripetibile e imperdibile, occasione.
Da quel momento, il nome One Direction è entrato nelle case di milioni di persone, creando un vero e proprio fenomeno mondiale. Album venduti, classifiche scalate, concerti sold out. La realtà dell’allora diciannovenne Louis è cambiata per sempre.
Louis Tomlinson. All of Those Voices | Il racconto post One Direction
Nonostante il successo, la fama e le soddisfazioni, il percorso della boyband si è concluso sin troppo presto, lasciando in Louis sentimenti complessi e contraddittori. Il documentario mostra bene quanto il ragazzo abbia sofferto in seguito alla decisione di sciogliere il gruppo.
Dopo la fatica nel tentativo di trovare un suo posto all’interno della band, veder cancellato tutto il lavoro e le possibilità lascia una sensazione di amarezza, delusione, smarrimento. Circondato da amici sinceri e da una famiglia numerosa e molto unita, Louis ritrova la sua strada.
Ma non mancano le difficoltà, lungo il percorso, attraverso le quali è facile comprendere la grande umanità che lo caratterizza. Louis Tomlinson appare un giovane come tanti, con un sogno e con un dono, ma anche con delle qualità da non dare per scontate.
Un omaggio che è anche un regalo
Umile, sensibile, riconoscente e generoso, l’artista sa bene quali sono i valori da onorare e tramandare. Il progetto diviene così, al tempo stesso, un omaggio alla figura di un giovane cantautore e un regalo fatto ai fan, che hanno la possibiltà di conoscerlo più a fondo, di scoprirne il lato più intimo, e di entrarvi, se possibile, ancora più in sintonia.
Le vicende di Louis Tomlinson fanno riflettere su quanto sia importante creare legami veri, basati sulla condivisione e sulla fiducia, su come il successo non sia esattamente alla portata di tutti, ma bisogna guadagnarselo, senza mai dimenticare le responsabilità e la gratitudine nei confronti di chi lo sostiene. Godiamocela finché dura.
Usando filmati casalinghi, interviste e backstage, Louis Tomlinson. All of Those Voices racconta una storia emblematica ed emozionante, dai quali i fan rimarranno estasiati. Ma attenzione, anche chi ha poca dimestichezza con gli One Direction e con una simile realtà, potrà trovare spunti non indifferenti.
Recensioni
Un fantasma in casa: la recensione del nuovo film con David Harbour

David Harbour e Anthony Mackie in Un fantasma in casa
Disponibile su Netflix e diretto da Christopher Landon, Un fantasma in casa è una divertente commedia, a metà tra l’horror e il sovrannaturale, con David Harbour protagonista. La pellicola si basa sul racconto breve di Geoff Manaugh, intitolato Ernest.
Sulla falsariga di film come Sospesi nel tempo e S.O.S. fantasmi, Un fantasma in casa riprende le suggestioni del passato e le adatta ai tempi moderni. Gli elementi classici, alla base di progetti come questo, ci sono tutti.

Erica Ash e David Harbour in una scena di Un fantasma in casa
A partire da una casa infestata, un evento tragico che ha scatenato l’apparizione del fantasma, una famiglia ignara che si ritrova, suo malgrado, a fare i conti con la presenza sovrannaturale, una risoluzione dal quale trarre conclusioni non scontate.
Come appare chiaro, la nuova proposta di Netflix sfrutta la popolarità dei nomi del cast: in primis quello di David Harbour, amatissimo protagonista di Stranger Things, a cui si affiancano il supereroe Marvel, Anthony Mackie, e la star di The White Lotus, Jennifer Coolidge.
Una piccola curiosità riguarda la scelta di Harbour per la parte del fantasma. Pare, infatti, che l’attore abbia accettato di buon grado, ma non senza timori, la sfida di interpretare un ruolo che non prevedeva l’uso della parola.
Un fantasma in casa | La trama del film su Netflix
Un anno dopo la fuga dei precedenti proprietari, la famiglia Presley finisce per trasferirsi in una casa molto accogliente, luminosa, ampia, ma popolata da un fantasma di nome Ernest (Harbour). Se il figlio maggiore, Fulton (Niles Mitch), sembra adattarsi molto facilmente, anche grazie al suo inseparabile smartphone, per il minore, Kevin (Jahi Winston) le cose non vanno così lisce.

Jahi Winston, Isabella Russo e David Harbour in Un fantasma in casa
In seguito all’ennesima discussione con il padre (Mackie), il ragazzo sale in soffitta, deciso a esplorare la sua nuova abitazione e, probabilmente, a trovare uno spazio che sia solo suo. Qui fa il suo primo incontro con Ernest. Ma, piuttosto che esserne spaventato, l’apparizione lo diverte molto e gli fa perdere di vista la rabbia nei confronti del genitore.
È così che si instaura tra i due un rapporto di amicizia e confidenza, che spingerà poi Kevin a scoprire la storia di Ernest, di modo da potergli dare finalmente un po’ di pace e liberarlo dalla sua prigionia.
Dalla commedia ai temi importanti
Un fantasma in casa parte dall’essere una semplice commedia, per arrivare a parlare di tematiche più importanti. Un esempio su tutti è, senza dubbio, il discorso della famiglia, della genitorialità e del rapporto tra padre e figli. Non a caso, lo stesso Ernest si rivelerà, nel corso della narrazione, un padre a sua volta.
Quando nasce un figlio, cambia completamente la percezione di colui o colei che diventa genitore, Da quel momento, ogni gesto, pensiero e decisione verrà guidato dal desiderio di proteggere e rendere felice. Ma non è sempre tutto così immediato e naturale.
L’amicizia tra Ernest e Kevin non fa che mettere in luce alcune delle difficoltà affrontate sia dall’adulto che dal teenager. Il punto di incontro esiste, ma servono tanto impegno, pazienza e volontà, per raggiungerlo e renderlo stabile.
L’horror che diverte
Mentre si parla di famiglia e si mostrano le dinamiche all’interno di una casa all’apparenza serena, la storia va avanti anche seguendo la linea thriller. Ed è, forse, questa commistione a rendere il progetto godibile e accattivante da diversi punti di vista.
Da non sottovalutare, inoltre, l’utilizzo degli effetti speciali, che permette di giocare con i generi cinematografici in maniera piuttosto intelligente. Punte di horror vengono toccate in alcuni (pochi) momenti, e ricordano cult come La morte ti fa bella. Ovviamente, a farla da padrona è la chiave comica, sebbene si apprezzino simili inserti.
Recensioni
What’s Love? recensione | Il film romantico e multiculturale con Lily James

ShazadLatif e Lily James in What’s Love?
In uscita, nelle sale italiane, giovedì 16 marzo 2023, What’s Love? è il nuovo film di Shekhar Kapur, con Lily James ed Emma Thompson. Una commedia romantica dal tocco british, con un pizzico di Bollywood, che regala emozioni semplici e genuine.
A distanza di quasi 15 anni dal precedente lungometraggio, dal titolo New York, I Love You (2008), il cineasta indiano torna dietro la macchina da presa. Lontano da opere storiche ed epiche, quali per esempio Elizabeth (1998) e Le quattro piume (2002), Shekhar Kapur realizza una romcom assolutamente godibile.

Una scena di What’s love?
What’s Love? ha tutte le carte in regola per attrarre un’ampia fetta di pubblico, soprattutto femminile. Il punto di forza sta, sicuramente, nella scrittura, brillante e intelligente, che ben fotografa un preciso e realistico spaccato di vita.
Protagonista della pellicola, distribuita nelle sale italiane da Lucky Red, è la britannica e apprezzata Lily James. Smessi i pomposi abiti di Cenerentola, l’attrice 34enne si è imposta all’attenzione con il ruolo di Lady Rose Aldridge in Downton Abbey. Qui interpreta Zoe, una giovane documentarista alle prese con un progetto che dovrebbe determinarne la svolta in carriera.
Al suo fianco, una veterana come Emma Thompson, in una delle sue parti migliori. A lei si devono, infatti, alcuni dei momenti e delle battute migliori. Simpatica e travolgente, l’attrice veste i panni della madre di Zoe, Cath. Completa il cast, il londinese e poco noto (in Italia) Shazad Latif, al quale spetta il compito di far vacillare i sentimenti della protagonista.
What’s Love? | La trama del nuovo film di Shekhar Kapur
Zoe (James) ha una passione smisurata per il suo lavoro, oltre al talento e all’intraprendenza. In cerca di una nuova idea da proporre ai suoi finanziatori, si lascia intrigare dalla situazione del suo migliore amico, Kazim (Latif). Vivendo uno accanto all’altro, in un grazioso sobborgo di Londra, i due sono letteralmente cresciuti insieme.

Shazad Latif e Lily James in What’s love?
Kazim sa tutto di Zoe, come lei sa tutto di lui. O almeno così credeva. Quando scopre che l’uomo sta per prendere moglie, si sente, in qualche modo e inconsciamente, messa da parte, e decide di saperne di più. Convinto dai genitori, Kazim ha, infatti, accettato un matrimonio assistito. Zoe coglie al volo l’occasione e chiede all’amico di poter riprendere tutte le varie fasi dell’organizzazione.
Nel corso delle ripresa e della ricerca, tra i due verranno fuori sentimenti inaspettati e latenti, che porteranno non poco scompiglio nelle rispettive vite e famiglie.
Dalla Festa del Cinema di Roma, un romanticismo non scontato
Presentato nella sezione Grand Public, alla 17esima edizione della Festa del Cinema di Roma – dove si è aggiudicato il Premio Ugo Tognazzi alla Migliore commedia – What’s Love? si rivela una commedia sicuramente sopra la media del genere. Il merito va rintracciato, innazitutto, nell’ottima resa di una realtà multiculturale e moderna.
Zoe e Kazim appartengono a due famiglie diverse tra loro, ma capaci di convivere e condividere, nel massimo della serenità e della gioia. Il fatto di essere cresciuti insieme, permette ai due protagonisti di conoscersi meglio di quanto credono. Nel corso delle vicende, riflessioni naturali e comuni vengono a galla: è davvero possibile l’amicizia tra uomo e donna? Vale la pena rischiare un rapporto solido e bello per qualcosa di ignoto e, probabilmente, fallimentare? Come potersi fidare di ciò che si sente?
In poco più di 100 minuti, la pellicola propone una risposta a queste domande. Ed è, ovviamente, una risposta romantica, piena di speranza, ma non del tutto scontata.
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