November – I cinque giorni dopo il Bataclan | la recensione del thriller con Jean Dujardin

Jean Dujardin in November (fonte: IMDB)
Jean Dujardin in November (fonte: IMDB)

Jean Dujardin e la sua squadra sono impegnati a cercare i responsabili degli attentati del 2015 a Parigi nel nuovo film di Cédric Jimenez: November – I cinque giorni dopo il Bataclan.

November – I cinque giorni dopo il Bataclan | la recensione del thriller con Jean Dujardin
3 Punteggio
Regia
Sceneggiatura
Cast
Colonna Sonora

Era il 13 novembre 2015 quando gli attentati che ebbero come loro epicentro il teatro Bataclan terremotarono la Francia e il mondo intero. Adesso il nuovo film di Cédric Jimenez, uno degli autori più noti (e controversi) del cinema poliziesco fracese, ricostruisce le indagini dei servizi segreti nei primi cinque giorni successivi alla strage, finalizzate alla ricerca degli attentatori.

Una scena del film November (fonte: IMDB)
Una scena del film November (fonte: IMDB)

Stavolta però la rigida unità temporale che solitamente caratterizza questo tipo di film in medias res viene rotta dal flashback di una vecchia missione ad Atene dove si è cercato, senza successo, di catturare un pericoloso terrorista integralista musulmano. Jean Dujardin è “il francese” che guidava quella operazione e che ritroviamo, anni dopo, nel presente della narrazione cinematografica, a capo dell’unità impegnata a far fronte alla strage del Bataclan e all’esigenza di individuare in tempi rapidi i responsabili dinanzi a un’opinione pubblica persa e spaventata.

November probabilmente non susciterà lo stesso clamore di Bac Nord (2021), precedente film di Jimenez, duramente accusato di sdraiarsi sulla tesi dell’assoluta innocenza dei poliziotti protagonisti, arrestati per traffico di droga e racket, descritti come vittime del sistema, e di offrire uno spaccato stereotipato dei sobborghi marsigliesi, rappresentati come luoghi in mano esclusivamente alla criminalità (il film divenne persino un caso di discussione politica).

Jimenez anche in questo caso non nasconde in nessun modo il suo essere sempre e comunque dalla parte della polizia (anche perché il film, paradossalmente, è girato prima dell’uscita di Bac Nord e delle polemiche attorno ad esso). Diciamo più semplicemente che cambia punto di vista per interessarsi a un’altra mitologia poliziesca, a un virilismo più smorzato: quello del tipo parigino forte e silenzioso, legalista e travet.

November | un thriller di intelligence

In November, infatti, la regia sceglie di non mettere in scena le irruzioni, la complessa organizzazione strategica sul campo, ma invece di soffermarsi sul lavoro dell’intelligence francese (e, attraverso essa, di tutte le agenzie a cui viene chiesto di cercare la verità attraverso tabulati, documenti e monitor, per giungere alla cattura dei colpevoli).

Jean Dujardin in November (fonte: IMDB)
Jean Dujardin in November (fonte: IMDB)

Jimenez filma così un film che è schematico come le operazioni che svolgono i suoi personaggi: un “thriller d’ufficio”, senza grossi difetti e dal buon ritmo, ma piuttosto assente in sé, quasi privo di sostanza, volatile. Questo perché il cineasta francese, giocando insolitamente in “difensiva”, finisce per non filmare quasi nulla: né i colpevoli (Salah Abdeslam e Abdelhamid Abaaoud non sono interpretati da attori e le loro foto reali compaiono in più momenti, come se la finzione non avesse presa su di loro), né le vittime (al di là di una breve sequenza di interrogatori in ospedale), né naturalmente gli attacchi.

Restano solo i poliziotti che telefonano negli uffici: un materiale monotono, antidrammaturgico, da cui Jimenez fatica a far emergere lo Zero Dark Thirty in cinque giorni che il suo film indubbiamente sognava di essere. Ma Zero Dark Thirty non avrebbe mai funzionato senza la sorda onnipresenza dell’assoluta alterità rappresentata dai terroristi rispetto ai personaggi principali.