The Gentlemen | il ritorno al crimine di Guy Ritchie

Arriva su Amazon Prime Video il nuovo film del regista di The Snatch. Guy Ritchie torna a raccontare il crimine con un cast stellare e recuperando il ritmo indiavolato dei suoi esordi. Ma funziona davvero tutto in The Gentlemen?

The Gentlmen | il nuovo film di Guy Ritchie

Persino il King Arthur di Guy Ritchie era una storia che trasudava modernità (dai capelli alla moda di Charlie Hunnam al cameo di David Beckham) pur essendo in costume. Era RocknRolla con archi e cavalli, dove persino il protagonista sembrava più simile ad un teppista da strada che ad un re. Un blockbuster che con una arroganza invidiabile tradiva costantemente la mitologia da cui prendeva spunto, e così anche i canoni con cui questa era stata proposta per anni sul grande schermo: giocava mescolando presente, passato e futuro attraverso un montaggio che li fa coesistere nello stesso istante. Adesso, dopo essersi “prestato” alla Disney dirigendo il film live-action di Aladdin, Ritchie torna sulla scena del crimine, riproponendo la sua visione del cinema commerciale: chiassoso e roboante, ma anche caratterizzato dallo stile unico di un regista che ha ormai una tale padronanza del mezzo che gli consente di mettere in scena storie convenzionali in una maniera che nessun altro è in grado di emulare. Lui è sempre lo stesso. Eppure il nuovo The Gentlemen sembra molto distante dai suoi primi gangster movies.

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Un gangster movie atipico

Stavolta non ci sono più i due ragazzetti sprovveduti di Lock & Stock o gli zingari di The Snatch. Stavolta il protagonista del film è un magnate della cannabis illegale, un americano che ha fatto fortuna a Londra, che si veste come un buon londinese di quelli che si vedono nelle pubblicità . Un uomo all’apice del successo che però vuole mollare una percentuale del proprio impero criminale. L’investigatore privato Fletcher s’intrufola nella casa del gangster Raymond Smith per raccontargli come il cliente che l’ha assoldato, il re dei tabloid Big Dave, abbia voluto vendicarsi del suo capo. Ma Raymond in realtà conosce perfettamente la storia e sa che Fletcher è venuto per ricattarlo con le prove di un omicidio tenuto a lungo nascosto. 

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È ancora una volta il caos creativo e il gusto metacinematografico a dare corpo al film (come è sempre accaduto con i titoli migliori di Guy Ritchie). Non manca nessuno degli elementi caratteristici della filmografia di Ritchie in The Gentlemen, come non mancano i segni che rendono riconoscibile lo stile, ma stavolta semmai è un po’ di autenticità a mancare. Privato della forza che animava i suoi precedenti lavori, il nuovo film di Guy Ritchie sembra solo una buona e divertita imitazione di se stesso.

La coolness

Come spesso accade nel cinema cool di Steven Soderbergh, gli attori (tutti di primissima linea) sono impegnati in interpretazioni a cui viene affidato il senso delle scene. La scrittura non è mai autonoma, sembra sempre reggere la scena all’attore che potrà fare il suo. Eppure né Charlie Hunnam, né Hugh Grant, né Matthew McConaughey sembrano in grado di dare la forza necessaria al film. Solo Colin Farrell, nei panni del capo di una gang di pugili che lui stesso allena e che tiene sotto scacco con il carisma del leader riconosciuto, riesce ad agitarsi abbastanza da rendere memorabile ogni momento in cui appare in scena. Coach (questo il nome didascalico del personaggio) recupera giovanissimi teppistelli dalla strada, prima picchiandoli e poi insegnando loro come vivere, dall’alto di una tuta con un tartan, occhialoni da zio burbero e una coppola (e ovviamente con il più sguaiato degli accenti britannici). È proprio Colin Farrell a ricordarci in ogni momento cosa sarebbe potuto essere The Gentlemen se solo il piacere nel realizzare questo film così autoreferenziale fosse tracimato fino allo spettatore.

The Gentlemen | il ritorno al crimine di Guy Ritchie
3.3 Punteggio
Regia
Sceneggiatura
Cast
Colonna Sonora