Pamela Anderson in The Last Showgirl sembra riflettere, attraverso il personaggio che interpreta, sulla sua travagliata carriera da attrice. Ma non è la prima volta in cui il confine tra interprete e personaggio si è rivelato molto labile.
Nonostante sia sempre stata un’icona di Hollywood, Pamela Anderson non è mai stata presa sul serio come attrice. Dopo essere stata oggettivata dai media, avendo raggiunto la fama correndo in costume da bagno a rallentatore in Baywatch, adesso in The Last Showgirl interpreta una stripper a fine carriera: un ruolo che ha molte similitudini con la sua carriera e la sua figura pubblica.
Gia Coppola, la regista del film, si è resa conto di aver trovato la sua “showgirl” perfetta proprio guardando il documentario Netflix dedicato all’attrice, in cui Pamela Anderson racconta in prima persona con video e diari personali la storia del suo successo, gli amori complicati e il famigerato scandalo del video a luci rosse.
Ma non è la prima volta in cui un attore o un’attrice interpreta un personaggio che in qualche modo richiama la sua carriera pregressa. Vediamo insieme cinque esempi.
Demi Moore in The Substance
L’esempio più recente è sicuramente quello di Demi Moore, ex star di Hollywood in convivenza con la propria traiettoria di star dichiarata superata fin dagli anni 2000. In The Substance si ritrova in un ruolo che sfrutta questa sua immagine in chiave metacinematografica, con il personaggio di Elizabeth Sparkle, attrice premio Oscar diventata, per esigenze di carriera, personal trainer televisiva per casalinghe disperate.
La donna, pur di non perdere anche questo suo lavoro, che segnerebbe il suo definitivo allontanamento dalle luci della ribalta, cede al patto faustiano offertole da una società anonima a responsabilità limitata.

Michael Keaton in Birdman
Dopo aver interpretato Batman nei film di Tim Burton nei primi anni ’90, la carriera di Michael Keaton si è spesso limitata a ruoli secondari e film di serie B come Jack Frost e First Daughter. Almeno fino a quando Alejandro González Iñárritu non lo ha scelto per Birdman nel ruolo di Riggan Thompson, un attore ossessionato dal suo passato ruolo di supereroe che cerca la redenzione attraverso uno spettacolo di Broadway, con un brillante antagonista interpretato da Edward Norton.
La scelta di Keaton si rivelò perfetta: sia lui che Thompson sono attori in cerca di legittimità artistica che vogliono liberarsi da un ingombrante ruolo recitato in passato. La sua interpretazione gli è valsa una nomination agli Oscar e ha rivitalizzato la sua carriera.
Mickey Rourke in The Wrestler
La sconfitta di Mickey Rourke agli Oscar 2009 per la statuetta di “miglior attore protagonista” (vinta invece da Sean Penn per Milk) è forse uno dei più grande abbagli presi dall’Academy in questi anni. Rourke ha avuto un inizio estremamente promettente nella sua carriera di attore negli anni ’80, lavorando con alcuni registi leggendari come Francis Ford Coppola in Rumble Fish.
Era anche un pugile professionista e furono proprio alcune lesioni facciali negli anni ’90 ad ostacolare sia la sua carriera sportiva che quella di attore. Negli anni 2000, ha iniziato a ricostruirsi una carriera, ottenendo un ruolo in Sin City, ma è stato il ruolo di protagonista in The Wrestler a segnare il suo ritorno trionfale.
Rourke, non a caso, interpreta un combattente invecchiato che sta cercando di recuperare la sua vita dopo un infortunio che ha posto fine alla carriera. Memorabile la battuta: “I’m an old broken down piece of meat!”.

Judy Garland in È nata una stella
Considerata la più grande interprete della sua generazione, Judy Garland è stata in grado di trasportare tutta sé stessa in un personaggio che, per la prima e ultima volta nella storia del filone, non è solo un’attrice ma una performer a tutto tondo.
Un dettaglio unico e che rende il film di Cukor del 1954 diverso sia dai precedenti che dai successivi. Indimenticabile l’excursus metacinematografico di I Was Born In A Trunk, canzone cucita ad hoc per le straordinarie capacità d’interprete di Judy Garland.
Un momento in bilico tra realtà e messa in scena in cui non vi è più alcuna differenza tra interpretato e interprete, quasi a voler presagire la prematura scomparsa della Garland. Quello di Cukor è un film che dialoga molto con la drammatica vita reale della sua attrice protagonista.
Gloria Swanson in Viale del tramonto
Quello di Gloria Swanson è uno dei volti più riconoscibili del cinema muto della prima metà del XX secolo, grazie ai ruoli in Queen Kelly, Tonight or Never e Three For Bedroom C. Ma le opportunità si prosciugarono per l’icona dell’era del muto quando Hollywood si è spostata verso i film con il sonoro: un cambiamento epocale che ha lasciato molti attori e attrici del cinema muto senza lavoro.
Il personaggio di Swanson, Norma Desmond, in Viale del Tramonto è quello di un’attrice nei suoi anni del crepuscolo determinata nel voler recitare in un ultimo film. La scelta di casting ha trasformato il film sia in una critica a Hollywood che in un ritratto semi-autobiografico di un’epoca passata.
La Swanson ha pubblicamente negato i paragoni tra se stessa e Desmond, ma è impossibile non vedere un parallelismo con la sua parabola nella frase, struggente e bellissima: “Sono ancora grande: sono solo le immagini che sono diventate piccole!”.