Festival
Venezia 74, il programma ufficiale lascia spazio a Netflix

Si è svolta la conferenza stampa di presentazione della 74° edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, che si svolgerà dal 30 Agosto al 9 Settembre 2017. Lo scorso anno molti film in programma hanno conquistato l’Academy con molti premi Oscar come La La Land in primis. Il Direttore del Festival Alberto Barbera ha annunciato ufficialmente le linee del programma di Venezia 74, oltre all’anteprima di Downsizing di Alexander Payne come film di apertura già reso noto qualche giorno fa.
Annette Benning sarà Presidente della Giuria Internazionale e il festival lascerà spazio anche ai prodotti Netflix, come ha già fatto il Festival di Cannes, destando non poche polemiche. Tra i film in concorso ci saranno Victoria & Abdul di Stephen Frears con Judi Dench, Ali Fazal e Eddie Izzard, Loving Pablo di Fernando Leon De Aranoa con Penelope Cruz, Javier Bardem e Peter Sarsgaard, The Private Life of a Modern Woman di James Toback con Sienna Miller, Alec Baldwin e Charles Grodin, Piazza Vittoria di Abel Ferrara e tanti altri. Di seguito l’elenco in aggiornamento dei film in programma.
CONCORSO UFFICIALE
– Downsizing di Alexander Payne (film d’apertura)
– Human Flow di Ai Weiwei
– Mother! di Darren Aronofski
– Suburbicon di George Clooney
– The Shape of Water di Guillermo Del Toro
– L’Insulte di Ziad Doueri
– Mektoub, My Love: Canto uno di Abdellatif Kechiche
– La villa di Robert Guédiguian
– The Third Murder di Hirokazu Kore-eda
– Jusqu’à La Garde di Xavier Legrand
– Lean On Pete di Andrew Haigh
– Foxtrot di Samuel Maoz
– Three Billboards Outside di
– Hannah di Andrea Paloro
– Angels Wear White di Vivian Qu
– Amore e malavita dei Manetti Bros.
– First Reformed di Paul Schrader
– Sweet Country di Warwick Thornton
– The Leisure Seeker di Paolo Virzì
– Una Famiglia di Sebastiano Riso
– Ex Libris – The New York Public Library di Frederick Wiseman
FUORI CONCORSO
Our Souls at Night, Ritesh Batra
Il Signor Rotpeter, Antonietta de Lillo
Victoria & Abdul, Stephen Frears
La Melodie, Rachid Hami
Outrage Coda, Kitano Takeshi
Loving Pablo, Fernando Leon de Aranoa
Zama, Lucrecia Martel
Wormwood, Errol Morris
Diva!, Franceso Patierno
Le FIdele, Michael R. Roskam
Diva!, Franceso Patierno
Il Colore Nascosto Delle Cose, Silvio Soldini
The Private Life of a Modern Woman, James Toback
Brawl in Cell Block 99, S. Craig Zahler
DOCUMENTARI FUORI CONCORSO
Cuba and the Cameraman, Jon Alpert
My Generation, David Batty
Piazza Vittorio, Abel Ferrara
The Devil and Father Amorth, William Friedkin
This is Congo, Daniel McCabe
Ryuichi Sakamoto: Coda, Stephen Nomura Schible
Jim & Andy: The Great Beyond. The Story of Jim Carrey, Andy Kaufman and Tony Clifton, Chris Smith
EVENTI SPECIALI
Casa d’Altri, Gianni Amelio
Michael Jackson’s Thriller 3D, John Landis
Making of Michael Jackson’s Thriller (1983), Jerry KramerHORIZONS COMPETITION
Disappearance, Ali Asgari
Especes Menacees, Gilles Bourdos
The Rape of Recy Taylor, Nancy Buirski
Caniba, Lucien Castaing-Taylor, Verena Paravel
Les Bienheureux, Sofia Djama
Marvin, Anne Fontaine
Invisible, Pablo Giorgelli
Brutti e Cattivi, Cosimo Gomez
The Cousin, Tzahi Grad
The Testament, Amichai Greenberg
No Date, No Signature, Vahid Jalilvand
Los Versos del Olvido, Alireza Khatami
The Night I Swam, Damien Manivel, Igarashi Kohei
Nico, 1988, Susanna Nicchiarelli
Krieg, Rick Ostermann
West of Sunshine, Jason Raftopoulos
Gatta Cenerentola, Alessandro Rak, Ivan Cappiello, Marino Guarnieri, Dario Sansone
Under the Tree, Hafsteinn Gunnar Sigurdsson
La Vita in Comune, Edoardo Winspeare
CINEMA NEL GIARDINO
Manuel, Dario Albertini
Controfigura, Ra di Martino
Woodshock, Kate Mulleavy, Laura Mulleavy
Nato a Casal di Principe, Bruno Oliviero
Suburra – The Series, Michele Placido, Andrea Molaioli, Giuseppe Capotondi
Tueurs, Francois, Troukens, Jean-Francois Hensgens
VENEZIA CLASSICI (DOCUMENTARI)
Light Years, Manuel Abramovich
Evviva Giuseppe, Stefano Consiglio
La Lucida Follia di Marco Ferreri, Selma Jean Dell’Olio
L’Utopie des Images de la Revolution Russe, Emmanuel Hamon
The Prince and the Dybbuk, Elwira Niewiera
La Voce di Fantozzi, Mario Sesti
This is the War Room!, Boris Hars-Tschachotin
DOCUMENTARI SPECIALI
La Lunga Strada del Ritorno, Alessandro Blasetti
Barbiana ’65 La Lezione di Don Milani, Alessandro G. A. D’Alessandro
Lievito Madre, Le Ragazze del Secolo Scorso, Concita de Gregorio, Esmeralda Calabria
ORIZZONTI
– Nico 1988 di Susanna Nicchiarelli
– Disappearance di Ali Asgari
– Espèces Menacées di Gilles Bourdos
– Les Bienheureux di Sofia Djama
– The Rape of Recy Taylor di Nancy Buirsky
– Caniba di Lucien Castaing-Taylor e Verena Paravel
– Marvin di Anne Fontaine
– Invisible di Pablo Giorgelli
– Brutti e cattivi di Cosimo Gomez
– The Cousin di Tzahi Grad
– The Testament
– La Nuit Ou J’ai Nagé di Damien Manivel e Igarashi Kohei
– No Date, No Signature di Vahid Jalilvand
– Los versos del olvido di Alireza Khatami
– Krieg di Rick Ostermann
– West of Sunshine di Jason Raftopoulos
– Gatta Cenerentola di Alessandro Rak
– Under the Tree di Hafsteinn Gunnar Sigurðsson
– La vita comune di Edoardo Winspeare
Giffoni Film Festival
Giffoni 2022 | l’attore Gary Oldman è il primo talent internazionale

Dopo due anni trascorsi nella morsa del Covid, il Giffoni Film Festival è pronto ad aprire le porte della sua cittadella del cinema ai 5000 giurati provenienti da tutto il mondo. A poco meno di un mese dal grande inizio, oggi è stato annunciato il nome del primo talent internazionale. A prendere parte alla 52^ edizione del Festival del cinema per ragazzi, dal 21 al 30 luglio sarà l’attore premio Oscar Gary Oldman.
Gary Oldman riceverà il Premio Truffaut
L’attore britannico noto al pubblico per aver interpretato ruoli entrati nella storia del cinema, sarà accolto dai juror, giovedì 28 luglio. Aver portato sul grande schermo personaggi come il commissario Gordon della trilogia di Batman diretta da Christopher Nolan e Sirius Black nella saga di Harry Potter, ha contribuito a essere tra gli attori più apprezzati al mondo anche dal pubblico più giovane.
In occasione dell’incontro con i giurati, i quali potranno rivolgergli delle domande sulla sua carriera, Gary Oldman riceverà anche il prestigioso riconoscimento del Festival: il Premio Truffaut 2022.
Leggi anche: Darkest Hour, Gary Oldman sarà il primo ministro Winston Churchill
L’indovinello del Giffoni Film Festival
A suscitare la curiosità intorno al primo ospite internazionale, il profilo Instagram del Giffoni Film Festival ieri pomeriggio ha postato delle story contenenti alcuni indizi. Dalla partecipazione ad Harry Potter, alla vittoria di un premio Oscar come miglior attore, alla fondazione di una casa di produzione e poi a una citazione molto nota, appartenente al Presidente Winston Churchill.
“Chi non cambia mai idea, non cambia mai nulla!” Proprio quest’ultimo indizio ha portato molti utenti ad avanzare l’ipotesi che il personaggio misterioso fosse Gary Oldman. D’altronde un’interpretazione così magistrale nei panni di Churchill nel film L’Ora più buia, che gli valse proprio la celebre statuetta, è davvero impossibile da dimenticare.
Cinema
FEFF 24 | Baz Poonpiriya ci racconta “One for the Road” e il suo lavoro con Wong Kar-wai

Dopo aver vinto il Premio del Pubblico del Far East Film Festival con Countdown (2012), il regista Baz Poonpiriya torna a Udine con la sua opera più personale: One for the Road, per la quale si è avvalso della collaborazione del leggendario Wong Kar-wai. Presentato in anteprima al Sundance International Film Festival, One for the Road è stato il primo film thailandese a vincere il World Cinema Dramatic Special Jury Award. Con solo tre lungometraggi all’attivo Nattawut è quindi oggi uno dei registi thailandesi più in voga e più richiesti sulla scena internazionale, grazie anche all’incredibile successo dell’heist movie Bad Genius, campione di incassi in Thailandia e in Cina.
One for the Road è un road movie che ha protagonista una coppia di amici. Boss (Tor Thanapob), emigrato a New York, riceve inaspettatamente una telefonata dal vecchio amico Aood (Ice Natara), che gli chiede di tornare a Bangkok per aiutarlo a realizzare il suo ultimo desiderio, prima che la malattia li costringa ad un doloroso addio. Ma qual è l’ultimo desiderio di Aood? Quello di avere Boss al suo fianco in un lungo viaggio per restituire a tutte le sue ex ragazze dei vecchi regali ricevuti o della roba dimenticata a casa sua prima della separazione. Una richiesta alquanto stravagante, che però nasconde delle motivazioni ben precise.
Abbiamo avuto modo di conversare con Baz Poonpiriya per farci raccontare la genesi del suo nuovo film e il lavoro fianco a fianco con Wong Kar-wai.

Qual è stato l’apporto di Wong Kar-wai a questo film e quanto è cambiata la sceneggiatura dalla prima versione che ti fece leggere all’inizio della vostra collaborazione?
L’obiettivo era quello di realizzare il mio film fino a questo momento più personale. E per raggiungerlo è stata fondamentale la presenza di Wong Kar-wai, che mi ha spinto a sperimentare qualcosa che da regista di film più commerciali non avevo mai potuto concedermi. Fare affidamento sulle mie emozioni, cercare una storia che avesse un significato per me. Lui è stato il principale motore di questo film e la sceneggiatura è cambiata parecchio dalla prima che mi fece leggere, che aveva in comune con quella finale solo il fatto di avere un protagonista malato con una lista di cose da fare prima di morire. Inizialmente abbiamo lavorato su storie diverse, ma ci rendevamo conto che mancava sempre qualcosa, che bisognava cercare qualcosa di diverso. Ci sono voluti mesi di lavoro, con incontri ad Hong Kong ogni quattro settimane, per venirne a capo.
La colonna sonora del film è un elemento fondamentale della narrazione. Come sono state scelte le canzoni e cosa hai cercato di veicolare attraverso esse?
Penso che anche questo aspetto sia stato influenzato notevolmente dal lavoro con Wong Kar-wai, nei cui film la musica è sempre molto presente e spesso detta il tono delle scene. Ma le canzoni le ho selezionate io anche in base ai miei ricordi di quando era ragazzino, quando mi capitava di ascoltare in radio con mio padre molte canzoni internazionali, magari durante un viaggio in auto. Spesso non capivo le parole di quelle canzoni, sicuramente non conoscevo tutti i cantanti che le cantavano. Ma molte di esse le associo a dei ricordi precisi, riuscivano comunque a comunicarmi uno stato d’animo preciso. Ed è quello che ho cercato di fare nel film, utilizzandole per suggerire ogni volta un’emozione differente.

Il film, anche grazie alla formula del “road movie”, mostra tantissime città diverse della Thailandia. Come hai scelto le location e ci sono città che ti sono care per esperienza personale?
Sì, nel film ci sono molte città che mi sono care… ma non sempre per motivi che non posso svelare (ride, ndr). Ma hai ragione, questo film è una lettera d’amore a tutte le persone che ho conosciuto e quindi ovviamente al mio Paese d’origine.
One for the road è dedicato alla memoria di un tuo amico recentemente scomparso. Che ruolo ha avuto nella realizzazione del film?
È stata una cosa che è avvenuta per caso e che vorrei non fosse mai accaduta. Avevo terminato di scrivere la sceneggiatura da qualche settimana quando ho saputo che il mio amico Lloyd aveva il cancro. Lo stesso tipo di cancro del protagonista del film che avevo appena finito di scrivere. È un caso in cui la realtà si trasforma in ciò che stai inventando. Sono andato a trovarlo in ospedale, una volta risvegliatosi dal coma, e gli ho detto che sarebbe stata la mia musa per il film, la principale fonte di ispirazione per il personaggio di Ice. Quando abbiamo cominciato a girare, è stato lui a decidere di venire con noi. Ha scelto di aiutare gli attori, di dare loro consigli su come vestirsi, su come camminare. Speravamo di poter finire il film in tempo perché lo vedesse, ma sfortunatamente se n’è andato via prima. Ecco perché gli abbiamo dedicato questo film.
Come hai lavorato con gli attori? C’era spazio per l’improvvisazione sul set o tutto era già previsto in sceneggiatura?
Tutti gli attori principali di questo film sono degli assoluti fuoriclasse, sono tra gli attori più ricercati e in voga oggi in Thailandia. Quindi sono stato molto felice di averli con me per questo progetto. Ed è stato un grande lavoro di squadra, basato sulla fiducia. E la fiducia permette anche un po’ di improvvisazione. È sempre bello quando capita qualcosa di inaspettato, che funziona e magari è persino meglio di ciò che avevi inizialmente in mente.
Per questo film, sono tornate a lavorare con te molte delle persone coinvolte nel precedente Bad Genius, tra cui il direttore della fotografia, lo scenografo, il montatore e il compositore. Hai creato una squadra con cui pensi di continuare a lavorare anche in futuro e che tipo di relazione c’è tra di voi sul set?
In passato ho lavorato per molte pubblicità e per molti videoclip musicali. Alcune delle persone che hai menzionato le ho conosciute in quel periodo e da allora abbiamo sempre lavorato insieme. È la mia famiglia, adesso. E sono sempre pronti per nuovi progetti. Sicuramente è più facile lavorare con persone di cui ti fidi e con cui hai una connessione immediata.
Qual è il consiglio più prezioso che Wong Kar-wai ti ha dato come regista?
È difficile dirlo. Perché Wong Kar-wai non è mai esplicito. Non dice mai le cose ad alta voce. Non ti dà consigli, non ti fa vedere come vanno fatto le cose. Bisogna imparare a cogliere i suoi suggerimenti, a farli propri, leggendo tra le righe. Ma sicuramente mi ha fatto capire che non ci sono limiti quando si fanno film. Ed è questo il motivo per cui tutti lo amiamo.
Cinema
FEFF 24 | Tomb of the River, la recensione del tesissimo e grigio poliziesco sudcoreano

C’è una somiglianza molto marcata tra Tomb of the River di Yoon Young-bin, grigissimo poliziesco sudcoreano presentato in concorso al 24esimo Far East Film Festival, e gli ultimi lavori televisivi di Taylor Sheridan (Yellowstone, ma soprattutto Mayor of Kingstown), in cui le caratteristiche urbanistiche del luogo in cui si muovono i personaggi influenzano sempre le loro azioni, dove persino la toponomastica può determinare cambiamenti irreversibili sul piano personale dei protagonisti. Una vicinanza con le opere di Sheridan, d’altronde, c’è persino nel titolo originale del film, che, come quelle, contiene in sé il nome del luogo in cui si svolge la storia: in questo caso Gangneung, città nella provincia di Gangwon, sulla costa orientale della Corea del Sud.

Una città che, dopo la liberazione della Corea, non aveva mai ricevuto aiuti economici per il proprio sviluppo, almeno fino alle Olimpiadi Invernali di Pyeongchang nel 2018, in occasione delle quali arrivarono ingenti finanziamenti per la costruzione di nuove strutture ricettive e per una moderna linea ferroviaria nota come KTX (Korean Train Express). È in questo contesto di velocissima crescita (quindi favorevole per il proliferare di azioni criminose) che si svolge il film di Yoon Young-bin, in cui una banda di malavitosi si trova a dover gestire proprio la pianificazione di uno dei più grandi complessi da edificare in vista dei Giochi Invernali, che subito diventano motivo per rese di conti e lotte di potere interne alle diverse gang.
Tomb of the River | coltelli a Gangneung
In Tomb of the River ogni disaccordo sembra doversi necessariamente concludere con una prova di forza e ad ogni punizione sembra dover seguire sempre una condanna di gran lunga più feroce dell’offesa: Gangneung è un luogo dove ogni sbaglio o calcolo sbagliato pesa molto di più di quello che si può inizialmente pensare. Come in un polar francese, un uomo immerso fino al collo in affari loschi e un poliziotto che non vuole lasciarsi corrompere finiscono comunque per essere amici, tenuti insieme da un legame così saldo (e “romantico”, come viene definito nel film) da superare le distinzioni di legge e fuorilegge.

Persino gli scagnozzi, generalmente relegati a ruoli marginali, carne da macello per le scene di azione, hanno delle sequenze a loro dedicate, dei dialoghi in cui emergono come figure autonome, con una loro personalità e un loro modo di guardare le cose. Uniti dal fatto di essere subalterni, gregari, quindi colleghi anche se al servizio di due opposte fazioni (a differenza dei capi delle gang, che possono essere solo fintamente amici e mostrarsi un rispetto che è solo di facciata). Ed è così che proprio nel tratteggiare le diverse relazioni tra i personaggi, nel modo in cui le abbozza per poi definirle in un secondo momento, che il film di Yoon Young-bin trova lo slancio necessario a vincere la classicità della sua trama noir, a dire qualcosa sul tipo di cinema a cui fa riferimento.
Tomb of the River appare quindi come una “parodia serissima” del gangster-movie coreano (come Outrage era una parodia serissima del classico yakuza-movie giapponese) che trova la sua ironia non tanto nella esagerazione degli avvenimenti archetipici del genere, ma nella loro costante reiterazione.
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