Giffoni 44°: Richard Gere, il rapporto con Hollywood e la spiritualità

Sono molto contento di essere in Italia, ho molti amici qui e poi è la mia prima volta al Giffoni, un festival grandioso che costruisce relazioni tra ragazzi di tutto il mondo“, così ha esordito la super star mondiale Richard Gere in occasione della 44° edizione del Giffoni Film Festival. Un Festival che dopo aver portato nella cornice di Giffoni Valle Piana Matt Bomer, Lea Michele e Dylan O’Brien è riuscito a invitare anche Richard Gere, protagonista da quasi quaranta anni di indimenticabili commedie romantiche del calibro di Pretty Woman, Se scappi ti sposo e Shall We Dance. Giunto in costiera amalfitana accompagnato dal figlio quattordicenne Homer Richard Gere ha parlato del suo rapporto con Hollywood e la spiritualità regalando importanti perle di saggezza ai tanti ragazzi accorsi per vederlo e strappare un autografo. Potete trovare qui sotto alcune dichiarazioni rilasciate da Richard Gere durante la conferenza stampa del Giffoni.

gereChe rapporto ha con Hollywood?

Molti quando pensano ad Hollywood immaginano subito un terribile mostro vorace, ma è solo un posto dove girano film. Ognuno deve venire a patti con i propri demoni personali, ma questo è al di la del lavorare nel cinema.

Perché ha deciso di interpretare un homeless nel suo ultimo film?

Il film di cui parliamo aprirà il Festival di Toronto e forse sarà presentato anche al Festival di Roma. Lo script originale è stato scritto 24 anni fa e questo ci permette di capire come le cose per gli homeless non siano cambiate più di tanto. Ho preso contatti con una associazione che si occupa dei diritti di queste persone e posso dire che New York è l’unica città in cui per legge vi è l’obbligo di offrire un posto per dormire agli homeless.

Quali sono i suoi valori?

I miei valori non riguardano tanto una questione psicologica o religiosa. Credo che tutti viviamo sullo stesso pianeta e tutti abbiamo il diritto e il dovere di rispettarlo. Il Dalai Lama dice, rispetta un insetto e chiediti quale può essere la sua vita, le sue necessità, se ha una famiglia, perché se riesci a rispettare un insetto, che ovviamente è ai nostri occhi un essere sgradevole, allora puoi rispettare tutti.

Quale è il suo stato d’animo di fronte ai tanti fatti sanguinolenti che avvengono nel mondo?

Un mio insegnante giapponese diceva di non prendere mai nessuna decisione prima di aver rallentato la respirazione a sette respiri al minuto. L’essere umano tende a reagire in modo impulsivo attraverso azioni che non passano profondamente per la coscienza. Dobbiamo invece cercare di aspettare per trovare una razionalità e ricercare una dimensione più profonda e spirituale. Sono ottimista, se ci comportiamo con gentilezza gran parte dei problemi tenderanno a sparire.

Nella sua carriera ci sono pochi ruoli da villain. Il suo stile di vita condiziona le sue scelte lavorative?

Ovviamente c’è sempre una connessione tra scelte personali e scelte lavorative. Fare l’attore è fantastico ma è sempre un lavoro. Non ho mai fatto film senza una motivazione ben precisa. Cerco sempre di scegliere i ruoli con grande consapevolezza.

Cosa pensa di House of Cards e che differenze trova tra il cinema e la tv?

Ho iniziato a fare film negli anni ’70 e quello che posso dire è che per girare i film i tempi sono strettissimi e i budget ridotti. Siamo in una fase di trasformazione nell’industria cinematografica, ad esempio quanto ho iniziato a lavorare House of Cards sarebbe stato un film di alta produzione, mentre oggi è una serie indipendente della tv via cavo che non è semplice tv, ma un prodotto di alta qualità. Il cinema ha sicuramente budget minori, mentre le grandi case di produzione televisive hanno budget molto alti e possono produrre show senza problemi, perché non hanno il problema di dover raccogliere i fondi. In ogni caso ben venga, l’importante è continuare.