Spectre, la recensione in anteprima del nuovo 007 con Daniel Craig

“Il mio nome è Bond, James Bond”

24 film, 6 attori, 60 anni di cinema. Poche ma significative cifre che rappresentano alla perfezione 007, la celebre saga nata dai romanzi di Ian Fleming e divenuta una pietra miliare del cinema di spionaggio. Una serie di film in continuo divenire che, dopo la parentesi semi-seria di Pierce Brosnan, ha avuto nuova linfa con Casino Royale, lo spettacolare “reboot” della saga firmato da Martin Campbell e interpretato dall’allora “nuovo” James BondDaniel Craig. Un capitolo seguito dal debole Quantum of Solace, dallo spettacolare Skyfall e, ovviamente, dall’ultimissimo Spectre per cui, per la prima volta nella Craig-Saga, torna dietro la macchina da presa Sam Mendes, il regista premio Oscar nel 2000 per American Beauty. Come tradizione vuole, anche questa volta gli elementi della serie ci sono tutti: le splendide location (Roma, Città del Messico, Solden, Tangeri), le bellissime bond-girl (Monica Bellucci, Lea Seydoux, Naomie Harris), i gadget di Q (Ben Wishaw) e ovviamente l’immancabile humour inglese. Eppure qualcosa non convince. James Bond (Daniel Craig) scopre l’esistenza di Spectre, una misteriosa organizzazione guidata da un terribile nemico (Christoph Waltz) legato al suo passato; le rigide direttive di M (Ralph Fiennes) gli impediscono di agire liberamente ma Bond, aiutato da Moneypenny (Naomi Harris) e Q (Ben Wishaw), farà di tutto per distruggere la Spectre e proteggere allo stesso tempo Madeleine Swan (Lea Seydoux), la figlia di uno dei suoi più acerrimi nemici…

spectre evidenza

Dopo lo straordinario successo di pubblico e critica di Skyfall, non era facile realizzare uno 007 all’altezza. Eppure Sam Mendes ce l’ha messa tutta. Spectre è infatti non solo un omaggio alla nuova serie con Daniel Craig ma anche ai 23 capitoli che lo hanno preceduto. Allontanatosi dallo stile crudo e realistico degli ultimi tre film, Mendes sviluppa un’opera caratterizzata da quell’ironia che è stata per oltre 50 anni l’asse portante della saga. Un obiettivo ambizioso che però risulta riuscito solo in parte. Un po’ perché Daniel Craig è un attore più fisico che ironico e un po’ perché la saga iniziata con Casino Royale è lontana anni luce dai “giocattoli” interpretati da Pierce Brosnan. In ogni caso Spectre parte nel migliore dei modi: la complicatissima scena a Città del Messico e l’iconica e onnipresente sequenza animata dei titoli di testa (sviluppata sulle note di Writing’s on the wall di Sam Smith) sono una vera e propria gioia per gli occhi.  Le scene a Roma, pur essendo caratterizzate da incredibili inseguimenti, risultano poco convincenti nell’umorismo a tratti grottesco e nell’utilizzo forzato di personaggi come la Lucia Sciarra di Monica Bellucci, presente poco più di cinque minuti nel film. Il villain della storia poi, Franz Oberhauser, nonostante sia interpretato da un attore che di villain se ne intende come Christoph Waltz, ha uno spazio troppo ridotto per incutere timore a James Bond, un super-eroe che senza un super-cattivo da combattere perde inevitabilmente parte del suo appeal. Ma del resto il protagonista di Spectre è molto più umano di quello che possiamo pensare. Sam Mendes svela allo spettatore il misterioso passato di James Bond ricollegando così i tanti dettagli disseminati nell’era Craig: chi ha amato Casino Royale, Quantum of Solace e Skyfall può finalmente tirare le somme e capire qualcosa di più del celebre agente segreto con la licenza di uccidere; un’analisi in chiave moderna del personaggio di James Bond che rende Spectre un film in grado di mantenere l’indiscutibile classe ed eleganza della saga di 007.

La Warner Bros distribuirà Spectre in tutti i cinema italiani il 5 novembre 2015.

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