Biografilm 2014: My Stuff, sapreste vivere senza oggetti?

Lo aveva annunciato già con entusiasmo il Direttore del Biografilm Andrea Romeo in conferenza stampa a Roma e, in effetti, il film documentario My Stuff è un progetto interessante e curioso, da non perdere nel panorama ricco e variegato del festival, che si svolge in questi giorni a Bologna.

Il giovane regista finlandese Petri Luukkainen ha avuto un’idea, geniale o folle a seconda dei punti di vista, e ha ripreso la sua vita per 365 giorni, con la sfida di sopravvivere senza le cose, gli oggetti, i vestiti e ogni altra comodità che rende la quotidianità di ognuno di noi migliore e piacevole. Tre sono le regole fondamentali per portare a termine questa sfida con se stessi e con il mondo: confinare tutte le proprie cose in un magazzino, prendere solo un oggetto al giorno e non comprare nulla di nuovo. Petri, un ragazzo di 26 anni di Helsinki, decide così di stravolgere il suo stile di vita benestante e soddisfacente, per mettersi alla prova e cercare di capire se le cose rendono felici e riempiono una casa nel modo migliore. Ad aiutarlo in questa avventura ai limiti della pazzia, gli amici, una neo fidanzata e una nonna speciale che regala pillole di saggezza e lo incoraggia a provare che “non sono le cose a fare una casa o una persona“, ribadendo più volte che tuttavia “le donne hanno bisogno di molte più cose degli uomini, soprattutto dopo il periodo della Guerra“.

stuffDalla prima all’ultima inquadratura My Stuff si conferma un documentario ironico e originale, con un ritmo dinamico e acuto, che alternando umorismo, sarcasmo e una buona dose di spunti di riflessioni importanti, coinvolge lo spettatore che si sente stupito e intrigato nello stesso tempo, partecipando all’avventura e dichiarandosi disposto a sovvertire la propria prospettiva di sempre. La telecamera è una compagna molto presente nel film, lo segue ovunque e riprende i vari step del cammino eccentrico e inusuale di Petri, e lui sembra perfettamente a suo agio, riuscendo a tenere da solo le redini dell’intera storia, coinvolgendo i suoi interlocutori, anche i più scettici. Un’idea che, in un primo momento, potrebbe sembrare soltanto il capriccio folle di un artista con del tempo da perdere, si trasforma in una valida riflessione sull’equazione essere umano : oggetti, poiché My Stuff si sofferma a pensare se noi siamo quello che abbiamo, ma in fondo quando non ci saremo più, di noi rimarranno solo le cose. O no?

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