Charlize Theron presenta Il Cacciatore e la Regina di Ghiaccio a Milano

«Non ho mai pensato a priori a ruoli che mi piacerebbero, quello che mi muove è il desiderio di essere una narratrice di belle storie a prescindere dai generi cinematografici. Non sono guidata dai nomi dai cineasti, dal mio desiderio di lavorare con un regista o un altro, a prescindere da cosa mi propongono  Non penso nemmeno se i personaggi siano buoni o cattivi, pe me la cosa più importante come attrice è anche quello che mi intimorisce di più: sono in grado di andare davanti a uno schermo e dire la verità?».  Ecco come sceglie i ruoli Charlize Theron, che a Milano racconta il suo ruolo nel film Il Cacciatore e la Regina di Ghiaccio, in sala dal 7 aprile, prequel di Biancaneve e il Cacciatore.

L’attrice ha indossato nuovamente i panni della regina Ravenna che, senza svelare la storia, possiamo definire ancora più cattiva. Accanto a lei, nel film c’è Emily Blunt, la sorella Freya nonché co-protagonista di questa favola che sembra, a tratti, la versione dark di Frozen.  Sono le donne, infatti, che dominano nella pellicola, in cui anche per questo spicca il cacciatore, che tra l’altro è interpretato da Chris Hemsworth.  A proposito di Ravenna, la Theron ha raccontato di essere stata «molto eccitata per il ruolo, è l’unica volta che interpreto un personaggio così grande per due volte».  Anche perché, ha aggiunto l’attrice, ha potuto ulteriormente esplorare il personaggio anche attraverso il rapporto con la co-protagonista, la sorella Freya.

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Facendo un passo indietro nel tempo, Charlize Theron rivela il lavoro che ha compiuto nella costruzione di Ravenna: consapevole che la regina cattiva fosse una figura iconica sia per comportamento che per immagine, aveva lavorato anche su quest’aspetto. Dalle ricerche su Google, aveva scoperto che tradizionalmente la figura della regina cattiva aveva i capelli scuri, tratti da mora, etc. L’attrice ha voluto fare esattamente il contrario, per rendere più moderna e sembrare vera nel ruolo di Ravenna: da qui è nata l’elaborazione (rischiosa, a suo dire), di un’immagine completamente nuova.  In cui, nemmeno a dirlo, giocano un ruolo decisivo gli (splendidi) costumi creati da Coleen Atwood, che secondo l’attrice è un «genio, ma ha reso la vita difficile e me e a Emily [Blunt, ndr]». Indossare gli abiti di Rovenna, ha raccontato la Theron, aiuta molto nella postura e per entrare nel personaggio. Ma sono pesantissimi, e dopo otto ore di set, non vedeva l’ora di poterli togliere!  Inevitabile chiederle cosa hanno in comune la regina Ravenna e l’imperatrice Furiosa (di “Mad Max: Fury Road”), la risposta arriva dopo una riflessione dell’attrice riguardo il fatto che a determinare l’analogia tra gli esseri umani è la loro essenza umana, mentre sono le azioni a renderli diversi. Così è anche per i due ruoli citati: entrambe le donne sono mosse dalla sopravvivenza, ma in modo diverso. Anche perché, nel caso di Ravenna, l’ambiente in cui si muove non è post-apocalittico, ma un mondo fatto di ricchezze sfrenate.

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Invece, Charlize Theron ha una visione più introspettiva della storia dello specchio: quando Ravenna gli chiede chi è la più bella del reame, cerca in esso la conferma al proprio valore, come poi fanno molte donne, e nel momento in cui non riceve la rassicurazione desiderata, teme di morire e comincia a lottare per la sopravvivenza. Anche se questo significa la morte di altre persone.  Donne diverse, dunque, ma con in comune un aspetto di cui si è chiesto conto all’attrice, che però ha ribattuto: «Non mi sento prigioniera di un cliché di ruolo di donna risolta e realizzata. Le donne hanno una posizione di potere da secoli, ma nel cinema non è stata rappresentata la realtà, sono state lasciate indietro nei ruoli conflittuali, che sono stati appannaggio degli uomini. Siamo abituati a vedere uomini che fanno cose brutali perché sono assetati di potere , ma la realtà dei fatti non è così, le donne hanno gli stessi interessi».  La Theron propone una visione più moderna e meno rigida: «Sono sempre perplessa quando mi chiedono se sono forte o vulnerabile, se preferisco il vestito da sera o i jeans. Rimango basita, perché sono tutto e mi piace tutto, non voglio classificarmi, non è giusto incasellare le donne  in settori divisi. Anche al cinema le donne tendono a essere rappresentate solo come ottime madri o ottime prostituite, ma ci sono mille altri aspetti da esplorare sulle donne. È questo che mi affascina nell’accettare un progetto,  sono una donna e posso identificarmi con tutti questi aspetti, per esplorarli».

Non datele della femminista contraria al Principe Azzurro  perché al contrario, ci tiene a sottolineare che, anzi, essere femminista non significa odiare gli uomini ma cercare l’uguaglianza. Un’equità, sostiene l’attrice, che va ricercata soprattutto con gli uomini, cui «dobbiamo rivolgerci per la questione dei diritti delle donne».
Per fare un esempio, ha raccontato di essere stata felice quando suo figlio, come tanti bambini, ha sviluppato un’ossessione per il cartone Frozen [che racconta la storia di due sorelle, ndr]: «è ora che insegniamo ai bambini a dare valore all’amore in tutte le sue forme, non solo a quello romantico».