«Penso che, se Huckleberry Finn fosse stato una bella ragazza, sarebbe stato così. Una ragazza che sembra doversi scusare perché sta al mondo, una provincialotta che viene dalla California, amante dei mercati delle pulci e dei sandwich al tonno; una ragazza che è emigrata a Manhattan, dove lavora come guardarobiera, dopo essere stata licenziata dal chiosco dei dolciumi di un cinema di Orange County per essersi mangiata tutte le caramelle. Ci sono personalità che illuminano una stanza. La sua illuminava un viale».
Con queste bellissime parole Woody Allen descrive la sua amica Diane Keaton, che oggi compie 75 anni. Il capolavoro Io e Annie valse all’attrice il successo agli Oscar 1978 e la vittoria di un Golden Globe e del Premio BAFTA. Dopodiché, Keaton si dedicò a lavori che le permettessero di non essere più identificata dal pubblico solo ed esclusivamente come la protagonista dei film di Allen. Si affermò come esperta attrice drammatica recitando nella pellicola In cerca di Mr. Goodbar del 1977 e si guadagnò altre tre candidature all’Oscar come miglior attrice per le sue interpretazioni in Reds, ne La stanza di Marvin e in Tutto può succedere – Something’s Gotta Give. I film a cui la Keaton ha preso parte hanno guadagnato oltre 1.1 miliardi di dollari solo nell’America del Nord.
È stata spesso soprannominata “The Glove One” per la sua mania di indossare guanti.
Diane Keaton compie 75 anni
Innamorati, complici, amici per la pelle. Il sentimento che lega da 50 anni Woody Allen e Diane Keaton è stato qualcosa di terribilmente nevrotico, ovviamente, ma anche di dolce e commovente. Prima fidanzati, poi coppia anche sul set in film capolavoro degli anni 70 e infine quasi fratello e sorella, sempre pronti a sostenersi e a difendersi reciprocamente. Specialmente Diane, che negli ultimi anni di bufera Me too contro il regista, ha sempre difeso a spada tratta il suo Woody, fregandosene delle critiche di chi era smanioso di crocifiggerlo per vecchia una accusa di molestie ai danni della figlia adottiva Dylan (su cui diversi giudici si sono già espressi).
Un fuoco incrociato che ha visto scatenarsi anche l’ex moglie Mia Farrow – e l’unico figlio biologico Ronan. Dal canto suo, Woody – nella sua recente autobiografia A proposito di niente – ha parlato bene delle sue ex soltanto in un caso: quello appunto di Diane. È lei la fotografa del meraviglioso ritratto sulla quarta di copertina dell’edizione americana della nuova, contrastatissima biografia di Allen, quella che è infine stata pubblicata da Arcade, dopo che il gruppo Hachette aveva mandato le copie già stampate al macero e rotto il contratto con Allen giacché sgradite all’uomo più potente da quelle parti: Ronan, appunto.
L’Oscar nel 1978
«Anche se ci eravamo lasciati due anni prima di girare Io e Annie, ero ancora la complice di Woody. Non so spiegare perché continuassimo a funzionare. Forse, come un vecchio divano, eravamo comodi l’uno per l’altra», scrive Diane nella sua autobiografia, Oggi come allora, a proposito del post separazione che ha generato però forse il capolavoro di Woody: l’indimenticabile Io e Annie. Mescolando Ingmar Bergman e i fratelli Marx, il comico analizza la fine della relazione con Diane fra riflessioni filosofiche e una marea di gag irresistibili – entrate di diritto nella storia del cinema. Dalla scena della coda fuori dal cinema a quella del primo incontro fra Alvy e Annie – dove i pensieri dei due sono sottotitolati, il film segna il passaggio dalla comicità anarchica dei primi film all’Allen più riflessivo degli anni 80. Mentre per Diane è la definitiva consacrazione, sigillata da un Oscar come miglior attrice, nel 1978.
La difesa del suo amico di sempre
Per Allen un’ancora di salvezza, vera, quando nel 1993 è nella bufera sentimentale e mediatica e giudiziaria: quando le porte del cinema per lui sono chiuse, sbarrate, Diane è lì, con lui, accanto a lui, dalla sua parte e non solo a parole, è lì con Allen sul set, a metterci in gioco tutto, faccia, nome, carriera, reputazione. Con Allen nei pasticci, ingiuriato, additato, Diane non ci pensa un attimo e corre a recitare con lui Misterioso omicidio a Manhattan. Dice Diane Keaton: “Woody è l’uomo più forte che conosco, è fatto di acciaio”, e certo non è quel fifone pasticcione che vedi sullo schermo, quello è il suo personaggio, ché Allen non è un attore, è uno che sa solo recitare l’alter ego che si è costruito. E infatti non c’è film di Allen in cui il suo personaggio sia qualcuno che non abbia a che fare col mondo delle lettere: Allen sullo schermo è ad esempio uno scrittore (Harry a pezzi), un professore (Mariti e mogli), un editor (Misterioso omicidio a Manhattan), un autore televisivo (Manhattan). Allen non sa interpretare persone che non conosce, non sa, non frequenta, non legge di cosa e come vivono. Ha deviato poche volte (in Scoop è un mago, sua ambizione da bambino, in La maledizione dello scorpione di giada è un investigatore anni ’40, ok, ma tu cosa non faresti pur di baciare Charlize Theron?).