Auguri ai nonni: ecco i più teneri e folli tra cinema e serie tv

Maggie Smith Downton Abbey
Maggie Smith in Downton Abbey (Foto: ufficio stampa, Ben Blackall / ©2022 Focus Features LLC) - Newscinema.it

I nonni: una sola parola è capace di suscitare un infinito turbinio di emozioni. Dopotutto, esistono tantissimi tipi di nonni: quelli che sono mancati prima nascessimo. Quelli che vediamo solo in vacanza. Quelli che ci hanno cresciuti come se fossimo stati i loro figli. Quelli che ci regalavano caramelle e dolci di nascosto prima di rimandarci a dormire dai genitori. Quelli che ci hanno amato sempre e comunque incondizionatamente, nel loro modo a volte un po’ goffo e impacciato.

Auguri ai nonni del grande e piccolo schermo

Non possiamo non approfittare di questa giornata così speciale, che celebra la figura dei nonni e della loro influenza nelle nostre vite, per fare un ripasso dei migliori nonni del grande schermo. E questo elenco ne contiene ben cinque. Forse non sono perfetti, ma sono tutti indimenticabili a modo loro. Proprio come i nonni.

Jack Albertson in Wonka – La Fabbrica di Cioccolato

Chi non vorrebbe un nonno Joe tutto suo? Gli altri tre nonni di Charlie Bucket (Peter Ostrum) nel film del 1971 sono dei falliti, tutti costretti a stare nello stesso letto. Nonno Joe (Jack Albertson) alimenta invece le speranze di Charlie nella ricerca di uno dei cinque Biglietti d’Oro distribuiti da Willy Wonka (Gene Wilder), ed è giusto che Charlie scelga Nonno Joe come accompagnatore quando vince.

Il nonno, che si alza il letto dopo vent’anni, è il compagno perfetto per il misterioso tour della fabbrica dello strano cioccolatiere con gli altri quattro vincitori, che invece si rivelano essere dei bambini terribili. Ma anche dal suo letto affollato, nonno Joe ha contribuito a crescere bene Charlie, e le loro azioni nella fabbrica cambieranno per sempre le sorti della famiglia Bucket.

Gene Hackman ne I Tenenbaum

Il personaggio principale del film di culto di Wes Anderson è forse più un anti-nonno. Ha divorziato dalla madre dei suoi tre figli (Anjelica Huston) e ha vissuto in un albergo negli ultimi vent’anni prima di essere sfrattato e rientrare (o tentare di rientrare) nella vita familiare, cosa che fa dichiarando di essere malato di cancro allo stomaco.

Royal ha rapporti tenui con tutti i suoi figli, ma soprattutto con Chas (Ben Stiller), un genio dell’economia rimasto da poco vedovo che è troppo protettivo nei confronti dei suoi due figli per il loro bene, o almeno così crede Royal.

Sempre Royal decide di far vivere ai nipoti una piccola avventura, che ovviamente gli si ritorce contro. Rientra nelle grazie di Chas dopo aver salvato i ragazzi da un incendio, e l’intera famiglia sembra gradualmente ricomporsi proprio nel momento della prematura scomparsa del nonno. È interessante notare che Gene Hackman ha rischiato di non interpretare affatto l’iconico personaggio: il regista stesso, infatti, ha dichiarato che il ruolo era stato “scritto per lui senza che lo volesse”.

Zhao Shu-zhen in The Farewell

Questo film unico nel suo genere si basa sulla storia di Lulu Wang, regista e sceneggiatrice cinese naturalizzata statunitense, e racconta la decisione della famiglia di Wang di tenere nascosta a sua nonna la diagnosi di cancro terminale. Awkwafina interpreta il personaggio di Billi Wang, una scrittrice che è sempre stata vicina a sua nonna Nai Nai e che non condivide affatto la decisione della famiglia di tenerla all’oscuro della propria salute. Un matrimonio di famiglia, però, le fornisce una scusa per recarsi in Cina e stare con lei.

Una volta là, spera di rimanere per un po’ e di passare più tempo con la nonna, ma Nai Nai le dice che la sua vita deve essere vissuta. Alcuni anni dopo l’uscita del film, la vera Nai Nai era ancora viva e non sapeva ancora quanto fosse malata. L’affascinante Zhao Shu-zhen, che interpreta proprio Nai Nai, è probabilmente nuova per il pubblico italiano, ma è un’attrice teatrale molto conosciuta in Cina. In conclusione, si tratta di un film dolce amaro che tutti dovrebbero vedere almeno una volta nella vita.

Little Miss Sunshine film
Little Miss Sunshine (Foto: Ansa, EPA/PAUL BUCK) – Newscinema.it

Maggie Smith in Dowton Abbey

Più una nonna del piccolo schermo che del grande schermo. Tuttavia, sfruttando il film di Downton Abbey (2019) tratto dall’omonima serie televisiva di successo, ne approfittiamo per rendere nuovamente omaggio all’incredibile Maggie Smith, da poco scomparsa all’età di 89 anni. Bene: Violet Crawley non è il tipo di nonna che gioca con i suoi nipoti, né tantomeno quella che prepara loro il loro pasto preferito, perché semplicemente non saprebbe come fare.

È il tipo di nonna che, piuttosto, rimprovera le sue tre nipoti per il loro galateo, la loro carnagione, la loro moda e la loro capacità di trovare un marito di buon livello. Non riesce a confrontarsi con la modernità, non ha idea di cosa sia un fine settimana e preferisce sempre l’arguzia caustica alla gentilezza. Ma è una donna formidabile in un’epoca in cui alle donne veniva insegnato a stare in secondo piano, e lo trasmette alle sue tre nipoti.

Alan Arkin in Little Miss Sunshine

Che vi aspettavate? È inevitabile che questa lista si concluda con l’eclettico nonno di Little Miss Sunshine. L’indimenticabile film diretto da Jonathan Dayton e Valerie Faris racconta la storia della famiglia Hoover, che cerca di gestire un paio di nuovi “residenti” in casa. Il nucleo familiare sarebbe infatti composto da Sheryl (Toni Colette) e Richard (Greg Kinnear), insieme ai figli Dwayne (Paul Dano) e Olive (Abigail Breslin). A loro si aggiungono però lo zio Frank (Steve Carrell), il fratello di Sheryl, disoccupato e depresso di stampo proustiano, che è atterrato per riprendersi da un tentativo di suicidio, ma anche Edwin (Alan Arkin), il padre bisbetico di Richard, che è stato cacciato dalla casa di riposo per aver fatto uso di eroina.

Nonostante il nonno sia incredibilmente sfacciato e fuori dalle righe (il che è un eufemismo), tiene tantissimo alla sua adorata nipotina, al punto di aiutarla a prepararsi per un concorso di bellezza, facendo con lei le prove necessarie per lo “stacchetto” da presentare. Ne consegue una sorta di tragedia amara, ma Arkin riesce a far ridere anche dopo la morte del suo personaggio.

Il film, girato in trenta giorni con un budget di 8 milioni di dollari, ebbe un incasso di 100,5 milioni di dollari e ricevette quattro nomination ai premi Oscar, vincendone due. Tra queste, anche e proprio il riconoscimento come miglior attore non protagonista per l’interpretazione di Alan Arkin.

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