Abbiamo visto in anteprima Greedy People alla Festa del Cinema di Roma 2024 ed ecco cosa ne pensiamo in questa recensione.
Dopo un western minimale come Old Henry, che giocava con i cliché e gli elementi tipici del genere, per andare direttamente alle fondamenta di quel tipo di cinema, riscrivendone la mitologia, adesso il regista Potsy Ponciroli si ritrova a dirigere la sceneggiatura di qualcun altro (Mike Vukadinovich) per una commedia dell’assurdo che deve molto allo stile dei fratelli Coen.
Non a caso, infatti, ci troviamo in una piccola cittadina di provincia apparentemente tranquilla, che invece verrà allagata da fiumi di sangue non appena un incidente – dettato dal caso, ovviamente – ne sconvolgerà la relativa quiete.
In questo piccolo paese, scopriremo man mano, attraverso una costruzione della trama in capitoli dedicati ogni volta a un protagonista differente, lavorano ben due sicari, a dimostrazione di come non manchino traffici loschi e potenziali situazioni pericolose in cui finire malcapitatamente.
Greedy People: la trama del film
A guidare ogni azione, come suggerisce il titolo, c’è l’avidità umana, l’egosimo, l’interesse esclusivo nella propria sopravvivenza e nella propria ricchezza: debolezze che accomunano tutti, dai criminali ai poliziotti, dalle amanti fedifraghe alle donne in dolce attesa.
Ponciroli stavolta non gioca troppo con il genere, ma si limita a impostare il pilota automatico su di una sceneggiatura che troppo fedelmente imita i suoi modelli di riferimento. Non c’è dubbio però che Greedy People sia effettivamente spassoso, recitato in modo accattivante, diretto con competenza, sufficientemente intelligente per far mantenere alta l’attenzione allo spettatore, ma allo stesso tempo sembra di trovarsi, in più occasioni, davanti alla versione “da piattaforma” di predecessori cinematografici ben più audaci.
È un film che dà a Joseph Gordon-Levitt un’occasione per ricordare allo spettatore i tempi in cui stava per diventare una star del cinema generazionale e a Simon Rex un palcoscenico per dimostrare che i ruoli non devono essere necessariamente pesanti e caricati come in Red Rocket per far emergere il suo inquietante talento quando si tratta di rendere su schermo la paranoia e lo squallore umano.
Un film surreale e confuso
È difficile parlare di Greedy People come di un film di alto livello – o anche come del cult alla Coen che sembra voler essere – ma è ancora più difficile sconsigliarne la visione a chiunque desideri una black comedy con cui passare il tempo. Avrebbe forse giovato al film una maggiore stilizzazione, una riduzione significativa delle varie sottotrame, quel minimalismo che era stata la grande forza del precedente film di Ponciroli.
Greedy People passa invece dall’essere una n-esima commedia americana, non troppo brillante, a un travolgente slapstick movie, quasi cartoonesco, in troppi passaggi, trovando finalmente lo slancio solo nel momento in cui lascia che la trama si avvii precipitosamente verso quello spargimento di sangue che tutti si aspettano fin dall’inizio.
C’è sicuramente gusto e senso del ritmo, maestria nel dirigere gli attori e un occhio per la messa in scena, eppure questa ottima confezione finisce per non nascondere nulla di troppo interessante sotto.