Heart of the Sea – Le Origini di Moby Dick, la recensione del film di Ron Howard

“Chiamatemi Ismaele“. Così iniziava Moby Dick, il romanzo capolavoro di Herman Melville pubblicato per la prima volta nel 1851. Il 3 Dicembre Ron Howard porta al cinema Heart of the Sea – Le Origini di Moby Dickper raccontare il disastro marittimo realmente accaduto nel 1820 che ha ispirato lo scrittore americano. Basato sul best seller di Nathaniel Philbrick, il nuovo film del regista de Il Codice da Vinci e Rush, cerca di mettere da parte l’immaginazione e la fantasia di Melville per far conoscere la verità sulla viscerale ed intensa avventura della baleniera Essex e del suo coraggioso equipaggio.

Nell’inverno del 1820, la baleniera del New England viene attaccata da una creatura incredibile: una balena dalle dimensioni e la forza elefantiache, ed un senso quasi umano di vendetta. Heart of the Sea – Le origini di Moby Dick rivela le conseguenze di quella straziante aggressione, di come i superstiti dell’equipaggio della nave vengono spinti oltre i loro limiti e costretti a compiere l’impensabile per poter sopravvivere. Sfidando le intemperie, la fame, il panico e la disperazione, gli uomini mettono in discussione le loro convinzioni più radicate: dal valore della vita alla moralità delle loro spedizioni, mentre il capitano cerca di riprendere la rotta in mare aperto, ed il primo ufficiale tenta di sconfiggere il capodoglio.

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Anche se il film è ambientato in un’epoca passata, tocca temi come le relazioni interpersonali, la sopravvivenza, l’umanità e la natura che sono attuali e stimolanti, e che si connettono alla nostra sensibilità facendoci riflettere su chi siamo veramente come persone” ha spiegato Ron Howard che ha scelto di dirigere una storia di sopravvivenza drammatica ed emozionante per la sceneggiatura di Charles Leavitt. Chris Hemsworth veste i panni del primo ufficiale Owen Chase, un uomo onesto e coraggioso che sogna di poter dare un futuro migliore a sua moglie e sua figlia, ma si scontra più volte con un’amara e difficile realtà. Il cuore del film sono i vari personaggi coinvolti che si spingono oltre i limiti tra le inquietanti profondità del mare. La balena bianca che li insegue con la sua ombra gigantesca è nello stesso tempo loro custode e minaccia, donando ritmo al film che tuttavia non brilla per originalità e stile. Infatti, rispetto ai suoi lavori precedenti, Howard sembra restare fedele ad un cinema iper tradizionale, mantenendo una struttura narrativa canonica e scontata che non permette ad Heart of the Sea di brillare e sorprendere. Ad un certo punto sembra di essere di fronte ad una suggestione nata dall’unione di Cast Away e La Vita di Pi, con la storia di un naufragio a metà tra film d’avventura e dramma personale. Il rapporto tra l’uomo e la balena e la stessa presenza imponente di questa creatura marina è limitata e poco espressa. L’estetica e la fotografia meritano tuttavia un’accezione positiva, e la versione in 3D regala un piacevole tuffo nel profondo blu di un mare misterioso ed impetuoso, come il cuore dei protagonisti.

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