Jurassic Park compie 30 anni | Analisi di un capolavoro intramontabile

Una scena di Jurassic Park (fonte: IMDB)
Una scena di Jurassic Park (fonte: IMDB)

Jurassic Park arrivava in sala 30 anni fa, nella calda estate del 1993, cambiando per sempre una intera generazione di giovani spettatori.

Il primo e inimitabile Jurassic Park è stato per milioni di ragazzi (oggi adulti) il passaggio dalla fanciullezza alla maturità, una vera e propria prova del fuoco cinefila. Era impossibile per tanti adolescenti non sentirsi più grandi di quanto non lo si fosse in realtà dopo aver visto sul grande schermo scene come quella in cui un T-Rex divora un avvocato come fosse un arrosticino alla grigliata di Pasquetta o ancora quella che rivela la scoperta del braccio reciso di Ray Arnold.

Sono momenti di terrore in un film che è pensato per appassionare e affascinare i più piccoli: sprazzi di inquietudine in una storia di avventura che ancora oggi è presa ad esempio, colma di quei buoni sentimenti di cui da sempre si alimenta il cinema di Steven Spielberg. Così, parlandone con gli amici il giorno dopo la visione, si faceva finta di essere già “adulti”, perché si era riusciti a guardare quelle scene senza allontanare gli occhi dallo schermo.

Lo spaventoso T-Rex di Jurassic Park (fonte: IMDB)
Lo spaventoso T-Rex di Jurassic Park (fonte: IMDB)

Come per la generazione precedente Star Wars aveva rappresentato un punto di svolta, riuscendo ad entrare nell’immaginario collettivo e persino nel linguaggio comune, così milioni di ragazzi cominciarono a comunicare fra loro parafrasando le frasi più celebri del film di Spielberg. Abbiamo ormai perso il conto di quante volte ci è capitato di citare il Dott. Ian dopo un momento di delusione verso qualcosa che ci aspettavamo diversa: “Senta, è previsto che si vedano dei dinosauri nel suo Parco dei Dinosauri?” (in sala, qualche anno fa, vedendo il bellissimo Godzilla di Gareth Edwards, qualcuno qualche fila dietro la mia poneva ad alta voce una domanda molto simile).

La prima apparizione di un dinosauro in Jurassic Park è qualcosa che è impossibile dimenticare anche dopo tre decenni, un evento reso incredibile grazie alla meraviglia degli effetti speciali, che mai prima di allora avevano raggiunto un tale livello di sofisticazione, grazie a una perfetta fusione di CGI e animatronics che lasciava a bocca aperta e ancora oggi è efficacissima.

Non è un caso che, dopo la prima proiezione del film in America, uno dei più grandi maestri della stop-motion al cinema, Phil Tippet, dichiarò: “Come il meteorite con i dinosauri, così Spielberg ha segnato l’estinzione del mio lavoro”. C’era qualcosa di meraviglioso nel vedere un film che parlava di esseri vissuti milioni di anni fa eppure così proiettato verso il futuro, così appassionato di tecnologia (sia quella di cui si parla nella storia, sia di quella utilizzata per realizzare le singole scene) da farci sognare ad occhi aperti e spingerci ad immaginare quanto incredibile sarebbe potuto essere il mondo solo a qualche anno di distanza da noi, grazie al progresso e all’evoluzione.

Jurassic Park | un fenomeno intergenerazionale

Approfondendo alcuni temi forse troppo complicati per un dodicenne a cui interessava soltanto vedere dei dinosauri rincorrere i protagonisti fin dentro la propria cucina, Jurassic Park ha saputo anche rapire il cuore dei tanti adulti che magari quel settembre del 1993 decisero di accompagnare i propri figli al cinema.

Non scherzare con la natura, gli avvocati troveranno sempre un modo per fregarti, il capitalismo non è forse il miglior modello economico: questi sono – alcuni – dei temi del primo film della saga. Eppure, anche per chi non poteva ancora comprendere fino in fondo quei messaggi, il film di Spielberg è stato un passaggio importante, per il modo in cui il regista è riuscito a mostrare i suoi dinosauri senza nascondere l’amore che provava per loro, riuscendo a trasmettere questo suo legame emotivo con le creature anche al pubblico, che è finito inevitabilmente per innamorarsene.

Una scena di Jurassic Park (fonte: IMDB)
Una scena di Jurassic Park (fonte: IMDB)

Fra il 1993 ed il 1994 scomparvero orsetti di pezza, figurine dei calciatori, Barbie e soldatini: ogni bambino voleva il suo dinosauro giocattolo, nella speranza che un giorno qualcuno sarebbe stato in grado di dare vita a quel piccolo oggetto inanimato e trasformarlo in un vero brachiosauro (come animale domestico, sempre meglio scegliere un esemplare erbivoro).

In un periodo come quello che stiamo vivendo oggi, dominato da blockbuster cinematografici sempre più complessi e stratificati, la semplicità e l’eleganza di Jurassic Park ci appare rivoluzionaria. Un film in grado di entrare in sintonia con gli spettatori più giovani e, allo stesso tempo, di coinvolgere anche il pubblico più adulto. Un film che è invecchiato come una zanzara nell’ambra: un piccolo fossile che in sé racchiude una perfezione cinematografica da preservare per sempre.Spielberg, che a inizio carriera era noto per sforare spesso tempi e budget, quell’anno finì le riprese di Jurassic Park con dodici giorni in anticipo pur di iniziare il prima possibile a lavorare al progetto a cui teneva veramente: Schindler’s List.