Tutta un’altra vita, Enrico Brignano protagonista di una commedia leggera sull’identità

Gianni (Enrico Brignano) fa il tassista per le affollate vie di Roma. Le sue sono traiettorie sempre uguali, dettate dagli oneri della famiglia (una moglie –interpretata da Paola Minaccioni – e due figli), e dai clienti più o meno boriosi, più o meno altolocati, che ogni giorno con il suo taxi trasporta da un punto all’altro della metropoli. Da buon tassista, Gianni incontra quotidianamente tante persone e s’imbatte in tante storie diverse. Una mattina, però, una litigata tra due coniugi molto facoltosi e un mazzo di chiavi smarrito per caso apriranno a Gianni le porte di una nuova vita, una vita non sua, dove i soldi, gli agi e quella fortuna da sempre sperata appariranno finalmente a portata di mano. Su soggetto e sceneggiatura dello stesso regista assieme a Riccardo Irrera, Ramiro Civita, Paolo Logli e Mauro Graiani, Alessandro Pondi (il film d’esordio s’intitolava Chi m’ha visto) dirige una commedia leggera e un bel po’ sgangherata sulle opportunità della vita di cambiare per un momento (o per sempre) il corso della propria strada.

brignano

Come un fu Mattia Pascal pirandelliano e apocrifo, Gianni dirotterà infatti quella che ritiene una vita scialba e priva di sogni verso l’occasione di felicità incarnata da una villa megalusso, una Lamborghini fiammante, party altolocati, e l’amore di una femme fatale di nome Lola (Ilaria Spada). Ma non è una semplice inversione dei fattori a determinare un risultato realmente diverso nella vita di ognuno e, lungo le via, le vite non nostre difficilmente riusciranno poi a calzarci a pennello. Negli agi e nei nuovi palpiti amorosi Tutta un’altra vita insegue così le gioie di un colpo di fortuna assestato dal caso, e che dovrebbe trasformare un comune tassista in un uomo nuovo, baciato dalla vita e dalla dea bendata. Eppure, tolti un paio di siparietti divertenti e una manciata di simpatiche espressioni alla maniera di Brignano, la mancanza di approfondimento, la semplicità di approccio alla dinamica esistenzialista e perfino il finale poco “educativo” del film, non riescono (se non minimamente) ad arricchire la storia di una sua qualche originalità o di un valore aggiunto.

E così le peripezie di Gianni verso e attraverso tutta un’altra vita fatta di smoking d’alta classe e brillanti paillettes assumono il profilo scialbo di un uomo semplice e piuttosto privo di valori trascinato come una banderuola dalla malia della bella vita e da un nuovo vento. Un vento buono finché capace di soffiare, inesorabilmente avvolto nella brezza leggera di un film facile da vedere ma anche tanto facile da dimenticare. Alessandro Pondi dirige una commedia leggera con protagonista Enrico Brignano sulla voglia e la possibilità di cambiare vita e identità in un batter di ciglia. Un’opera sensibilmente troppo leggera e a scontata per risultare interessante o sufficientemente originale all’interno di un discorso serio sui sogni e sull’identità.

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2.4 Punteggio
Regia
Sceneggiatura
Cast
Colonna Sonora