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Drew Barrymore, 10 cose che (forse) non sapete sull’attrice
La bella e ribelle Drew Barrymore ha avuto una carriera molto lunga ad Hollywood, dal momento che ha raggiunto la fama in tenera età, per poi intraprendere una lunga strada verso il successo, da quando ha vestito i panni di Gertie nel celebre film E.T. L’Extra-Terrestre diretto da Steven Spielberg.
La sua fama è aumentata dopo aver recitato in successi come Poison Ivy, Bad Girls, A proposito di donne. Celebre anche per aver avuto un’ infanzia tumultuosa piena di abusi di droga e alcol, Drew Barrymore è riuscita ad uscire da questo tunnel e lo sta facendo, ancora oggi, nel migliore dei modi. Ora è diventata un’autrice, regista, produttrice e un’ attrice premiata. Per tutte queste ragioni, in onore del suo imminente 42° compleanno, vi sveliamo alcune cose che probabilmente non sapete sull’attrice.
La sua prima esibizione
La sua prima esibizione è stata per una pubblicità con un cucciolo di chow chow nel 1975. Aveva solo 11 mesi all’epoca, Drew entrò e il cane la colpì sul naso. Tutti i genitori stettero impietriti, terrorizzati per ciò che sarebbe potuto accadere, ma poco dopo lei iniziò a ridere, ottenendo immediatamente il lavoro! È stato un amico della madre che le ha suggerito di presentare la piccola Drew all’audizione per questo spot commerciale e, da subito, si accorsero che era nata una stella. Poi con il tempo è riuscita ad accaparrarsi l’agognato ruolo nel film diretto da Stephen Spielberg, E.T. , quando ormai aveva già 20 spot all’attivo, un film per il cinema e tre o quattro filmati televisivi.
Titolare di un record
Drew Barrymore ha fatto cose straordinarie nel corso della sua vita, battendo anche alcuni record. Infatti detiene il titolo come la persona più giovane mai ospitata al Saturday Night Live. Aveva 7 anni quando venne ospitata la prima volta, e nella fase che va dal 1982 al 2009 è diventata la prima donna ad essere ospitata nello show ben sei volte.
Il primo drink
Nel periodo che compresa i 9 e i 14 anni, Drew Barrymore prendeva parte alle feste più esclusive di Hollywood, nonostante la giovanissima età. Drew era nota per bere moltissimo, per abusare di droga, ed essere presente nelle liste dei bar più noti con sua madre Jaid. Nel suo ricordo, Little Girl Lost, Drew parla del primo periodo della sua vita durante il quale, ricorda di essersi ubriacata per la prima volta alla festa di compleanno di Rob Lowes. Aveva solo 9 anni. “Sono cresciuta molto veloce e non è molto normale vedere bere una bambina di soli 9 anni ad un grande party di Hollywood. Sembra un po’ strano e le persone che erano lì, mentre ridevano dicevano: “Hai il coraggio di fare questo?” e alla fine l’ho fatto. Mi sono davvero ubriacata ed ho avuto una tale paura, è stata una sensazione terrificante, ma è stata una fuga da tutto il resto del mondo ed ho provato molta simpatia per questa cosa”, ha detto la Barrymore in un’intervista in 1990.
Ha vissuto con David Crosby
Drew Barrymore è stata protagonista di molte lotte con droghe e alcol ben documentate dai media. Andò in riabilitazione per due volte ed ha anche cercato di suicidarsi ma ciò che molte persone non sanno è che lei deve molto della sua sobrietà al musicista rock, David Crosby. Trascorrere tre mesi a casa sua a vivere con sua moglie, entrambi superstiti di abuso di alcool e droghe, si è rivelata la chiave per la sua salvezza. I due decisi a prenderla sotto la loro ala protettiva, ed allenarla riportandola verso la sobrietà, non hanno mai mollato fino a quando è riuscita ad essere sobria all’età di 14 anni. “Sapevo che suo padre la usava. Era una bambina vecchia ad Hollywood e quando ho saputo della sua storia… non ho voluto vederla andare giù. Lei aveva bisogno di essere circondata da alcune persone che fossero dedite alla sobrietà,” ha detto Crosby in una intervista alla rivista People nel 1990.
Drew ha presentato a Jimmy Fallon sua moglie
Jimmy Fallon è stato presentato a sua moglie Nancy Juvonen tramite Drew Barrymore. Juvonen è una delle amiche più care della Barrymore e sua business partner. Insieme a lei ha fondato la società di produzione, Flower Film, quando aveva 20 anni. Quando era impegnata a girare i film come Mai stato baciato, Charlie’s Angels e la commedia di baseball, Fever Pitch, la Barrymore li ha fatti incontrare sul set di quest’ultimo film, per poi convolare a giuste nozze nel 2007.
La reazione di Steven Spielberg agli scatti su Playboy
Forse non tutti sanno che nel 1995, Drew Barrymore venne immortalata nuda per la rivista Playboy all’età di 19 anni. Ovviamente dopo un’infanzia irrequieta, questo gesto non impressionò il suo “papà artistico” Steven Spielberg. Dopo che la rivista uscì nelle edicole, decise di inviarle una copia della rivista photoshoppata nella quale indossava i vestiti. “Il suo dipartimento artistico ha messo dei vestiti su di me”. Gli ha anche inviato una nota allegata con scritto “Cover up.” “Io ero come, ‘Si, lo so, mi dispiace.’ è imbarazzante per qualsiasi anima ribelle andare in quel modo, di fronte alle persone che ti amano e ti rispettano, ma sono contenta di ciò che ho fatto. Sono contenta di aver vissuto prima una vita così piena e di averla risolta,” ha detto in un’intervista con Allure.
Emancipata dai suoi genitori
Suo padre, un altro attore di nome John Drew Barrymore, era un alcolizzato e uomo violento che decise di abbandonare la sua famiglia quando Drew aveva 9 anni, e dopo che lui e sua moglie decisero di divorziare. La madre Jaid aveva poca conoscenza di come essere un buon genitore. Lei è nata in Germania in una specie di campo per sfollati e rifugiati ungheresi dopo la seconda guerra mondiale. Drew si separò legalmente dai suoi genitori quando aveva 14 anni, subito dopo l’uscita dall’ospedale psichiatrico nella quale stette quando aveva 13 anni per circa un anno e mezzo. Gli esperti che hanno lavorato con lei durante quel tempo consigliarono di richiedere ed ottenere l’emancipazione perché sarebbe stato meglio per se stessa.
Il suo abbigliamento per neonati è stato venduto su eBay
Il rapporto tra Drew e sua madre ha avuto alcune gravi vicissitudini e vari alti e bassi. Lei non ha mai veramente avuto una stretta relazione con la sua madre, soprattutto dopo la sua emancipazione. Le cose sono veramente degenerate tra di loro quando nel 1995 la madre Jaid decide di mettere in vendita i vestiti da neonata della figlia in un’asta su eBay. Nel 2015, Drew Barrymore durante un’intervista ha dichiarato ad Oprah Winfrey che sua madre non venne invitata al suo matrimonio con Will Kopelman avvenuto nel 2012.
Si è sposata ben tre volte
La sua anima ribelle, Drew Barrymore è riuscita a trasferirla anche nella sua vita amorosa, che negli anni è stata ben documentata dai media. Spesso si è fidanzata con colleghi attori come Leland Hayward quando aveva 16 anni, ma dopo pochi mesi giunsero al capolinea. Tra il 1992 e il 1993 si è impegnato con Jamie Walters, ma anche questa volta senza arrivare al matrimonio. Nel 1994 sposò il proprietario di un bar a Los Angeles, Jeremy Thomas, quando aveva solo 19 anni. Peccato che solo due mesi più tardi hanno divorziato. Successivamente, tra il 1999 e il 2001 ha condiviso parte della sua vita con Tom Green convolando a nozze, ma divorziando non molto tempo dopo. Nel 2012 al matrimonio nel quale non venne invitata la mamma, si è sposata con il consulente d’arte, Will Kopelman, concludendo la loro storia con un’istanza di divorzio presentata nel mese di agosto 2016. Da questa unione sono nati i suoi due figli, Olive di 4 anni e Frankie di 2 anni.
È bisessuale
In un’ intervista con Contact Music nel 2003, Drew Barrymore ha detto che si considera a tutti gli effetti bisessuale ed ha anche ammesso di aver avuto molte relazioni con delle donne quando era più giovane. “Ti piacciono le donne sessualmente? Oh Si. Totalmente. Mi sono sempre considerata bisessuale,” ha detto. La magazine editor, Jane Pratt, ha affermato di aver avuto una storia d’amore con Drew Barrymore a metà degli anni ‘90.
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I 5 cattivi dei film horror che agiscono senza un movente

Leatherface – Newscinema.it
Siete fan dei film horror? Qual è la vostra classifica preferita dei villain più malvagi e sadici? Questa è la nostra top five!
Con l’uscita di Scream 6, l’annuncio del reboot di So cosa hai fatto e del sequel de L’Esorcista, i film horror quest’anno stanno tornando di gran moda. Ne esistono tantissimi, di categorie diverse e con personaggi molto differenti tra loro, da sadici psicopatici a creature sovrannaturali uscite dal regno delle tenebre.
I cattivi dei film horror hanno obiettivi specifici e faranno tutto il necessario per raggiungerli. I motivi per cui fanno ciò che fanno aiutano a renderli avvincenti, coinvolgenti e, fino a un certo punto, riconoscibili. La loro storia passata aiuta a renderli più spaventosi, ma a volte non gli viene dato alcun vero retroscena o motivazione.
Nei casi di maggior successo, questi serial killer usano quel mistero a loro vantaggio. E, mentre sequel e riavvii possono fornire ulteriori spiegazioni, le incarnazioni originali dimostrano che la paura dell’ignoto è forse la paura più grande di tutte.
Boogeyman – Boogeyman
Se qualcuno ha paura del buio, allora non potrà sfuggire a Boogeyman, una creatura sovrannaturale che vive nelle tenebre e attacca chiunque lo tema, bambini e adulti. La caratteristica principale di questo mostro consiste nella sua non-esistenza: Boogeyman esiste solo se tu credi in lui… se hai paura di lui, allora, non hai scampo.
Leatherface – Non aprite quella porta
Quella di Non aprite quella porta è una delle saghe horror più longeve e famose, iniziata negli anni 70. La famiglia Sawyers vive nelle campagne del Texas durante una grave carestia, ma si rifiuta di trasferirsi altrove. Decidono, quindi, di sfamarsi degli ignari turisti che capitano nelle zone, che vengono uccisi da diversi membri della famiglia. Il più famoso è senza dubbio Tom – detto Leatherface, Faccia di Cuoio – un uomo enorme, di quasi due metri, che nasconde il suo viso deforme con maschere di pelle delle sue vittime. Altro da aggiungere? Ah, certo: è armato di motosega.

Michael Myers – Newscinema.it
Michael Myers- Halloween
Un’altra saga horror storica è Halloween, che ha reso famosissima Jamie Lee Curtis. Qui il villain principale è Michael Myers, un uomo assetato di sangue e violenza che cela il suo viso dietro a una inquietante maschera bianca che rende la sua espressione tanto impassibile quanto inquietante. Michael è un adulto sociopatico, che uccide senza un apparente motivo. La sua prima vittima è stata la sorella maggiore, quando era solo un bambino, “colpevole” di non averlo portato a fare “dolcetto o scherzetto” la notte di Halloween come gli aveva promesso. La sua arma è un coltello.
Jason Voorhees – Venerdì 13
Un altro personaggio molto simile a Leatherface e Michael Myers è Jason Voorhees, villain della saga di Venerdì 13. Anche Jason è un uomo enorme, che nasconde il suo volto deformato da un’anomalia genetica con una maschera da hockey. Jason, desideroso di vendetta per essere stato quasi lasciato annegare durante un campeggio, diventa l’incubo dei suoi ex compagni quando inizia a ucciderli uno a uno con un machete.

I Firefly – Newscinema.it
La famiglia Firefly – La casa dei mille corpi
Se siete fan di Rob Zombie, non potete non conoscere la famiglia Firefly, protagonista di diversi film horror del regista. I Firefly si compongono di diversi componenti, ma i più famosi sono Otis, Baby e il Capitano Spaulding. Tutti e tre sono sadici e crudeli e vantano una tanto discreta quanto discutibile vena artistica, quando trasformano i cadaveri delle loro vittime in “opere d’arte”.
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Superman Wick incontra i Guerrieri della Notte | #MadVision

John Wick 4 – Newscinema.it
Questa settimana per la rubrica #MadVision condivido la mia su John Wick 4, il film che ha incassato di più in questo weekend al cinema.
“La tavola non si fermerá mai, toglie la vita e dá la morte”. Ridondante, trascinato, a tratti divertente il nuovo episodio della saga action nata nel 2014, si affievolisce sempre più perdendo d’intensità.
La durata è eccessiva per la trama banalissima che pare sgretolarsi capitolo dopo capitolo, come un lenzuolo lavato allo sfinimento che ora in brandelli sfilacciati è giunto al termine della propria esistenza. Il focus è chiaro, reggersi su scene d’azione che siano incollate da un minimo di soggetto iniziale, volto a giustificarne la produzione ma utile soltanto come pretesto per inscenare ció che nel 1º film era grandioso, ma che alla lunga è divenuto ripetitivo.
Come villain Bill Skarsgård che risulta sopra le righe e piatto. Cambia d’abito manco fosse una valletta di Sanremo e opera in un contesto per nulla intimidatorio, proponendo la solita tiritera. Di seguito vi metto il post su John Wick 4 che ho postato sul mio profilo Instagram @MadRaine8 (potete seguirmi se ancora non lo fate e vi piacciono i contenuti che realizzo).
Visualizza questo post su Instagram
Spettacolare per le scene d’azione sicuramente, ma John Wick mi è sembrato più un supereroe rispetto ai film precedenti. Tra tutti i piani sequenza e gli infiniti ma seducenti balletti mortali, quello più riuscito è senza dubbio il momento di Hiroyu Kisanada dove il fascino orientale intriso di katane, difficilmente può essere raggiunto.
Un reparto sonoro ruvido e funzionante, la bocca di una ragazza al microfono di una radio e le ottime location notturne, chiudono invece il momento che più ho apprezzato, il persistente omaggio a I Guerrieri della Notte. Scalinate che sembrano non finire mai rispecchiano infine l’enorme ascesa verso la redenzione di John, quel cammino pieno di ostacoli verso il tramonto e la pace guadagnata.
Emotivamente poi non mi ha lasciato molto. E a voi? Nel post sopra potete scoprire qualche dettaglio in più della mia recensione di John Wick 4, e se vi va fatemi sapere la vostra sul film.
Speciali
Bruce Willis: i 10 migliori film dell’attore americano

Bruce Willis in Motherless Brooklyn (fonte: IMDB)
Bruce Willis, a cui è stata recentemente diagnosticata una demenza fronte temporale, ha festeggiato da poco i 68 anni circondato dall’affetto dei suoi cari. Per l’occasione, ricordiamo i suoi ruoli cinematografici più memorabili.
La folgorante carriera di Bruce Willis fu lanciata nel 1985 dalla romcom televisiva Moonlighting, prima che diventasse il re dei film d’azione grazie alla saga cinematografica di Die Hard.
Nel corso della sua filmografia, Willis ha dimostrato attraverso tantissimi ruoli diversi la sua versatilità nelle decine di film in cui ha recitato, prima di essere costretto a ritirarsi per motivi di salute. Ecco quali sono i suoi ruoli più memorabili.
John McClane in Die Hard
Considerato a ragion veduta uno dei ruoli più iconici dell’attore, Willis ha interpretato il detective della polizia di New York John McClane nella popolarissima serie di film Die Hard. La saga, che ha attraversato quasi due decenni, è basata sul romanzo di Roderick Thorp dal titolo Nothing Lasts Forever. Bruce Willis fu la sesta scelta considerata per il ruolo di protagonista. Prima di lui, infatti, erano stati candidati Arnold Schwarzenegger, Charles Bronson, Sylvester Stallone, Burt Reynolds e Richard Gere.

Una scena da Moonrise Kingdom (fonte: IMDB)
Malcolm Crowe ne Il Sesto Senso
Nel 1999, Willis ha conquistato il pubblico di tutto il mondo nel ruolo dello psicologo infantile Malcolm Crowe ne Il sesto senso. Il film, nominato per sei premi Oscar, fu prodotto con un budget di 40 milioni di dollari, ma subito si rivelò un successo enorme. Debuttò infatti al primo posto del botteghino nordamericano con un incasso di oltre 26 milioni nel suo primo weekend e divenne un vero e proprio caso di studio, incassando 293.506.292 nei soli Stati Uniti e 379.300.000 all’estero, per un totale di 672.806.292 in tutto il mondo. Fu il secondo più alto incasso di quell’anno dopo Star Wars: Episodio I – La minaccia fantasma.
Ernest Menville ne La morte ti fa bella
Nel 1992, Willis ha recitato al fianco di Goldie Hawn e Meryl Streep ne La morte ti fa bella di Robert Zemeckis: un film fantasy satirico che racconta la storia di due rivali in amore, interpretate da Streep e Hawn, che cercano di conquistare l’affetto del personaggio di Willis. Il film ha raggiunto il primo posto al box-office nel suo weekend di apertura ed è stato tra i primi film a utilizzare effetti avanzati generati al computer.
James Cole ne L’esercito delle dodici scimmie
Le scelte iniziali di Terry Gilliam per il suo cult fantascientifico erano Nick Nolte per il ruolo di James Cole e Jeff Bridges per quello Jeffrey Goines, ma la Universal obiettò. Il regista allora, che aveva incontrato Bruce Willis durante i casting del suo precedente film La leggenda del re pescatore (1991, il ruolo fu affidato in quel caso proprio a Jeff Bridges), lo richiamò per interpretare il personaggio principale di Cole, che, secondo la sua idea, doveva essere «forte e pericoloso, ma anche vulnerabile».

Bruce Willis ne L’esercito delle dodici scimmie (fonte: IMDB)
Capitano Sharp in Moonrise Kingdom
Uno dei ruoli più memorabili della carriera di Willis è sicuramente quello del capitano di polizia Sharp sull’isola immaginaria di New Penzance nel meraviglioso coming-of age diretto da Wes Anderson nel 2012. Willis riesce ad essere estremamente toccante nel suo malinconico ritratto di un “poliziotto triste e stupido”, come lo descrive brutalmente la piccola protagonista Suzy a sua madre. Moonrise Kingdom è il film che ha definitivamente dimostrato come Willis, così facilmente identificabile con i film d’azione, fosse capace di muoversi anche nell’ambito della commedia.
Frank Minna in Motherless Brooklyn
Motherless Brooklyn racconta la storia di Lionel Essrog, solitario detective privato afflitto dalla sindrome di Tourette, deciso a risolvere l’omicidio del suo mentore ed amico Frank Minna, interpretato proprio da Bruce Willis nella prima parte del film.
La scarsa autonomia sul set di Willis, già compromessa dai problemi di salute divenuti tragicamente ingestibili poco tempo dopo, non gli ha permesso di avere molte scene nel noir diretto da Norton, ma ugualmente la sua presenza, se pur fugace, comunica in pochi minuti allo spettatore tutte le ragioni per cui il personaggio di Lionel è così affezionato a lui.
Butch Coolidge in Pulp Fiction
L’incontro fatidico tra Quentin Tarantino e Bruce Willis avvenne a casa di Harvey Keitel, come rivelato dallo stesso regista: “Non lo avevo mai incontrato prima e quando scoprì che aveva amato il mio precedente film, Le Iene, rimasi davvero contento della cosa.
Dopo l’incontro, seppi che Bruce chiamò immediatamente il suo agente intimandolo di fargli leggere quel dannato copione di Pulp Fiction”. Oggi quello di Butch Coolidge, ex pugile nelle mani del boss Marsellus Wallace, è uno dei personaggi più iconici e amati del film.
John Hartigan in Sin City
Sin City è una città nera, dove la notte non tramonta mai, abitata da una schiera di personaggi più cupi della notte stessa. Tutti cattivi, ognuno a modo suo. Ispirato al Batman de Il ritorno del cavaliere oscuro, sempre scritto da Frank Miller, il detective di John Hartigan è un personaggio integerrimo e ligio al dovere, esempio di inflessibilità in un mondo di corruzione e criminalità dilagante. Anche in questo caso, però, quella di Willis non fu la prima scelta. Il ruolo di Hartigan, infatti, venne inizialmente proposto a Michael Douglas, che però rifiutò.
John Smith in Last Man Standing
Scritto e diretto da Walter Hill, Last Man Standing è il remake autorizzato di La sfida del samurai (1961) di Akira Kurosawa, di cui è una versione gangster ambientata negli anni del proibizionismo. Il film segue le vicende del vagabondo John Smith (interpretato appunto da Bruce Willis), un abile pistolero che si trova per caso in mezzo a una guerra tra due bande criminali nel 1932 a Jericho, città di frontiera tra il Texas e il Messico.
Lì la mafia italiana guidata da Fredo Strozzi (Ned Eisenberg) e quella irlandese capitanata da Doyle (David Patrick Kelly) competono per il controllo del mercato di contrabbando.

Una scena da The Last Boy Scout (fonte: IMDB)
Joseph Hallenbeck in The Last Boy Scout
Scritto dallo Shane Black di Arma letale con la voglia di decostruire il genere – quello del buddy movie – che lui stesso aveva contribuito a consacrare, e diretto da Tony Scott, The Last Boy Scout presenta il Bruce Willis più stropicciato e perdente della sua intera filmografia, ma anche il più ironico e dissacrante.
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