Ant-Man and The Wasp: Quantumania, la recensione | Un viaggio al limite dell’incredibile

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Una scena di Ant-Man and The Wasp: Quantumania
Ant-Man and The Wasp: Quantumania | La recensione del nuovo film Marvel
3 Punteggio
Regia
Sceneggiatura
Cast
Colonna Sonora

Al cinema dal 15 febbraio, Ant-Man and The Wasp: Quantumania è un viaggio al limite dell’incredibile. Paul Rudd ed Evangeline Lilly vestono i panni dei sue supereroi protagonisti, alle prese con un temibile villain.

Peyton Reed ne firma la regia, mentre il nome di Kevin Feige regna incontrastato nell’universo Marvel, produttore questa volta insieme a Stephen Broussard. Nel nutrito e affascinante cast, spuntano invece i nomi di Michael DouglasMichelle PfeifferBill Murray.

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Kathryn Newton e Paul Rudd in una scena di Ant-Man and The Wasp: Quantumania

Le vicende del simpaticissimo Ant-Man, al secolo Scott Lang – sempre ineccepibilmente interpretato da Paul Rudd – riprendono dal punto in cui eravamo rimasti. L’uomo formica ha salvato il mondo insieme agli Avengers, e ora vive di rendita. Letteralmente.

Riconosciuto e fermato da passanti e commercianti, che gli offrono pasti e chiedono selfie, sebbene spesso lo scambino per Spider-Man, Scott si sente in un brodo di giuggiole. Eppure, agli occhi della figlia Cassie (la bravissima Kathryn Newton) sembra aver smarrito uno scopo.

A differenza del padre, ma seguendo in realtà ciò che lui le ha insegnato, la giovane si schiera al fianco di chi ha più bisogno, e meno strumenti per farcela. Ecco perché finisce spesso nei guai…

Ant-Man and The Wasp: Quantumania | Il viaggio nel regno quantico

Cassie si rivela, così, il personaggio cruciale all’interno di Ant-Man and The Wasp: Quantumania. Nel tempo trascorso in solitudine – quei famosi cinque anni, durante i quali milioni di persone erano semplicemente dissolte per lo schiocco delle dita di Thanos – la ragazza ha imparato a raffinare le abilità del nonno Hank (Douglas).

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Michael Douglas, Evangeline Lilly e Michelle Pfeiffer in una scena del film

La lunga ricerca e lo studio appassionato del regno quantistico le hanno permesso di capire come mettersi in contatto e comprenderne i meccanismi che lo dominano. Ciò che, però, ignora, è il pericolo rappresentato dal Conquistatore, che ha seminato panico, torture e morte, tra le popolazioni locali.

Ne sa qualcosa Jane (Pfeiffer), terrorizzata all’idea di finirci di nuovo. Come nella migliore delle tradizioni, la famiglia Lang-Pym si ritrova catapultata nel suggestivo regno quantistico. L’unico modo per sopravvivere, dare una mano e tornare a casa, è unire le forze. Di qualsiasi tipo si tratti.

Tra spettacolarità e ironia

Ant-Man and The Wasp: Quantumania supera quasi tutto ciò che abbiamo visto sinora. Non necessariamente ed esclusivamente in senso positivo. L’intrattenimento è, senza alcun dubbio, l’obiettivo principale del progetto. Ma, senza una base che lo sostenga, appare un po’ fine a se stesso e non del tutto lodabile.

Da un punto di vista della spettacolarità, porta gli effetti ai massimi livelli, talvolta rendendo la narrazione più confusionaria del dovuto. Certo, non si può non apprezzare la sensazione di star facendo un giro sulle montagne russe. Come non si può non riconoscere la genialità di alcune caratterizzazioni, dalla quale emerge l’acume e l’ironia ormai tratto distintivo di tutti i personaggi Marvel.

I temi di Ant-Man and The Wasp: Quantumania

A un livello meno superficiale, interessante riflettere sul rapporto padre-figlia. E, soprattutto, su quanto Cassie giochi un ruolo fondamentale, in qualsiasi veste si presenti e agisca. Attraverso gli occhi della figlia, Scott/Ant-Man appare quasi indegno della nomea di cui cui va tanto fiero.

Conscia e grata dei suoi privilegi, la ragazza ha una forte etica, che la spinge a non voltarsi dall’altra parte e a schierarsi in prima linea a difesa dei più deboli o bisognosi. Il senso del discorso è racchiuso in una frase: “Solo perché non è un tuo problema, non vuol dire che non sia un problema”.

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jonathan Majors in Ant-Man and The Wasp: Quantumania

Inoltre, rilevante si rivela il tema del tempo, che trova in Kang (Jonathan Majors) un portavoce d’eccezione. Complice la concezione (e l’esistenza?) del Multiverso, non esisterebbe più una linearità e una consequenzialità, per cui qualcunque idea o speranza per il futuro dovrebbe essere rimessa in discussione.