L’esordio alla regia di Svevo Moltrasio indica una nuova – e possibile – strada per finanziare i propri film dal basso, dimostrando che dell’autonomia e della libertà, però, bisogna saperne fare buon uso.
Svevo Moltrasio, youtuber di successo ma con una grande passione per il cinema, che nella vita ha sempre e solo voluto girare i propri film e mettere in scena le proprie storie, dopo anni di cortometraggi prima, poi di web serie e, soprattutto, di produzioni che gli hanno rimbalzato qualsiasi progetto proposto, ha finalmente deciso di chiedere un aiuto alla numerosa community che lo segue sui social, superando in poche settimane i 100mila euro di donazioni, grazie alla generosità (e alla curiosità) di 3.400 sostenitori.
Nasce così l’avventuroso percorso produttivo (e poi distributivo, con una inedita strategia che si basa sul rapporto diretto con gli esercenti e la possibilità di testare l’effettiva attrattiva del film prima di programmarlo per un lungo periodo) de Gli Ospiti: un esordio che dimostra in alcuni casi tutti i suoi limiti – specialmente tecnici – ma che riesce ad essere coraggiosamente ambizioso nello sfidare le aspettative dello spettatore.
Gli Ospiti | la recensione del film di Svevo Moltrasio
Il film di Moltrasio comincia infatti come una classica commedia degli equivoci, capace di guardare un po’ al cinema raffinato di Polanski ma anche alla tradizione italiana degli anni ’70, per poi trasformarsi pian piano in tutt’altro, abbandonando progressivamente l’impianto realistico di “dramma da tinello” per abbracciare il surrealismo beckettiano. All’interno di un casale di campagna dieci persone (più una) si riuniscono per trascorrere una serata insieme. Sono per lo più coppie: ci sono Diego e Giulia, Serena e Giorgia, Bertrand e Paola e Fabrizio e Chiara. Insieme a loro anche Leonardo, Marco e il piccolo Luca – che riposa nella sua camera da letto.
Introdotto nell’azione in medias res, nel bel mezzo di una furiosa litigata, lo spettatore non ha chiaro il motivo per cui si siano ritrovati lì né, inizialmente, i legami – sentimentali e famigliari – che li legano tra loro. All’improvviso, un’inaspettata rivelazione: nessuno sembra conoscere Marco, l’unico inquilino di colore del gruppo. Tutti sostengono di non averlo mai visto o incontrato prima. Quest’ultimo però, senza particolari remore, afferma convinto di essere il padrone di casa.
Anche in questo caso, Gli Ospiti si avvia su di un binario che subirà – nel corso di settanta avvincenti minuti – diverse deviazioni, dirigendo la narrazione verso territori nuovi e inesplorati. Non c’è purtroppo un impianto visivo altrettanto interessante per sorreggere le buone intuizioni disseminate nel film, per amplificare il senso delle trovate narrative o per suggerire con le immagini quello che invece, in questo caso, viene detto esclusivamente a parole.
Non tutti i dialoghi sono ugualmente brillanti, specialmente quando i personaggi cercano di dire la propria su questioni di attualità, calando nel presente più stretto e contingente un “mystery” che funziona, invece, quando mescola le carte sul tavolo, gioca con la propria ambiguità e si disinteressa di far comprendere al pubblico ogni cosa.